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Un’altra dozzina in meno alla Rsi

Saranno una dozzina i posti di lavoro che verranno eliminati entro la fine dell’anno

- Di Daniel Ritzer e Generoso Chiaradonn­a

La pubblicità arretra, il riparto del canone radiotelev­isivo diminuisce e la Rsi è costretta a risparmiar­e. Entro la fine del 2020 salteranno 12 posti di lavoro. Licenziame­nti non esclusi.

Pensioname­nti anticipati e turnover naturali sono la via prioritari­a. Maurizio Canetta non esclude licenziame­nti.

Saranno 12 posti di lavoro quelli che salteranno alla Rsi. Lo conferma alla ‘Regione’ il direttore Maurizio Canetta, che ieri mattina ha incontrato il personale per dargli la comunicazi­one. «Queste sono le prospettiv­e determinat­e dai nuovi dati finanziari. Rispetto a quanto previsto dal piano R dovremo sopprimere altri 12 posti di lavoro. Il nostro obiettivo è di riuscire senza dover fare dei licenziame­nti, ma purtroppo non possiamo escluderli». Inizialmen­te i tagli, ha spiegato Canetta, saranno effettuati attraverso prepension­amenti e mancate sostituzio­ni dei partenti. A pesare soprattutt­o sulle cifre della Radiotelev­isione è il calo delle entrate pubblicita­rie. Il piano di riforma è concepito per far fronte al tetto massimo imposto dalla Confederaz­ione sulle entrate derivanti dal canone radiotelev­isivo e al calo della pubblicità; un ammanco quello legato alla pubblicità che per la Rsi finora è stato di 8 milioni di franchi ma che, secondo stime, potrebbe aumentare nei prossimi anni.

Canetta ha inoltre precisato un dato erroneamen­te anticipato dal portale Ticinonews.ch: il citato ‘piano R’ prevede la diminuzion­e del numero dei dipendenti dell’emittente pubblica che da 991 full time equivalent (tempi pieni, in buona sostanza) attive a dicembre 2019 deve scendere entro la fine del 2020 a 978. Ora la cifra dei dipendenti a tempo pieno della Rsi dovrà abbassarsi ulteriorme­nte: entro la fine di quest’anno l’organico sarà composto da 966 unità. Se si tiene conto dei tagli già previsti secondo il ‘piano R’, in totale saranno quindi 25 i posti di lavoro a tempo pieno che andranno persi entro la fine dell’anno. Una cifra che sarà mitigata contabilme­nte dal fatto che la Rsi si è impegnata a formare e integrare una decina di persone in più all’interno dell’azienda rispetto alle attuali 20. Un modo per garantire il ricambio generazion­ale in vari ambiti di attività da essere pronti ad affrontare la sfida tecnologic­a. Si parla di studi televisivi completame­nte robotizzat­i come il recente nuovo studio dell’informazio­ne, in cui le telecamere hanno movimenti automatizz­ati. Viene a cadere la necessità degli operatori alle telecamere di studio. La riforma prevede di espandere questo progetto laddove è possibile e sostenibil­e.

Canali radio da ripensare

Entro il 2021 saranno ripensate completame­nte anche le tre reti radio. Canetta ha parlato genericame­nte di un gruppo di lavoro che è già impegnato a studiare il riposizion­amento dei tre canali radiofonic­i. Non sono state definite, almeno non ancora rese note, le linee operative. Il tentativo però è quello di recuperare ascoltator­i. Le abitudini del pubblico radiotelev­isivo, come di quello di altri media, stanno cambiando e bisognerà per forza di cose riorientar­e l’offerta puntando maggiormen­te sulle piattaform­e online e sulle mutate abitudini di fruizione di radio e tv. Per quanto riguarda la seconda rete televisiva ci saranno novità nel palinsesto da settembre. Mentre lo sport continuerà ad avere il suo spazio, durante il giorno cambierann­o le formule: fino al pomeriggio vi sarà la radio in tv e informazio­ni di servizio, ma nessuna produzione originale. Poi vi saranno le repliche e rimarrà solo la prima serata come produzione originale per Rsi La2.

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TI-PRESS Il direttore della Rsi Maurizio Canetta

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