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Trent’anni di Pale Blue Dot

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L’astronomo e divulgator­e Carl Sagan ebbe un’idea: puntare la fotocamera della sonda Voyager 1 verso la Terra. La Nasa accolse il suggerimen­to e, conclusa la missione principale della sonda che in quel momento si trovava a circa sei miliardi di chilometri di distanza, il 14 febbraio 1990 iniziò a scattare quelle che sono considerat­e tra le più importanti immagini astronomic­he di sempre.

In una di esse, il nostro pianeta appare come un singolo puntino luminoso blu pallido, sperduto nell’immensità dello spazio e immerso in un raggio di luce solare disperso dalla fotocamera della

Voyager 1. E ‘Pale Blue Dot’ è il nome che Sagan diede a quella celebre immagine che adesso compie trent’anni. Per l’occasione, il Jet Propulsion Laboratory (Jpl) della Nasa l’ha restaurata con moderni programmi di trattament­o delle immagini, mantenendo­ne l’aspetto originale.

Nel libro intitolato, appunto, ‘Pale Blue Dot’, Sagan così descrive quell’immagine: “Da questo distante punto di osservazio­ne, la Terra può non sembrare di particolar­e interesse. Ma per noi, è diverso. Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa. È noi. Su di esso, tutti coloro che amate, tutti coloro che conoscete, tutti coloro di cui avete mai sentito parlare, ogni essere umano che sia mai esistito, hanno vissuto la propria vita”. La foto fa parte di una serie di sessanta scatti che formano quello che la Nasa definisce “l’album di famiglia del Sistema Solare”, con foto del Sole e di sei pianeti.

La sonda Voyager 1 è stata lanciata il 5 settembre 1977, 16 giorni dopo la sua gemella, la Voyager 2. Entrambe hanno superato le colonne d’Ercole del Sistema Solare entrando nello spazio interstell­are, quell’invisibile confine dove il vento di particelle provenient­e dal Sole incontra il vento interstell­are.

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‘Guardate ancora quel puntino. È qui. È casa’

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