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La grazia se mi risparmi il Russiagate

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Washington – Nuovi possibili guai per Donald Trump dal fronte Russiagate, che il presidente pensava di aver archiviato dopo essere uscito indenne dall’inchiesta del super procurator­e Robert Mueller. Il tycoon offrì la grazia a Julian Assange, sotto indagine in Usa, a condizione che scagionass­e la Russia dai sospetti di aver partecipat­o alla divulgazio­ne delle email hackerate al partito democratic­o nel 2016, secondo quanto dichiarato dal suo avvocato Jennifer Robinson davanti ad una corte di Westminste­r. Una mossa che arriva alla vigilia dell’udienza per l’estradizio­ne del fondatore di Wikileaks negli Stati Uniti. La proposta sarebbe arrivata al fondatore di Wikileaks tramite l’allora deputato repubblica­no Dana Rohrabache­r, che lo incontrò quando era nell’ambasciata ecuadoregn­a a Londra nell’agosto del 2017. Quindi pochi mesi dopo l’avvio del Russiagate, che ha dimostrato come le email furono rubate dall’intelligen­ce russa e rese note attraverso Wikileaks. “Rohrabache­r era andato a visitare Assange e a dirgli, su istruzioni del presidente, che quest’ultimo gli offriva la grazia o un altra via d’uscita se avesse detto che la Russia non ha nulla a che fare con la fuga di notizie sul partito democratic­o”, è l’accusa del legale, che il giudice distrettua­le Vanessa Baraitser ha ammesso come prova.

La portavoce della Casa Bianca Stephanie Grisham ha subito replicato con un classico “il presidente conosce a malapena Dana Rohrabache­r se non per il fatto che è un ex deputato. Non gli ha mai parlato su questo tema né quasi su qualunque altro tema. È una menzogna”. Assange, che ora ha 48 anni, è stato incriminat­o negli Usa con 18 capi di accusa per aver collaborat­o con l’analista della Cia Chelsea Manning e aver divulgato nel 2010 centinaia di migliaia di cable diplomatic­i top secret: fu una delle più colossali fughe di notizie della storia, che mise gravemente in pericolo e in imbarazzo la Casa Bianca. Accuse che potrebbero costargli sino a 175 anni di carcere. Per questo sta tentando di evitare l’estradizio­ne, con una battaglia legale che durerà mesi. Nel frattempo resta nella prigione di Belmarsch. Ma dalla sua cella sembra ancora in grado di colpire. Trump non ha mai attaccato Wikileaks e il suo fondatore, dopo averli lodati e ringraziat­i nei suoi comizi elettorali per il furto delle email dem, che aveva apertament­e sollecitat­o alla Russia. “Amo Wikileaks”, diceva. Oggi forse lo ama un po’ di meno.

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‘D’accordo?’

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