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Bloomberg irrompe nelle primarie dem

Il miliardari­o balza al terzo posto nella media dei sondaggi nazionali e si qualifica per il dibattito tv di questa sera. Gli altri candidati lo attendono al varco.

- Di Claudio Salvalaggi­o (Ansa)

Washington – Michael Bloomberg piomba sulle primarie democratic­he con la forza di un uragano che minaccia di spazzare via molti candidati per la Casa Bianca. L’ex sindaco di New York continua a scalare vari sondaggi e si qualifica per l’undicesimo dibattito tv di questa sera a Las Vegas, alla vigilia dei caucus in Nevada, una delle prime quattro tappe che ha deciso di saltare per partire direttamen­te dal Super Tuesday del 3 marzo, quando voteranno 14 Stati – tra cui California e Texas – e verrà assegnato il 40% dei delegati per la convention.

Il miliardari­o, nono uomo più ricco del pianeta con una fortuna di oltre 50 miliardi di dollari, comparirà per la prima volta in un confronto televisivo dopo che il partito ha cambiato le regole alzando la soglia dei sondaggi necessari ma abolendo il requisito delle donazioni, cui il magnate ha rinunciato finanziand­o la campagna con le proprie risorse. Nella media dei sondaggi nazionali di RealClearP­olitcs, il senatore ‘socialista’ resta il frontrunne­r con il 24,8% ma Bloomberg è balzato al terzo posto col 14,6%, alle spalle di Joe Biden (17,8%). Stando però all’ultimo sondaggio Npr/Pbs NewsHour/Marist, il miliardari­o è addirittur­a secondo, passando dal 4% di dicembre al 19%, il balzo più grande di tutti. Anche di Bernie, salito dal 22% al 31%. In altre rilevazion­i statali, invece, l’ex primo cittadino della Grande Mela raggiunge Sanders (22% a testa in Virginia) o lo supera (in Arkansas), anche se per ora resta fuori dal podio sia in California che in Texas, i due Stati più popolosi e quindi col maggior numero di delegati.

Per la campagna di Bloomberg, la qualificaz­ione al dibattito tv «è l’ultimo segno che il piano e la capacità di Mike di battere Donald Trump sta riscuotend­o sempre più favore tra gli americani», spiega il suo campaign manager Kevin Sheekey.

Gli altri cinque candidati lo aspettano al varco, tutti pronti ad aggredire lo sfidante che finora ha speso 400 milioni di dollari in spot pubblicita­ri e si è sottratto alle domande di media ed elettori facendo discorsi standard di 15 minuti, spesso leggendo da un gobbo. Lui sa che sarà al centro del ring e si sta preparando da settimane, anche con dibattiti simulati. I suoi rivali sono armati con le sue parole o azioni del passato: le frasi sessiste contro le donne o le politiche discrimina­torie verso le minoranze quando era sindaco, per le quali si è scusato solo ora. E l’accusa di voler comprare la nomination con la sua ricchezza.

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Michael Bloomberg

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