Tensioni fra i banchi di scuola
Mendrisio, si ricolloca una maestra di sostegno al centro di verifiche. E alcuni genitori reagiscono
Serata di confronto tra famiglie, autorità e direzione scolastica. Maffi: ‘Ho visto un’apertura al dialogo’. Ma c’è chi non si sente ascoltato.
C’è un equilibrio sottile, oggi, fra istituzioni, scuola e famiglie. A incrinarlo basta poco. A Mendrisio sta rischiando di spezzarsi. Motivo di incomprensione (se non di rottura) tra l’autorità comunale e un gruppo di genitori, la presenza, per alcune ore la settimana in tre sedi di altrettanti quartieri della Città, di una docente di sostegno. Insegnante al centro, già nei mesi scorsi, di alcune segnalazioni, ancora oggetto di approfondimento da parte del dicastero Istruzione. Ecco che la decisione di ricollocare la maestra come figura d’appoggio ha allarmato delle mamme e dei papà. A tal punto da sollecitare e convocare, mercoledì sera, un incontro dall’intento chiarificatore. In prima linea con il capodicastero Samuel Maffi e la direzione scolastica c’erano l’ispettrice scolastica cantonale e il corpo docenti, che si è mostrato compatto.
L’obiettivo, dichiarato – anche in una missiva indirizzata alle famiglie –, era quello di creare una piattaforma di dialogo costruttivo. Ma non tutti hanno lasciato la sala con l’animo pacificato. Tant’è che c’è chi sta pensando di non mandare a scuola i propri figli quando la docente sarà in classe. Insomma, l’atmosfera mercoledì era tesa. E il tasso di preoccupazione alquanto alto. Ma soprattutto alcuni genitori, da testimonianze raccolte da laRegione, non si sono sentiti rassicurati; non abbastanza. A talune domande, ci fanno capire, non è stata data risposta. Quanto basta per non essere tranquilli sulle modalità didattiche utilizzate dalla maestra e sulla serenità dei piccoli alunni.
Alzate (quasi) delle barricate, sul fronte delle istituzioni, Samuel Maffi rimanda al mittente il rimprovero di aver sottovalutato la situazione. «Sono stato e intendo essere chiaro e trasparente fin dove il mio ruolo me lo permette – sgombra il campo –. Diciamo subito che Municipio, dicastero e direzione nel corso degli anni si sono sempre dimostrati attenti a mantenere il dialogo, ad accogliere qualsivoglia tipo di paura e, laddove necessario, sono sempre intervenuti tempestivamente, anche quando si è trattato di prendere delle decisioni giuste, ma forti».
Certo, invoca il capodicastero, non deve venire meno il rispetto reciproco (che ai suoi occhi in questa vicenda a tratti è mancato), che è «al centro dei rapporti fra le istituzioni e i cittadini. Davanti a problemi e timori ci sono dei canali corretti da seguire». Canali che interpellano l’autorità locale e i servizi cantonali. «Non a caso l’ispettorato cantonale, che ha un compito di alta vigilanza – tiene a rimarcare – ci ha accompagnato sin dall’inizio in questo caso».
Qui cosa non ha funzionato? «Alcuni genitori (non voglio generalizzare) si sono rivolti ai media, impedendoci di aprire un dialogo fra le parti. E ciò ha alimentato paure e incertezze. Va detto che talune persone sono in malafede». Quindi, l’incontro di mercoledì con le famiglie interessate per sciogliere le preoccupazioni. Un risultato che non sembra essere stato centrato del tutto. «Posso capire che ci siano ancora delle perplessità da parte di certi genitori – riconosce Maffi –. Il punto è che la riunione non è bastata a fermare i malintenzionati, che possono seminare la cultura del sospetto, mettendo in discussione un sistema». Dalla sala si è domandato perché non si è atteso di concludere le verifiche sull’operato dell’insegnante prima di ricollocarla. «Il Municipio non è mai stato irresponsabile – scandisce Maffi –. Se ha preso delle decisioni in accordo con la direzione e l’ispettorato scolastico è perché, allo stato attuale dei fatti, l’insegnante può essere ricollocata a favore di altre sedi, dove le ore di appoggio sono aumentate». Il punto di riferimento, poi, ribadisce il municipale, restano le maestre titolari. Il messaggio è passato? «Ho visto un’apertura generale al dialogo e alla volontà di capire. Da parte mia – rilancia Maffi – ho cercato di rimettere il campanile al centro del villaggio, a tutela dell’istituzione scolastica e di tutto il corpo docente. Ma ho sentito anche una buona dose di fiducia». Da recuperare (appieno) resta la tranquillità dei genitori, in nome dei bambini.