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Janga, il tassello mancante

Il nuovo attaccante bianconero si è presentato a Cornaredo, dove già domenica dovrebbe esordire contro il Sion

- Di Sascha Cellina

Avete in mente Jenga, il gioco da tavola in cui si crea una torre con tasselli di legno e a turno bisogna sfilarne uno e appoggiarl­o in cima senza far cadere tutto? Una questione di equilibrio e incastri, un po’ come il contesto in cui hanno dovuto operare Michele Campana e Marco Padalino (vedi correlati) per portare a Lugano Rangelo Janga, il tanto ricercato attaccante che si spera possa essere il tassello mancante del “giocattolo” del presidente Angelo Renzetti.

«So che a Lugano si aspettano molto da me e non è un problema, anzi – ha spiegato il 27enne olandese prima di prendere parte al suo primo allenament­o agli ordini del tecnico Maurizio Jacobacci –. C’è sempre pressione nel calcio, per cui non sono preoccupat­o, so che se lavorerò duro e darò il meglio di me andrà tutto bene. Ed è quello che prometto alla società e ai tifosi, non so dire quanti gol realizzerò, ma che darò tutto per il Lugano, questo sì». Il giocatore ha ammesso: «Del campionato svizzero conosco solo qualche squadra, ma so che in questi anni è cresciuto molto ed ha raggiunto un buon livello», ma quando è arrivata la chiamata del Lugano non ha esitato ad abbandonar­e il ritiro in Turchia della sua squadra, l’Astana (dalla quale il Lugano lo ha prelevato in prestito con diritto di riscatto)... «Domenica mattina quando mi sono svegliato ho letto un messaggio del mio agente che mi diceva che il Lugano era molto interessat­o a me ma che sarei dovuto volare in Svizzera. Non ho esitato un secondo, ho preso il primo aereo per Milano e poi sono arrivato a Lugano, dove tutto poi è andato molto velocement­e. Adesso sono qui e sono molto felice, ringrazio la società per la fiducia, che cercherò di ripagare in campo e per questo non vedo l’ora di giocare. So che il Lugano ha un buon organico, nel quale voglio subito inserirmi per dare una mano a raggiunger­e gli obiettivi del club». A proposito di club, in quello kazako il centravant­i di 194 centimetri ci è rimasto una stagione e mezza (11 gol in 64 partite in tutte le competizio­ni). Per lo stesso lasso di tempo ha vestito la maglia del Trencin (Slovacchia, 33/59), al Dordrecht ha fatto tappa per un anno (Olanda, 22/36) mentre al Gent è rimasto solo 6 mesi (Belgio, 5/17)... «All’inizio della mia carriera ho fatto bene, segnando molto, per cui diventavo appetibile e venivo comprato da altri club. Così sono arrivato all’Astana, con cui la prima mezza stagione è andata bene visto che ho segnato 5 reti in 10 partite, ma poi c’è stato un cambio in panchina e il nuovo allenatore non mi ha più dato fiducia, quindi ho preferito cercare un’altra sistemazio­ne e il Lugano era la migliore opzione per me».

‘Il Lugano era la migliore opzione, sono pronto per giocare subito’

Alle maglie vestite da Janga va aggiunta anche quella del suo paese di origine, Curaçao, con cui ha realizzato 11 gol in 18 presenze anche sotto la guida di Patrick Kluivert (selezionat­ore dal marzo 2015 al giugno 2016)... «È stato un grande attaccante e mi ha dato alcuni consigli, in particolar­e su come lavorare in area e sulle varie tecniche di tiro, mi ha permesso di migliorarm­i come giocatore. Quando ero giovane mi piaceva Thierry Henry, ma oggi non ho un giocatore preferito al quale mi ispiro, cerco di essere me stesso. Non sono uno che parla molto, preferisco lasciar parlare il campo. In ogni caso vestire la maglia del mio Paese di origine è un onore, i miei genitori sono nati a Curaçao ma quand’erano ancora giovani si sono trasferiti in Olanda, a Rotterdam, dove sono nato e cresciuto. Quando posso però torno nel Paese caraibico, dove ho ancora molti parenti. È un posto molto bello».

Dalle spiagge del mare dei Caraibi al manto erboso di Cornaredo, dove domenica sarà molto probabilme­nte già chiamato in causa – anche a causa delle varie assenze, tra cui quella dello squalifica­to Gerndt – per la sfida con il Sion. Questo nonostante non disputi una partita ufficiale dallo scorso 12 dicembre (oltretutto solo 5 minuti nella sfida di Europa League persa 4-1 contro il Partizan Belgrado,

mentre l’ultima volta che è rimasto in campo fino al 90’ risale al 2-1 subito con il Costa Rica il 15 novembre)... «Non è un problema, sono un profession­ista e mi alleno in primis per me stesso. Inoltre durante il primo campo di allenament­o con l’Astana ci siamo allenati duramente, per cui mi sento già pronto per giocare».

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TI-PRESS/CRINARI Primo allenament­o con i compagni e agli ordini di Jacobacci per il 27enne olandese

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