Paletti Ue all’intelligenza artificiale
Bruxelles – La corsa al futuro digitale è appena iniziata e l’Unione europea vuole partecipare da protagonista. Sull’intelligenza artificiale (AI) e la condivisione dei dati industriali dovrà vedersela con Stati Uniti e Cina ma a Bruxelles ora si affilano le armi. A partire dagli investimenti: 20 miliardi di euro all’anno nei prossimi dieci anni. E poi norme chiare, vincolanti e stringenti per i sistemi ad alto rischio, come il riconoscimento facciale (proibito di principio, salvo eccezioni giustificate) senza paura di colpire le ‘Big Tech’ a stelle e strisce. Ma anche un “mercato unico europeo” dei dati industriali per imprese e governi.
L’uomo al centro, non viceversa
Nel suo atteso ‘White Paper’ sull’intelligenza artificiale, primo passo verso una vera e propria regolamentazione che arriverà a fine anno, Bruxelles mette in evidenza le opportunità ma anche i dilemmi portati dalle nuove tecnologie. A esaltare la rilevanza della sfida ci pensa la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, chiedendo coraggio perché è giunto il momento che l’Ue faccia “le proprie scelte, basate sui propri valori, rispettando le proprie regole”. E le nuove tecnologie, precisa la vicepresidente Ue Margrethe Vestager, “devono servire i cittadini e non il contrario”. Significa,
chiarisce Bruxelles nella sua comunicazione, garantire sicurezza, trasparenza e un approccio che tenga l’uomo al centro, per mitigare il lato ‘oscuro’ dell’AI, foriero di rischi, dalla privacy alla discriminazione.
I governi sono chiamati a “testare e certificare gli algoritmi” dietro alle applicazioni, per tutelare il rispetto dei diritti fondamentali. Un’avvertenza valida soprattutto per il controverso riconoscimento facciale, su cui è caduta l’iniziale idea dell’Ue di imporre un bando totale per 5 anni all’uso nei luoghi pubblici (complice forse anche la contrarietà del Ceo di Google, Sundar Pichai). “Il suo uso è generalmente proibito” dal Gdpr, spiega Vestager, le eccezioni dovranno essere “debitamente giustificate e proporzionate”. Per le applicazioni a basso rischio, invece, è previsto un sistema volontario di etichettatura.
Una volta che le norme saranno messe nero su bianco tutti gli sviluppatori di AI dovranno conformarsi, un po’ come successo con il Gdpr. Una linea che vale anche per i dati. Bruxelles non vuole piattaforme che si prendano tutto. La speranza di trovare “una buona strategia condivisa” con le ‘Big Tech’ per la regolamentazione del web è ancora viva ma, avverte Breton, se il dialogo “non funziona, dovremo mettere regole ex ante”. E la Silicon Valley deve aspettarselo.