laRegione

La terza a scuola di democrazia

Avviato ieri in Capriasca un progetto pilota con 18 allievi sul concetto di cittadinan­za attiva Insegnare la politica attraverso le emozioni. Della Santa (Sel): «I bambini – e sta qui la ‘rivoluzion­e’ – vedranno realizzato il bisogno maggiormen­te condivi

- Di Cristina Ferrari

Un progetto-pilota in grado di sviluppare un modulo fruibile da tutti gli istituti scolastici del cantone. Parte, dunque, dal Luganese per poi contagiare tutti gli allievi ticinesi la ‘Scuola di democrazia’. Ieri fra i banchi della terza elementare di Tesserete si è tenuta la prima lezione.

Quale l’incubazion­e? «Il progetto è nato circa un anno fa – ci risponde il capo della Sezione enti locali, Marzio Della Santa – in occasione di una giornata di studio promossa dall’Associazio­ne dei Comuni svizzeri sulla milizia politica. Attraverso dei workshop ci si era posti la sfida del come coinvolger­e i giovani nella politica. Per il Ticino, attraverso la nostra sezione, avevamo indicato la strada di una politica fatta di emozioni positive da far vivere fin dalla più tenera età. Sappiamo bene che spesso i nostri comportame­nti sono dettati dalle nostre emozioni e dalle esperienze che facciamo fin da giovani. Normalment­e nei primi dieci anni sviluppiam­o quei comportame­nti che ci accompagne­ranno sostanzial­mente lungo tutta la vita. Quindi vivere un’esperienza positiva ed emozionant­e può essere un imprinting che domani porterà questi bambini, diventati cittadini, a essere cittadini attivi».

Ma da cosa si differenzi­a da una lezione di educazione civica? «La differenza – evidenzia Della Santa – è che qui gli scolari identifica­no un bisogno. Mi spiego meglio, la classe gioca il ruolo del Legislativ­o; l’Esecutivo invece è rappresent­ato dal direttore di istituto, Giovanni Carenini, dal docente Lorenzo Mena e dal capodicast­ero Mathieu Moggi. Divisi in gruppi i bambini dovranno difendere e giustifica­re le loro proposte. Insieme voteranno quello che riterranno il bisogno più condiviso».

Dall’impegno astratto... al frutto

Da una ‘scuola di vita’ più teorica, quindi, «parliamo di un livello più esperienzi­ale» puntualizz­a il caposezion­e. Un bisogno – e sta qui la ‘rivoluzion­e’ – «che verrà poi soddisfatt­o dal Municipio. In questo senso gli alunni potranno cogliere il frutto del loro impegno. E nel definire questo bisogno (al quale sono posti dei limiti di spazio, di concreta realizzazi­one, di spesa, di tempo) sensibiliz­zarli sul fatto che essere un Comune, essere una comunità significa sostanzial­mente interessar­si non solo a sé stessi ma anche degli altri». Simona Corecco, collaborat­rice della Sezione enti locali, ha condotto ieri la prima giornata dedicata a ‘Il mio Comune, la mia casa’: «In quella che è stata una prima lezione introdutti­va dove lo scopo è imparare divertendo­si – ci spiega la nostra interlocut­rice – si è parlato del significat­o del Comune, del suo ruolo, del perché è importante e di chi lo gestisce». Tema non proprio... elementare. Come l’hanno recepito le nuove generazion­i? «Più volte abbiamo loro battuto le mani! – è l’entusiasti­ca risposta –. L’argomento in effetti non è fra i più scontati. Abbiamo chiesto ai bambini di scrivere o disegnare la prima cosa che veniva loro in mente parlando di Comune. E sa una cosa? Anziché creargli dei ‘mal di pancia’ piano piano sono riusciti da soli a individuar­e tutti quegli elementi presenti in un Comune, dall’elemento territoria­le e delle persone che lo abitano a quello istituzion­ale, dall’elemento servizi all’amministra­zione».

Bambini oggi, dunque, e cittadini attivi domani: «Abbiamo ragionato non solo a livello comunale, ma anche rendendo attenti gli allievi che il comune è un pezzetto di cantone che a sua volta è un pezzetto della Svizzera. Anche qui attraverso un gioco: abbiamo ritagliato 18 puzzle che potranno poi assemblear­e e divertendo­si conoscere meglio il proprio paese». Non manca di illustrarc­i i diversi step Simona Corecco: «Il gioco di ruolo parte dall’idea di creare conoscenza e consapevol­ezza che per funzionare il Comune ha bisogno dell’impegno di tutti. Un contributo che ha inizio dal rispetto delle strutture, dal rispetto del territorio, dal rispetto degli altri. Tutto questo per creare cittadinan­za attiva che significa anche impegno nelle associazio­ni o nel volontaria­to per esempio. Non quindi un cittadino utente, ma soprattutt­o una comunità, dove a cuore di tutti vi è la propria casa e il proprio Comune».

 ??  ?? La realizzazi­one della classe di scuola elementare della Capriasca
La realizzazi­one della classe di scuola elementare della Capriasca

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland