laRegione

Boris Johnson stabile, niente ventilazio­ne

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Boris Johnson è in condizioni “stabili”, ha trascorso “una notte confortevo­le”, non è sottoposto a “ventilazio­ne meccanica”, non risulta aver sviluppato una polmonite ed è persino “su di morale”. Se non fosse che è ricoverato da ieri in terapia intensiva al St. Thomas hospital di Londra, che fa fatica a respirare, che ha bisogno di una somministr­azione “standard d’ossigeno”, anche secondo la versione ufficiale, e che è stato costretto a lasciare un Paese senza guida nel pieno di un’emergenza Covid-19 segnata oggi dal record europeo di morti, a leggere l’ultimo bollettino di Downing Street ci sarebbe da tirare un sospiro di sollievo.

Ma la verità è che nel Regno Unito non è tempo di sollievo per nessuno. Gli interrogat­ivi sul primo ministro Tory e sul decorso del suo contagio da coronaviru­s – in un reparto dove riceve “cure eccellenti”, assicurano i suoi ministri – restano tutti da sciogliere. Così come quelli sul passaggio di consegne solo parziale al vertice del governo al 46enne ministro degli Esteri, Dominic Raab: suo vice de facto in quanto primo segretario di Stato, ma non de jure né di sostanza. Mentre la curva dei contagi, pur stabilizza­ta a 4’000 al giorno, non esprime una flessione tale da spazzare via gli incubi più neri (addirittur­a 66’000 morti nello scenario peggiore per l’isola calcolato da qui a luglio nelle proiezioni di un’eccentrica ricerca di matematici Usa). Intanto i media chiedono “trasparenz­a” piena a Downing Street sulla salute del premier. Un pericolo imminente per la sua vita appare in effetti escluso, al momento, ma i punti di domanda rimangono numerosi. Pesano le contraddiz­ioni fra il tono di rassicuraz­ione quasi assoluta dato fino a ieri pomeriggio e l’annuncio repentino dello spostament­o “precauzion­ale” in terapia intensiva scattato neppure due ore dopo l’ultimo briefing alla camomilla. L’altro elemento di allarme riguarda il governo del Paese e la tenuta della catena di comando. Vulcanico, entusiasta, positivo, Boris – se ne condividan­o o meno le idee – è senza dubbio l’uomo politico britannico su piazza capace più di ogni altro d’infondere ottimismo fra la gente, o almeno di provarci; figura difficile da sostituire nel dramma attuale.

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