Casinò di Campione, verso la riapertura
«Sarebbe una follia non riaprire il Casinò di Campione, una società che fattura 90 milioni di euro e che se gestita bene frutterebbe risorse anche per lo Stato italiano». È quanto nei giorni scorsi Maurizio Bruschi, commissario straordinario, ha fatto presente ai viceministri Antonio Misiani (Finanze) e Matteo Mauri (Interno) e al sottosegretario Pier Paolo Baretta (Finanze). Il coinvolgimento di quest’ultimo nel lavoro per riaprire il casinò è significativo essendo il sottosegretario un esperto in materia di case da gioco.
Tre esponenti di primissimo piano del governo giallo-rosso incontrati al Ministero economia e finanze per analizzare quali passi compiere per arrivare alla riapertura della casa da gioco chiusa dal 27 luglio 2018 con conseguenze disastrose per la comunità campionese. Basti sottolineare che a seguito della chiusura della casa da gioco ammontano a 120 milioni di euro i mancati introiti. Giudizio positivo sull’incontro ministeriale da parte del commissario straordinario incaricato dal precedente governo giallo-verde di studiare il “caso casinò” e indicare quali strade percorrere per riaprire la casa da gioco, senza la quale non c’è futuro per l’enclave. Bruschi è convinto: «Il casinò riaprirà».
E per le possibilità, su una scala da 1 a 10. si mostra ottimista: «Otto le possibilità». Non si nasconde però le preoccupazioni derivanti dalle fibrillazioni che rendono incerta la tenuta e la navigazione del governo Conte bis. L’attenzione a quanto succede a Roma deriva dal fatto che come discusso nell’incontro dei giorni scorsi ci sono passaggi di competenza dei palazzi della politica romana. Primo fra tutti la stesura di un decreto legge per superare quanto deciso nel 2012 con il governo Gentiloni. Allora fu deciso di dare vita a una nuova società con un unico socio, cioè il comune di Campione d’Italia. Una scelta che con il passare degli anni si è dimostrata sbagliata.
Ora si pensa a una nuova società, sempre a capitale pubblico, con più soci compreso il Comune dell’enclave, in quanto unico titolare della licenza che consente il gioco d’azzardo in riva al Ceresio. La gestione invece verrà affidata a una società privata, tenuto conto del fatto che manifestazioni di interesse non sono mancate, incominciando da un imprenditore italiano, residente a Lugano, attivo nel settore turisticoimmobiliare. Si sono fatti avanti anche società svizzere e francesi, oltre a un gruppo di industriali italiani.