Peggio ancora
New York – Quasi dieci anni dopo il disastro ambientale causato dallo scoppio della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nelle acque del Golfo del Messico, uno studio dell’Università di Miami rivela che i danni in realtà sono stati il 30% superiori a quanto stimato. Sono state usate simulazioni tridimensionali al computer per tracciare il petrolio e sono state notate delle discrepanze tra i nuovi risultati e le stime precedenti, perché alcune concentrazioni di petrolio più piccole spesso sfuggono alle rilevazioni satellitari.
“Quando si tratta della superficie – hanno spiegato i ricercatori – si vedono come strati spessi e si possono facilmente osservare con un satellite”. Riferendosi poi alle concentrazioni più piccole di petrolio ha detto che si possono sentire all’olfatto ma non vedere. Un portavoce della British Petroleum (Bp), proprietaria della piattaforma, si è rifiutato di commentare i risultati dello studio. Quello della Deepwater Horizon è considerato il disastro ambientale più grave della storia americana, avendo superato di oltre dieci volte per entità quello della petroliera Exxon Valdez nel 1989 e non a caso è stato ribattezzato Marea nera. Undici persone morirono all’istante in seguito alla violenta esplosione.