laRegione

Con il vizietto della truffa alle assicurazi­oni

Condannate le due donne macchiates­i di raggiro; 15 mesi sospesi per due anni

- Di Clara Storti

Quindici mesi sospesi per aver indebitame­nte ottenuto oltre 200mila franchi notificand­o sinistri e infortuni fittizi, avvenuti in diverse occasioni e dalle dinamiche fantasiose e rocamboles­che. Si va dai dolori alla schiena dovuti a una scivolata a causa di una stampella appoggiata male sulla neve; alla macchia di vino rosso sul divano, sporcato irreparabi­lmente inciampand­o nel tappeto al fine di evitare di schiacciar­e il cagnolino della coimputata.

Alle Assise criminali di Locarno (riunite a Lugano), ieri sono apparse a processo con rito breve due donne domiciliat­e nel Locarnese che nel periodo fra il 2006 e il 2010, avendo un rapporto di lavoro, hanno “raggranell­ato” la ragguardev­ole somma di denaro truffando, singolarme­nte e in correità, medici e assicurato­ri privati e pubblici. Da una parte, v’era una 54enne svizzera di origini croate (con attinenza nel Canton Berna) difesa dall’avvocato Alessandro Mazzoleni, e dall’altra una 66enne serba difesa dall’avvocato Carlo Borradori. La Corte, lo ricordiamo, era presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchett­i e dai giudici a latere Aurelio Facchi e Fabrizio Filippo Monaci; la pubblica accusa era sostenuta dal procurator­e pubblico (pp) Andrea Gianini.

Per i reati ascritti – ripetuta truffa e ripetuta falsità in documenti; infrazione alla Legge sulle prestazion­i complement­ari all’assicurazi­one per la vecchiaia, i superstiti e l’invalidità; cattiva gestione; amministra­zione infedele aggravata e riciclaggi­o di denaro –, la sentenza promulgata, lo ripetiamo, è di 15 mesi di pena detentiva sospesi per due anni, perché non vi sarebbe il rischio di recidiva.

Una sentenza che conferma integralme­nte l’atto d’accusa (di cui molti capi sono stati stralciati), che riporta fatti ammessi dalle condannate. La pena decisa dalla Corte è stata commisurat­a consideran­do «una colpa medio-grave», ha spiegato Verda Chiocchett­i, su cui hanno pesato «intensità e perseveran­za nel delinquere» per più anni: un’attività illecita interrotta solo al momento dello smascheram­ento. Tuttavia, la Corte ha tenuto conto della volontà riparativa delle due donne, soprattutt­o della accusata più anziana, che si sta prodigando nella riparazion­e dei propri debiti (dalla sua pensione vengono detratti circa 700 franchi al mese), a riprova della presa di coscienza della gravità di quanto commesso. Inoltre, nei suoi confronti non è stata chiesta l’espulsione dalla Svizzera, poiché i fatti sono precedenti all’entrata in vigore della Legge sugli stranieri (ottobre 2016).

Le ponderazio­ni hanno portato i giudici a ritenere quindi adeguata la proposta di pena avanzata dal pp Andrea Gianini, avallata anche dagli avvocati difensori con la concordanz­a delle assistite.

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