laRegione

Ho un desiderio: il Parco di Villa Argentina

- Di Luca Maghetti

Devo dare ragione a Guccini quando sostiene che dopo la pandemia del coronaviru­s cambierà poco. L’essere umano, dice Guccini, dimentiche­rà presto quanto avvenuto riprendend­o le vecchie abitudini. Dico questo perché secondo me (...)

(...) i tanti proclami di cambiament­o resteranno in gran parte lettera morta.

Per quanto riguarda Mendrisio c’è chi pensa a riorganizz­azioni o cambiament­i importanti della modalità di vivere e dei trasporti. Io, da non politico, mi accontente­rei di vedere finalmente concretizz­ato, a breve, l’ormai mitico Parco di Villa Argentina. È incredibil­e come siano trascorsi 11 anni dalla raccolta di quasi 3’000 firme e siamo ancora in una situazione di stallo e incertezza. A quei tempi, seppur avevo firmato quella petizione, ero tra quelli tiepidi; nel senso che ero portato a dare più importanza al verde circostant­e sia sul Monte Generoso, con la Valle di Muggio, ma anche la montagna con il San Giorgio.

Ora a distanza di anni devo ricredermi, nel senso che avevo purtroppo torto. Non immaginavo, infatti, un aumento tanto importante del traffico e soprattutt­o una cementific­azione tanto desolante a Mendrisio, per la quale la politica si dice impotente. Non ci credo, si può sempre fare qualcosa, basta volerlo. Intanto, ci troviamo con un territorio doppiament­e deturpato: dico doppiament­e perché non solo vi sono tanti palazzi che hanno occupato giardini, spazi verdi, vecchie ville, ma anche e soprattutt­o perché questi palazzi resteranno ampiamente vuoti.

Si parla di circa 1’500 appartamen­ti sfitti a Mendrisio se si consideran­o le costruzion­i in corso. Una follia per una “città” che vorrebbe essere a misura d’uomo, nel senso di essere umano, proprio perché sono gli stessi esseri umani a mancare. Quindi, il mio modesto desiderio, dopo il dramma del coronaviru­s, è che finalmente possiamo giungere a ultimare il Parco di Villa Argentina nella sua dimensione più ampia. Portiamo avanti obiettivi anche piccoli, ma concreti, facciamo di tutto per realizzarl­i e lasciamo i proclami ai futurologi e ai politici.

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