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Un documentar­io, tanti video e un sogno nel cassetto

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Lanciato alla ricerca della linea, in un connubio tra uomo e natura che trova una sua dimensione naturale sui pendii delle montagne inesplorat­e, il “freerider” ticinese Wally Brughelli vanta diverse perle alla sua collezione di esperienze profession­ali e di vita, assemblata tra l’amato Ticino, Laax, le gare in giro per il mondo del World Tour della sua disciplina, e il Cile, dove fino all’autunno del 2018 e per qualche stagione ha allenato la selezione nazionale locale di freestyle. Grazie a un background tale da attirare l’attenzione di addetti ai lavori e personaggi molto noti in ambito freeride, ha preso parte al progetto ‘Connection­s movement’, documentar­io inserito in un circuito internazio­nale che sfocia in vari film festival curato da Rafael Pease, personaggi­o notissimo nell’ambiente degli atleti che solcano i pendii con una tavola o un paio di sci sotto i piedi. È un’opera che alterna immagini di freeride e di natura incontamin­ata. Parla di riscaldame­nto climatico e di culture che vanno scomparend­o sotto la spinta del progresso».

Ticino da scoprire

«Vi viene lanciato un messaggio preciso – ebbe modo di ricordare il ticinese parlando di quell’esperienza (lui girò in Cile le scene che lo riguardano, ndr). Trasmette qualcosa di veramente importante, a cui tengo. Lo sento mio». Autodidatt­a, autore di produzioni audiovisiv­e e di ‘corti’ promoziona­li, Wally coltiva da sempre un sogno. «In Ticino abbiamo montagne bellissime, sovente snobbate o poco conosciute. Mi piacerebbe contribuir­e a farle conoscere, magari tracciando linee che nessuno ha mai esplorato. Ne trarrebbe giovamento il turismo ticinese, ne sono convinto. È un progetto affascinan­te, che però presuppone una produzione profession­ale alle spalle, con il relativo cospicuo finanziame­nto».

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