Il tasto ‘off’ della politica
Smartphone spenti nelle scuole dell’obbligo, via libera del Gran Consiglio al rapporto Speziali (Plr) Il relatore: ‘La tecnologia non deve essere un tabù, occorre però valutarne i rischi’. Ghisla (Ppd): ‘Cyberbullismo, ogni caso in meno una vittoria’.
Il Gran Consiglio preme il tasto off ai telefonini nelle scuole. Il via libera definitivo è arrivato ieri pomeriggio con 51 favorevoli, 13 contrari e 12 astenuti. Ampissimo sostegno quindi al rapporto uscito dalla Commissione parlamentare formazione e cultura firmato da Alessandro Speziali (Plr) che in aula ha ripetuto come «le tecnologie non devono essere un tabù, ma fanno parte di una quotidianità che ha raggiunto anche i giovani e le scuole. Bisogna seguire con attenzione e consapevolezza i rischi». I telefonini in tutto il perimetro scolastico saranno quindi spenti, non semplicemente in modalità aereo, pure nelle pause. E se un ragazzo sgarra? Comunicazione immediata alla famiglia. Speziali ricorda anche il contesto da cui ha preso le mosse il tutto, cioè la mozione di Giorgio Fonio (Ppd), Maristella Polli (Plr) ed Henrik Bang (Ps) che chiedeva il divieto totale di portare gli smartphone a scuola. Un contesto «dove determinate direttive cantonali erano ancora in fase di adozione, alcuni gravi casi di bullismo avevano scosso le cronache e si moltiplicavano segnali dal territorio». Non sarà divieto totale come chiesto dalla mozione, ad ogni modo. Ma una regolamentazione, «una soluzione trovata insieme tra commissione e mozionanti». E sul tema il liberale radicale Aron Piezzi annota come «le regole sono fondamento dell’ordine di una società democratica. Anche la libertà non prescinde dalle regole e ciò vale pure per questo tema». Per Alessio Ghisla (Ppd) «i social network possono fare da cassa di risonanza al bullismo, portando di conseguenza al cyberbullismo. Riconosciamo che è utopico che si trovi una soluzione totale al problema, ma la situazione è talmente delicata che ogni caso evitato per noi rappresenta una vittoria». E se Daniela Pugno Ghirlanda (Ps) pur sostenendo il rapporto annota che «gli insegnanti stanno già facendo molto, e bisogna rispondere alla necessità di educare alle nuove tecnologie», l’Udc Edo Pellegrini rileva che «non siamo a favore dei divieti, ma questa regolamentazione ci soddisfa perché dà agli istituti un certo margine decisionale». A favore pure i Verdi: «Alla regolamentazione bisogna però accompagnare la sensibilizzazione», dice Cristina Gardenghi.
Bertoli (Decs): ‘Una mancanza di dialogo preoccupante’
Il direttore del Dipartimento educazione, cultura e sport Manuele Bertoli non ha nascosto il suo disappunto: «Non c'è stato dialogo, noi come Dipartimento abbiamo saputo dell’invito della commissione a cambiare le direttive leggendo il rapporto, non prima. Ed è una mancanza di dialogo che preoccupa». Sulla questione smartphone a scuola, e su come debbano essere regolati, aggiunge: «È un peccato togliere ai docenti questo spazio di autonomia decisionale, è un’ingerenza che né il Decs né istanze superiori dovrebbero prendersi». Tant’è, la regolamentazione è passata e «accoglieremo le richieste». Non senza aver ricordato che «c’è stato uno scavalcamento di competenze da parte del parlamento, speriamo non succeda di nuovo». Provocando la replica del primo firmatario della mozione Giorgio Fonio: «Il vero muro lo abbiamo trovato dal Decs».
Affilata la controreplica di Bertoli: «Contro al muro c’è andato lei, nessuno, neanche la Commissione formazione e cultura era d’accordo con la sua proposta», ricordando come dal divieto totale iniziale si sia passati a una regolamentazione. In una Lega che ha votato a macchia di leopardo, sugli scudi Massimiliano
che interviene per affermare come «sembra un miracolo ma condivido quanto affermato da Bertoli, per me l’educazione spetta alle famiglie». E Michele Foletti a rincarare: «Sto con Bertoli, non è responsabilità della scuola. E non è con i divieti che si fa il bene della gioventù».