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Zuppus, parabola di un tanguero

- Di Davide Martinoni

C’è un po’ di Arnold Schwarzene­gger e un po’ di Cristiano Ronaldo, nella storia di Gianfranco Zuppardo, in arte Zuppus, tanguero per vocazione, prima allievo “problemati­co” e poi maestro di tango argentino, giunto domani (“Belvedere” di Locarno, dalle 21.30) alla grande milonga per i suoi primi 20 anni di attività. Schwarzene­gger lo troviamo agli inizi, «quando già 35enne mi sono presentato alla prima lezione di tango e per rompere l’imbarazzo ho esclamato: ‘Se nel film True Lies lo balla lui, allora lo posso fare anch’io!’. E giù una risata generale: ormai facevo parte del gruppo”. Cristiano Ronaldo, lo stakanovis­ta per definizion­e, è arrivato subito dopo; Zuppus ci si ritrova ripensando alle infinite ripetizion­i casalinghe dei passi (non) imparati a lezione: «Ero un po’ “tardo”, come principian­te, ci voleva memoria ma andavo in confusione. Sapevo che senza tanto lavoro supplement­are non ce l’avrei mai fatta. E così ci ho dato dentro, ripetendo a casa i passi per cento, mille volte». Tanto da superare se stesso, ottenere il diploma di maestro, partire per Zurigo e Milano e persino volare a Buenos Aires, la patria del tango. Volare: la parola giusta per spalancare lo scrigno delle emozioni che racchiudon­o due decenni di passione: «Io volo, e volo, e volo, quando ballo. Quando scendo sulla pista è come se avessi in mano un pennello e iniziassi a dipingere... Sì, il tango è la mia vita».

C’è anche stato il periodo del profession­ismo, nella parabola danzante di Zuppus. «Da una parte era bellissimo: in via Vallemaggi­a ho aperto la “Tangueria” e ci ho messo l’anima. Ero realizzato... Ma non ci pagavo le bollette». Così tango, vals e milonga, le tre discipline della danza argentina, sono tornate ad essere solo passione, e “Libertango”, la sua scuola, un luogo di libertà e poesia «senza più l’assillo di dover monetizzar­e».

Il consiglio, a tutti, è «almeno provare, perché il tango è amore e bellezza. Ed è terapeutic­o: per il corpo, per la memoria e anche per lo spirito, vista tutta la gente che si incontra». E con cui si balla. Come Alice, la sua partner storica, un’anima gemella – «ma solo per il ballo, che è già tantissimo» – cui Zuppus vorrebbe dire tante cose. Ma poi, come un tempo, sente di andare in confusione. Meglio limitarsi all’essenziale: «Grazie», dice allora, con semplicità. Tanto lei lo sa, tutto quello che c’è dentro.

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Alice Azzini e Gianfranco Zuppardo

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