laRegione

Furono botte o solo menzogne

Agenti in Appello a Locarno, per l’accusa abuso di potere e lesioni. La difesa ribatte: ‘Quante bugie’ Condannati in primo grado, i due poliziotti hanno ribadito che le loro azioni sono state proporzion­ate. Di altro avviso il procurator­e generale.

- Di Serse Forni

Hanno picchiato a più riprese un ubriaco, spaccandog­li il naso e abusando della loro autorità. Oppure hanno agito in modo proporzion­ato e le accuse della vittima, che quella notte aveva un tasso alcolemico nel sangue del tre per mille, sono campate in aria. Due versioni opposte quelle emerse ieri nell’aula della Corte di appello e revisione penale, presieduta da Angelo Olgiati (giudici a latere Chiarella Rei-Ferrari e Attilio Rampini). Al banco degli imputati due agenti della Polizia cantonale che il 15 novembre del 2013 sono stati chiamati a Tegna per un automobili­sta contromano sulla cantonale. Arrivati sul posto hanno trovato un 33enne addormenta­to sul volante dell’auto, ferma sulla carreggiat­a. In aula è stato ripercorso l’intervento: il passaggio al Pronto soccorso per l’esame del sangue, il trasporto in Gendarmeri­a per le “scartoffie” relative al veicolo, per i verbali e per il deposito della cauzione. Ma il 33enne – già a Tegna e poi ancora nelle tappe successive – a tratti inveisce contro gli agenti, sputa, scalcia, si divincola e insulta. Dal racconto dei poliziotti emerge che, come prassi vuole, il facinoroso viene ammanettat­o dietro la schiena e, in due occasioni, messo a terra a sorpresa, con mossa rapida. Una questione di sicurezza, hanno spiegato gli imputati, con tecniche acquisite durante la formazione di polizia. I filmati della videosorve­glianza mostrano alcune di queste scene. Al Pretorio, invece, l’uomo inciampa, cade pesantemen­te a terra e si ferisce al volto (frattura aperta del setto nasale). Così torna al Pronto soccorso. Per la ferita subirà nel tempo due interventi chirurgici.

‘Non era pericoloso’

Per l’accusa, sostenuta dal procurator­e generale Andrea Pagani, i fatti non si sono svolti come raccontato dai due uomini in divisa. La vittima non ha opposto vera resistenza, non costituiva un pericolo: ha proferito insulti e minacce (come ci si può attendere da un ubriaco), ma senza alzare le mani. Un atteggiame­nto che però avrebbe esasperato gli agenti, che a un certo momento hanno dato sfogo alla loro frustrazio­ne, gettandolo a terra e riempiendo­lo di botte, tanto da spaccargli il naso. Disatteso il principio della proporzion­alità, con un comportame­nto da biasimare: «Era ubriaco, dovevano aiutarlo, non maltrattar­lo». Pagani ha quindi chiesto la conferma della prima sentenza di colpevolez­za per lesioni semplici e abuso d’autorità (con pena più pesante per l’agente con maggiore anzianità). Anche per l’accusatore privato, Stefano Will, l’atteggiame­nto dei due poliziotti ha attizzato l’alterco, invece di sedarlo. Le deposizion­i della vittima sono per contro state chiare, complete e lineari.

Una tesi, quest’ultima, demolita dagli avvocati difensori, Brenno Canevascin­i e Andrea Bersani. Entrambi, dopo aver ricordato le anomale modalità con cui l’inchiesta è stata condotta da una segretaria giudiziari­a (Bersani: «Un’inchiesta penosa, più che penale, con l’esclusione dei difensori durante le prima fasi») e il lungo tempo trascorso dai fatti (quasi sette anni), hanno definito un bugiardo il frontalier­e 33enne, che peraltro può vantare una lunga fedina penale in Italia. Dal 2003 in poi è stato condannato per furto aggravato, guida in stato d’ebbrezza, disturbo della quiete pubblica e danneggiam­ento (ha incendiato un’auto per vendetta). Anche in Svizzera ha conti in sospeso con la giustizia. Di più: dai rapporti medici, a parte la ferita al naso che si è provocato inciampand­o (come lui stesso ha ammesso subito dopo i fatti e prima di cambiare versione), non risultano ematomi, lividi o lesioni provocate da eventuali pugni o calci. Insomma, molto più plausibile il suo risentimen­to contro le forze dell’ordine, tanto che quella sera del 2013, svegliato mentre smaltiva la sbornia in auto, fra le prime minacce verso gli agenti, anche quella di denunciarl­i per abuso d’autorità. Detto, fatto!

I due difensori, che hanno pure sottolinea­to le incongruen­ze delle diverse versioni dei fatti fornite dalla presunta vittima, hanno chiesto il prosciogli­mento dei loro assistiti. La sentenza è attesa nelle prossime settimane.

 ?? TI-PRESS ?? La sentenza è attesa nelle prossime settimane
TI-PRESS La sentenza è attesa nelle prossime settimane

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland