Pizza e mascherina: 42 sanzioni da lockdown
Controllati dall’Arma 558 veicoli e 686 persone
Stretti nella morsa del virus ma soprattutto di una doppia legislazione, quella italiana e quella ticinese e svizzera, non sempre di facile gestione (già prima del coronavirus e oggi acuitasi con l’emergenza sanitaria). Protagonisti i cittadini di Campione d’Italia ‘confinati’ nel piccolo territorio di un chilometro e mezzo quadrato dalla quarantena forzata decisa da Roma fino al 3 maggio e attenti, nei loro brevi spostamenti dettati dall’urgenza (l’acquisto di beni di prima necessità o controlli medici), a rispondere anche alle limitazioni attuate nel cantone (l’ultima quella rivolta agli over 65 e al divieto di fare la spesa, ‘invito’ recentemente alleggerito dalla possibilità di recarvisi di prima mattina). All’Arco d’entrata nell’enclave una pattuglia dei Carabinieri controlla i passaggi di auto e persone con la perentoria richiesta dell’autocertificazione, il documento imposto dalle autorità italiane per giustificare il minimo movimento. Tutti in regola o fra i veicoli in entrata e uscita c’è qualche furbetto del lockdown? A rispondere al nostro interrogativo è il comandante del Nucleo operativo campionese della Benemerita, Natale Grasso: «Dall’11 marzo ad oggi abbiamo controllato 558 veicoli e 686 persone. Le sanzioni sono state 42 a carico per il 50% di campionesi e per l’altra metà di cittadini residenti in Ticino». Le scuse più curiose? «Per chi viene da fuori si va dal desiderio di comprarsi una pizza al fare una passeggiata sul lungolago, per chi qui abita il fatto di non indossare la mascherina, obbligatoria in Lombardia, o a ritrovarsi fuori senza un motivo. Ma vorrei sottolineare che non vi è alcun accanimento da parte dei miei militi, sono controlli necessari e richiesti dalla Questura».
Sanzioni che nel corso delle settimane sono passate, ci spiega il comandante, dalla denuncia in stato di libertà (in questo caso, ovvero prima del 2 aprile, sono state 19) alla più ‘mite’ contravvenzione verbale (23 in totale). Del resto gli spostamenti, in tempi di coronavirus, vanno centellinati e soprattutto giustificati. La stessa autocertificazione dev’essere compilata in ogni sua parte riportando il luogo esatto da dove ci si è ‘allontanati’ alla destinazione d’arrivo e ritorno (rigorosamente all’interno della regione Lombardia). I motivi riconosciuti dal Ministero degli interni? Soprattutto comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza (per trasferimenti in comune diverso da quello del proprio domicilio), situazione di necessità e motivi di salute. Il foglio, una volta in mano alle forze dell’ordine, viene datato e firmato. Fra i casi consentiti espressamente vi sono: una visita medica, urgente assistenza a congiunti o a persone con disabilità, esecuzione di interventi assistenziali in favore di persone in grave stato di necessità, obblighi di affidamento di minori, denunce di reati, rientro dall’estero, altri motivi particolari. Non certo una pizza... seppur fragrante.