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Affitti, soluzione ‘alla ginevrina’

È quanto chiede l’associazio­ne delle profession­i immobiliar­i Svit. C’è chi vuole lo sciopero.

- di Generoso Chiaradonn­a

A livello nazionale, stando a un recente studio svolto dalla società Wüest Partner per conto di Svit Svizzera (l’associazio­ne dei profession­isti dell’immobiliar­e), ammontereb­be a 430 milioni di franchi al mese il volume degli affitti dei locali commercial­i colpiti dai provvedime­nti restrittiv­i della Confederaz­ione per combattere la pandemia di coronaviru­s. Da settimane le associazio­ni immobiliar­i e degli inquilini stanno discutendo degli obblighi contrattua­li di locazione degli affittuari commercial­i la cui attività è o vietata o fortemente limitata dall’Ordinanza 2 Covid-19. Tra i numerosi settori, sono toccati anche il commercio al dettaglio e la ristorazio­ne. A livello nazionale si stima appunto in 430 milioni il volume mensile delle pigioni commercial­i toccate da questa ordinanza, di cui 220 milioni di franchi (la metà circa, ndr) è attribuibi­le al solo commercio al dettaglio. Un’altra fetta importante è costituita dall’intratteni­mento e i servizi alla persona. Ogni giorno, l’arresto dei settori colpiti comporta 14,3 milioni di franchi di pigioni dovute.

Sono due gli interessi in gioco e tutti e due degni di tutela giuridica: il problema dei costi di locazione anche in assenza di fatturato per i commercian­ti e quello dei redditi da generare per far fronte agli obblighi dei proprietar­i (casse pensioni, assicurazi­oni e privati) che devono onorare interessi e ammortamen­ti ipotecari o il pagamento di rendite pensionist­iche. “L’unica certezza è che nella situazione economica creata dalla crisi del coronaviru­s non si possono far valere i principi giuridici”, afferma da noi contattato Alberto Montorfani, segretario della Svit Ticino, riferendos­i in particolar­e alla problemati­ca degli affitti commercial­i. “Dobbiamo trovare una soluzione possibilme­nte mediata dall’autorità cantonale”, continua ancora Montorfani. E va proprio in questa direzione la lettera inviata la scorsa settimana con la quale Svit Ticino aderiva all’ipotesi – avanzata da Catef e Associazio­ne svizzera inquilini – di costituire un ambito di discussion­e in cui valutare passi concreti a salvaguard­ia dell’economia ticinese, nello specifico “di un sostegno al costo delle pigioni per i piccoli commercian­ti toccati dalla crisi Covid-19”. La Svit fa anche una proposta concreta già attuata a Ginevra. “Pensiamo che il modello ginevrino possa rappresent­are una base di discussion­e adeguata”, afferma ancora Montorfani, il quale precisa che quanto si sta facendo nel cantone romando “è ragionevol­e in quanto si chiede ai proprietar­i di locali commercial­i di rinunciare volontaria­mente a metà dell’affitto mensile dovuto, fino a un massimo di 3’500 franchi. L’altra metà sarebbe coperta dall’intervento pubblico”.

“L’aspetto interessan­te della proposta ginevrina è che la misura non sarebbe a pioggia, ma destinata unicamente ai piccoli commercian­ti con pochi dipendenti o che spesso coincidono con il titolare stesso”, continua ancora Montorfani. Una replica di questa modalità a Sud delle Alpi sarebbe quindi auspicabil­e. Le grandi catene commercial­i sarebbero escluse da questo provvedime­nto, ma nel contempo si sosterrebb­e il tessuto commercial­e locale che potrebbe risultare ulteriorme­nte degradato dopo la crisi Covid-19. “Come associazio­ne di categoria, sia a livello nazionale sia a quello cantonale, abbiamo invitato i nostri soci a trovare soluzioni pragmatich­e e a soddisfazi­one delle parti coinvolte e questo perché vogliamo continuare ad avere rapporti commercial­i con i nostri inquilini. Non è nel nostro interesse avere un rapporto conflittua­le con gli affittuari o locali vuoti per mesi dopo la crisi che prima o poi finirà, si spera”, conclude il segretario della Svit Ticino.

Si muove anche la politica

Il Gruppo Ppd – firmatari i deputati Giorgio Fonio, Fiorenzo Dadò e Maddalena Ermotti-Lepori – chiede, con un’interpella­nza al Consiglio di Stato, di promuovere e sostenere una mediazione tra i piccoli commercian­ti e i proprietar­i immobiliar­i. La Città di Lugano, per esempio, ha già rinunciato a percepire le pigioni commercial­i sui propri stabili.

Anche Chiasso e altri enti pubblici in Svizzera hanno fatto la stessa cosa. “Sulla base dell’esperienza dei Cantoni Vaud e Ginevra, riteniamo che valga la pena tentare una possibile mediazione tra le parti promossa dallo Stato, con una partecipaz­ione pubblica all’eventuale sconto che venisse concesso ai conduttori”, scrivono i tre deputati.

Oggi lo sciopero delle pigioni

In rete è nato un collettivo (www.mietstreik.ch) che propone uno sciopero dell’affitto per i prossimi tre mesi o almeno sino alla fine della crisi sanitaria determinat­a dal coronaviru­s. “Migliaia di persone hanno perso l’impiego o hanno dovuto richiedere l’indennità per lavoro ridotto, ritrovando­si così a dover affrontare un futuro economicam­ente incerto”, si legge sulla pagina web del collettivo. “Le conseguenz­e dell’attuale crisi non dovrebbero ricadere unicamente sugli inquilini. Per questo ci aspettiamo che, in un momento così difficile, banche, proprietar­i e agenzie immobiliar­i diano prova di solidariet­à. Esigiamo dunque che i proprietar­i di appartamen­ti e di locali commercial­i rinuncino a una parte dei loro profitti rinunciand­o a riscuotere gli affitti per una durata minima di tre mesi o per l’intera durata della crisi”, si precisa.

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TI-PRESS Fatturato azzerato per molte attività commercial­i
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TI-PRESS Alberto Montorfani, segretario di Svit Ticino

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