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Il parlamento indaga su Crypto

La Delegazion­e delle commission­i della gestione vuole fare chiarezza sul caso di spionaggio

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La DelCg intende accertare se e cosa sapessero le autorità elvetiche sulle attività degli 007 Usa e tedeschi che agivano attraverso la società di Zugo

Ora si muove anche il parlamento sul caso di spionaggio internazio­nale che vede coinvolta la società elvetica Crypto: ieri la Delegazion­e delle Commission­i della gestione (DelCg) – l’organo di vigilanza parlamenta­re sulle attività segrete dello Stato – ha deciso di indagare sulla “collaboraz­ione tra la ditta svizzera e alcuni servizi d’informazio­ne esteri”, si legge in una nota. Nelle prossime settimane si capirà poi se vi è la volontà di istituire una commission­e parlamenta­re d’inchiesta (Cpi), come chiedono numerosi politici e altre voci note. L’obiettivo centrale dell’inchiesta della DelCg è accertare cosa sapessero le autorità elvetiche della vicenda. In particolar­e “se e in quale misura il Consiglio federale era informato dei fatti relativi alla Crypto Sa”. Le prime udienze si terranno ancora nel corso di questo mese e un rapporto dovrebbe essere presentato a giugno. Ricordiamo che attraverso apparecchi crittograf­ici manipolati prodotti dall’azienda di Steinhause­n (Zg), i servizi segreti statuniten­si e tedeschi hanno spiato per decenni le comunicazi­oni criptate di oltre cento Paesi.

Non ci sono dubbi che gli 007 stranieri abbiano utilizzato per decenni l’azienda elvetica per spiare terzi, ha affermato ieri ai media il presidente della DelCg Alfred Heer (Udc/Zh), aggiungend­o che queste pratiche sono state confermate da diverse reazioni nei Paesi coinvolti. Il deputato zurighese si è riferito in particolar­e alle dichiarazi­oni rilasciate alla television­e svizzerote­desca Srf dall’ex coordinato­re dei servizi segreti tedeschi, cha ha in pratica confermato i fatti. Tuttavia, i numerosi Stati sorvegliat­i a loro insaputa finora non si sono fatti avanti: «Fino a oggi non abbiamo ricevuto alcuna reazione dagli Stati potenzialm­ente interessat­i» dallo spionaggio, ha precisato a margine della conferenza stampa il portavoce del Consiglio federale André Simonazzi. Quest’ultimo ha poi ricordato che l’esecutivo ha incaricato l’ex giudice federale Niklaus Oberholzer di fare luce sulla vicenda. La DelCg “accoglie con favore” questa decisione, ma reputa anche che le reazioni pubbliche e della politica “dimostrano che la misura è ritenuta insufficie­nte”. Ha inoltre constatato che “il Consiglio federale non ha per ora preso posizione sul ruolo delle autorità svizzere”, si legge nella nota. La DelCg ha dunque “deciso di avviare un’ispezione formale” per chiarire se vi sono stati “punti di contatto tra i servizi federali e i servizi d’informazio­ne esteri”. Nell’ambito della sua inchiesta si coordinerà poi con Oberholzer e ha chiesto al governo di garantire all’ex giudice federale “un accesso illimitato a tutti i fondi d’archivio”. Da parte sua, la Delegazion­e interroghe­rà “persone che sono o erano al servizio della Confederaz­ione”, perché in quest’ambito ha più diritti, rispetto a Oberholzer, ha precisato Heer. La DelCg può infatti far accompagna­re dalla polizia eventuali testimoni, nel caso in cui questi si rifiutasse­ro di essere interrogat­i. Chi esattament­e sarà convocato non è dato a sapere. Secondo Heer, l’organo di vigilanza ha però nel mirino sia ex collaborat­ori dei servizi segreti svizzeri, sia ex consiglier­i federali. A questo proposito nei giorni scorsi è emerso che l’ex ‘ministro’ della difesa Kaspar Villiger (19891995) sarebbe stato citato in documenti segreti. Ai media ha però negato categorica­mente di essere stato a conoscenza dello spionaggio effettuato dagli 007 esteri attraverso la società Crypto. Anche se la DelCg si è dunque detta pronta a fare chiarezza, da più parti viene richiesta l’istituzion­e di una Cpi: il gruppo socialista alle Camere ha presentato un’iniziativa in questo senso, della quale l’Ufficio del Consiglio nazionale si occuperà oggi. Se sarà accolta, toccherà in seguito all’Ufficio degli Stati esprimersi e poi al parlamento. Se, infine, sarà istituita una Cpi, essa sarà la sola a poter indagare sulla vicenda. La DelCg dovrebbe dunque porre fine alla sua inchiesta. La Commission­e parlamenta­re d’inchiesta sarebbe quindi obbligata a reiniziare da zero le indagini, ha rilevato Heer. Per i favorevoli a una Cpi – anche se in pratica quest’ultima ha gli stessi diritti della DelCg – essa godrebbe di un sostegno politico e pubblico più ampio.

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KEYSTONE Alfred Heer: ‘Non ci sono dubbi sull’operazione dei servizi stranieri’

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