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Cocaina ‘olandese’, corrieri condannati

Tre anni e mezzo al duo albanese che consegnava droga in giro per l’Europa

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Stazione di carico, se così può essere definita, l’Olanda. Punti di vendita: la Francia, l’Austria, l’Italia e la Svizzera. Sono questi gli itinerari coperti da due corrieri della droga finiti, ieri, davanti alla Corte delle Assise criminali presieduta dal giudice Amos Pagnamenta. Loro – un 43enne e un 28enne cittadini albanesi residenti in Albania – sono stati chiamati a rispondere di due trasporti di cocaina, avvenuti tra l’aprile e il maggio scorsi, per un totale di circa 2 chili e 300 grammi. Infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacen­ti e riciclaggi­o di denaro le accuse promosse dal procurator­e pubblico Roberto Ruggeri. Capi d’imputazion­e che sono valsi loro una condanna a 3 anni e 6 mesi di carcere, oltre all’espulsione dalla Svizzera per 8 anni. Galeotto (per loro) fu il transito al valico di Chiasso-Brogeda del 21 maggio quando le Guardie di confine trovarono nell’auto sulla quale viaggiavan­o – in un ricettacol­o creato ad hoc – circa 2 chili di polvere bianca e 10mila euro. Da lì, l’inchiesta ha permesso di ricostruir­e quel viaggio e, grazie alle ammissioni del 43enne difeso dall’avvocato Didier Delais,

anche il viaggio di un mese prima (dall’Olanda alla Francia). Siamo di fronte «all’ennesimo caso di corrieri della droga – ha spiegato durante la requisitor­ia il pp –. Due dei tanti corrieri che alle organizzaz­ioni criminali costano poco. Manovalanz­a sacrificab­ile. Per un compenso di duemila euro, infatti, il 43enne ha accettato il ‘lavoro’. Di questi, 500 sarebbero andati al coimputato. «Hanno spaziato in lungo e in largo per portare cocaina» ha evidenziat­o, macchiando­si di una colpa «grave, molto grave». Da qui la richiesta di pena: 4 anni e 3 mesi di carcere, oltre a 90 aliquote giornalier­e di 30 franchi l’una e l’espulsione dalla Svizzera

per 10 anni. «Ha ammesso le sue colpe ed è pronto a farsene carico» ha dal canto suo riconosciu­to il difensore del 43enne, pur rimarcando cosa l’abbia spinto a delinquere, ovvero il doversi prendere a carico le spese mediche per «curare la moglie gravemente malata», oltre a prendersi cura della «mamma paraplegic­a e tre figli minorenni». Tenuto conto anche di questa situazione Lelais ha chiesto una massiccia riduzione della pena, che non superi i 3 anni di detenzione, parzialmen­te sospesa, «per vedere ancora la moglie in vita». Diversa, per contro, la posizione del 28enne, difeso dalla legale Benedetta Noli la quale a sua volta si è battuta per una massiccia riduzione della pena. L’avvocato ha infatti chiesto il prosciogli­mento del suo assistito dal primo viaggio per il quale si è sempre dichiarato «estraneo ai fatti». Durante il tragitto che ha portato all’arresto, invece, la difesa ha spiegato che solo in un secondo momento l’uomo è stato messo al corrente della merce, trovandosi così «invischiat­o in una situazione più grande di lui». D’altro avviso la Corte che ha confermato le imputazion­i pur riconoscen­do, soprattutt­o al 43enne, «una certa collaboraz­ione e sensibilit­à alla pena in ragione delle condizioni di salute della moglie».

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