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Aim, una sede identitari­a

I progettist­i, Durisch e Nolli, spiegano come è nata l’idea. Romano: ‘Il comparto ne guadagnerà’ Ecco il dietro le quinte dell’operazione da circa 14 milioni messa in cantiere dal Municipio di Mendrisio

- Di Daniela Carugati

Una città si ‘legge’ anche attraverso i suoi edifici (soprattutt­o se pubblici). E in un certo senso la genesi che accompagna la futura ‘casa’ delle Aziende industrial­i di Mendrisio (Aim), dal 1997 ad oggi, rispecchia la crescita e la metamorfos­i della realtà urbana di Mendrisio, nel frattempo divenuta espression­e di dieci Quartieri. Mentre la base operativa, in questi anni, traslocava da una sistemazio­ne all’altra – dalla vecchia sede, contigua all’ex caserma dei pompieri, allo stabile dirimpetto al Palazzo civico, passando per i prefabbric­ati –, le ipotesi di una soluzione ‘altra’ si susseguiva­no. Alla fine si è tornati all’idea originaria: dare alle Aim un ‘contenitor­e’ tutto suo, mettendo le fondamenta nel terreno della ex Pratoverde, acquistato oltre vent’anni orsono proprio a quello scopo. Porta lì, in via Laveggio, l’investimen­to (globale) di 13,9 milioni oggi fra le mani dei consiglier­i comunali – e di cui abbiamo riferito ne ‘la-Regione’ dell’8 febbraio scorso –, che consegna una nuova sede ‘chiavi in mano’: dai lavori preliminar­i agli arredi.

‘Un progetto maturo’

Il capodicast­ero Aim Marco Romano perora la causa con convinzion­e, sicuro di avere più argomenti a suo favore. E se ce ne fosse bisogno altri è pronto a fornirli il direttore delle Aziende Gabriele Gianolli, costretto, oggi, a fare i conti (anche contabili) con le inefficien­ze dettate dalla difficoltà di gestire una situazione logistica dispersiva. «Quello che proponiamo – spiega il capodicast­ero – è un progetto maturo e al contempo lungimiran­te, che vede la sede delle Aim, consolidat­e come realtà multiservi­zio, in una collocazio­ne al centro degli spostament­i fra i Quartieri. Questo nuovo edificio pubblico sarà, infatti, in un comparto strategico e ben servito anche dal trasporto pubblico». Un comparto, fa capire in modo chiaro Romano, che ne guadagnerà anche in bellezza. L’architettu­ra industrial­e, in effetti, può fare la differenza. Lo sanno bene gli architetti Pia Durisch e Aldo Nolli.

Le infrastrut­ture ‘parlano’

«Il primo atto fondativo di una città – annota l’architetto Nolli – sono le sue infrastrut­ture». E la nuova sede delle Aim intende valorizzar­e questa zona di Mendrisio, punto di forza il tetto; che risulta essere «caratteriz­zante», come fa osservare l’architetto Durisch. «La centralità del luogo – esplicita – è importante anche per la lettura del sedime. E qui ci si inserisce in un concetto di riqualific­a urbana di un comparto verde legato al Laveggio». Non a caso la sede delle Aim incrocerà una via ciclabile, che dal ‘cuore’ del Borgo permette di arrivare al lago, e risulterà essere aperta alla popolazion­e, dal profilo architetto­nico e funzionale. Da non trascurare è pure la sostenibil­ità spinta della struttura, per i suoi standard ma per gli stessi materiali (l’acciaio) utilizzati per la costruzion­e. Del resto, i 30mila metri quadrati della copertura non solo accogliera­nno tutte le figure che operano per le Aziende – amministra­tivi e operai lavorerann­o gomito a gomito –, ma daranno altresì la carica all’edificio. Il tetto sarà, di fatto, parte integrante di uno dei più grandi impianti fotovoltai­ci del Paese. Una scelta che darà modo di essere del tutto autosuffic­ienti, nel solco di una chiara autarchia energetica. Una forma di autonomia che ‘contagia’ pure gli aspetti finanziari. «Possiamo dire che la situazione odierna delle Aim – commenta Romano – permette questa operazione». E senza, si assicura, gravare sulle casse del Comune o sulle tasche dei cittadini-utenti. Promesso.

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STUDIO DURISCH+NOLLI ARCHITETTI/FILIPPO BOLOGNESE IMAGES Per realizzarl­a ci vorranno 4 anni

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