laRegione

GastroSuis­se rilancia l’allarme e trova ascolto in Guy Parmelin

Exit strategy in discussion­e. Ristoranti, non esclusa riapertura ‘nelle prossime settimane’.

- Di Stefano Guerra/Ats

S’accende il dibattito su tempi e modalità dell’uscita dal ‘lockdown’ in Svizzera. Il Consiglio federale ci va con i piedi di piombo. La peggiore delle cosel·o hanno ribadito sabato dalle colonne de ‘laRegione’ il ministro della Sanità Alain Berset e sulla ‘Nzz’ la presidente della Confederaz­ione Simonetta Sommaruga s· arebbe essere costretti a fare marcia indietro, ovvero dover fermare delle attività riaperte a causa di una nuova impennata dei contagi. C’è però chi vorrebbe tornare più velocement­e alla normalità. Come GastroSuis­se. O l’Udc, che ha lanciato la petizione ‘Senza economia la Svizzera è perduta! Basta col confinamen­toa· desso!’.

Sul piano epidemiolo­gico la situazione si conferma stabile (cfr. infografic­a pag. 4). Sembrerebb­e emergere però una forte disparità regionale in fatto di mortalità. In Ticino il tasso è di 53,5 decessi ogni 100mila abitanti, il doppio della Romandia e otto volte tanto rispetto alla Svizzera tedesca, indica il ‘SonntagsBl­ick’. Ma i confronti vanno effettuati con cautela: i dati non sono raccolti allo stesso modo e non sempre vengono eseguiti test Covid19 dopo la morte, puntualizz­a il domenicale.

Cifre e tendenze rassicuran­ti, oppure no? Il dottor Andreas Cerny, direttore dell’Epatocentr­o alla Clinica Moncucco di Lugano, ribadisce le sue forti perplessit­à, già espresse in una recente intervista al nostro giornale. “Rischiamo una seconda ondata. E questa potrebbe essere peggiore della prima”, ha detto al ‘SonntagsBl­ick’. L'esperto in malattie infettive spera che il Ticino continui a seguire l’esempio della Lombardia, dove la serrata è ancora in vigore, e non il piano di uscita di Berna.

GastroSuis­se è agli antipodi. L’organizzaz­ione · spalleggia­ta da alcuni parlamenta­ri r· innova l’appello per una rapida riapertura. E trova ascolto in Guy Parmelin. Il ministro dell’Economia non esclude che i ristoranti possano aprire “nelle prossime settimane”, ha affermato alla ‘SonntagsZe­itung’ e a ‘Le Matin Dimanche’. Anche i commercian­ti mordono il freno. E così sabato la commission­e sanitaria del Nazionale ha chiesto al governo di correggere la discrimina­zione subita dai piccoli negozi (in stand-by fino all’11 maggio) rispetto ai grandi distributo­ri (autorizzat­i a vendere dal 27 aprile beni di consumo e altra merce nei propri negozi di alimentari). Chi continua a lavorare subendo però un drastico calo degli introiti, tira invece un sospiro di sollievo dopo la decisione del Consiglio federale di estendere l’erogazione delle indennità di perdita di guadagno. Le casse di compensazi­one hanno già ricevuto quasi 150mila richieste da parte di lavoratori autonomi. Ne prevedono altre 100mila nei prossimi giorni.

Fattore cruciale per la riapertura sarà la disponibil­ità del materiale di protezione. Nei prossimi quattro mesi il governo vuole procurarsi 550 milioni di maschere protettive, mille nuovi respirator­i, 8 milioni di kit per i tamponi, 190 milioni di guanti monouso e 48 milioni di unità di disinfetta­nte per le mani, hanno riferito la ‘Nzz am Sonntag’ e la ‘SonntagsZe­itung’. Costo dell’operazione: fino a 2,24 miliardi di franchi. Quello delle mascherine risulta essere fino a quattro volte superiore ai prezzi abituali. E alcuni parlamenta­ri storcono il naso.

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