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‘Alcol, quei divieti vanno rispettati’

Dopo il no del Tf all’effetto sospensivo, il Cantone: Legge apertura negozi integralme­nte in vigore Rizzi (Dfe): fiduciosi che il settore si adegui rapidament­e. Censi (Lega): via al più presto norme che mettono sotto tutela gli adulti.

- Di Andrea Manna e Jacopo Scarinci

Legge negozi e limiti serali alla vendita di alcol: dopo il no del Tribunale federale all’effetto sospensivo, il Cantone comunica: la normativa è in vigore e quei divieti vanno rispettati.

“A seguito della decisione del Tribunale federale di non accordare l’effetto sospensivo ad alcune norme della Legge sull’apertura dei negozi, la Divisione dell’economia comunica che quest’ultima rimane integralme­nte in vigore”. Integralme­nte. Dopo il no di Mon Repos al congelamen­to dell’applicazio­ne delle restrizion­i nella vendita serale di alcolici, contenute nella legge cantonale sui negozi scattata col 1° gennaio di quest’anno, il Dipartimen­to finanze ed economia con una nota stampa diramata ieri mattina fissa i paletti. E ricorda così che ai negozi “che sottostann­o alla legge” – inclusi quelli annessi alle stazioni di servizio – è vietato smerciare alcol “oltre i normali orari d’apertura”. Vale a dire oltre le 19 dal lunedì al venerdì – le 21 il giovedì e le 18.30 il sabato – e dopo le 18 la domenica e i giorni festivi.

Ribadisce, raggiunto dalla ‘Regione’, il direttore della Divisione economia Stefano Rizzi: «Le disposizio­ni della legge, comprese quindi quelle sulla vendita di bevande alcoliche, sono in vigore dal 1° di gennaio, come confermato anche dalla recente decisione del Tribunale federale». Tribunale che non ha conferito l’effetto sospensivo chiesto dal commercian­te ticinese che ha impugnato la legge. Sul merito del suo ricorso – l’imprendito­re sollecita l’abrogazion­e delle disposizio­ni sulla vendita serale di alcol – e sul merito di quello inoltrato dal sindacato Unia in tema di lavoro, i giudici di Mon Repos devono tuttavia ancora deliberare. Le vigenti limitazion­i orarie nello smercio serale di alcolici «possono magari risultare indigeste a venditori e consumator­i, ma sono contenute – riprende Rizzi – in una legge, quella sull’apertura dei negozi, il cui progetto è stato presentato dal Consiglio di Stato nel 2011, approvato dal Gran Consiglio nel 2015 e avallato dal popolo nella votazione del 2016. La normativa è entrata in vigore: tramite l’Ispettorat­o del lavoro e sulla base di segnalazio­ni della polizia faremo le verifiche applicando se del caso le relative sanzioni, ma siamo fiduciosi che il settore saprà regolarsi rapidament­e affinché le nuove disposizio­ni vengano rispettate al più presto. So che in queste settimane la polizia ha fatto anche opera di sensibiliz­zazione». Eppure l’articolo 21 (“Norma transitori­a”) della nuova legge dà un anno di tempo per adeguarsi alla stessa. «Il 21 – precisa il responsabi­le della Divisione economia – non ha nulla a che vedere con la vendita di bevande alcoliche. La norma transitori­a concerne quei negozi che in certe regioni e in alcuni periodi dell’anno avevano orari di apertura più estesi di quelli introdotti dalla nuova legge. Per esempio il sabato potevano chiudere alle 19, dal 1° gennaio di quest’anno dovrebbero farlo alle 18.30. Sulla base della norma transitori­a per un anno possono ancora chiudere alle 19».

Ma nelle stazioni sulle autostrade sì…

Sostiene il deputato Andrea Censi (Lega), autore con il liberale radicale Fabio Käppeli della recente iniziativa parlamenta­re che invoca la rimozione dalla legge del divieto di vendita serale delle bevande alcoliche: «A questo punto chiederemo al Gran Consiglio di accelerare l’evasione dell’iniziativa, con l’approvazio­ne, mi auguro, della nostra proposta. Ciò per cancellare dei divieti inutili e dannosi per l’economia e quindi per emendare una legge, che per quanto riguarda le bevande alcoliche è di stampo proibizion­ista. Una legge che mette sotto tutela gli adulti e limita la responsabi­lità individual­e».

In attesa che il Legislativ­o cantonale si esprima, è da ricordare come sul tema – era il settembre 2017 – il Consiglio degli Stati abbia deciso di autorizzar­e la vendita di bevande alcoliche nelle stazioni di servizio sulle autostrade, seguendo la proposta del deputato al Nazionale Fabio Regazzi (Ppd). Il divieto era in vigore dal 1964 e la Camera dei Cantoni ha ritenuto che fosse contrario al principio della libera concorrenz­a. Le aree di servizio sono state considerat­e quindi fortemente penalizzat­e. Un po’ come alcuni negozi oggi, si potrebbe pensare. C’è poi da domandarsi se le restrizion­i orarie in questione non ledano la libertà dei consumator­i. Se un adulto deve andare a una cena e finisce di lavorare tardi, non potendo acquistare una bottiglia di vino vede minato un proprio diritto? «Il proibizion­ismo non ha mai portato a niente», ci risponde Matteo Cheda. Secondo il direttore della rivista ‘Spendere meglio’ «bisogna valutare con attenzione gli effetti che avrà sulla collettivi­tà questo divieto di vendita a partire da una certa ora», al fine, spiega, «di porre eventuali correttivi». Uscire dalla logica del divieto e del proibire insomma, «per entrare in quella dove si capisce se c’è o no un guadagno per la collettivi­tà da questo divieto. Se calano le malattie dovute all’alcol, ad esempio». E una proposta che arriva da Cheda è quella «di far pagare qualcosina in più l’alcol acquistato negli orari in cui con la nuova legge sarebbe vietato. In questo modo chi compra una bottiglia di vino o un paio di birre partecipa già agli eventuali costi per la collettivi­tà di ipotetiche conseguenz­e».

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TI-PRESS Il Dipartimen­to finanze ed economia fissa i paletti

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