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‘Ho riso, ho vissuto, vi pare poco?’ Flavio Bucci, il fu ‘irregolare di talento’

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Flavio Bucci si è spento a 72 anni a Passoscuro sul litorale romano, in totale solitudine così come aveva vissuto l’ultimo suo tratto di vita. Il Ticino aveva avuto modo di apprezzarl­o nel ‘Matlosa’ di Villi Hermann, presentato in concorso al Festival di Venezia nel 1981 e al Festival di Locarno nel 1982. Aveva esordito nel cinema nel 1971 per Elio Petri in ‘La classe operaia va in paradiso’, e il regista romano lo aveva voluto con sé anche in ‘La proprietà non è più un furto’, due anni più tardi. Torinese con origini del Sud,

Bucci è morto in totale povertà dopo una vita di eccessi (amava dire “Non mi pento di niente, ho amato, ho riso, ho vissuto, vi pare poco?”). La grande popolarità era arrivata con il Ligabue televisivo di Salvatore Nocita (1977); il cinema, invece, negli anni della Hollywood dalle “facce strane” (sue parole), aveva riservato a lui, “irregolare di talento”, ruoli al limite, dal prete blasfemo de ‘Il marchese del grillo’ di Monicelli al pianista cieco di ‘Suspiria’ di Dario Argento fino all’Evangelist­i de ‘Il Divo’ di Paolo Sorrentino.

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Nel 1977 nei panni di Antonio Ligabue

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