Requiem per il sogno? O non era solo un sogno?
Tutti pregano per la resurrezione del Festival
I giornali di settore segnano le loro cronache cinematografiche come un notiziario televisivo sui morti da coronavirus: “Oltre 5mila aziende cinematografiche e televisive cinesi hanno cancellato o revocato le loro produzioni fino ad ora quest’anno, già il doppio del 2019”. Thierry Fremaux, gran capo e anima del Festival di Cannes, comprende il dramma, che non è solo quello del direttore di un festival cancellato dal virus, ma del capitano di una nave che si chiama Cinema e allora spiega: “Il cinema e le sue industrie sono minacciati. Dovremo ricostruire, riaffermare la sua importanza con energia, unità e solidarietà”. Egli sa che cosa significa Cannes per tutto il cinema che vede il suo Festival come faro necessario, come porto sicuro, nell’oceano periglioso di un’arte, di un’industria, che si vede esclusa dal futuro. “Se si svolge il Festival di Cannes, lo farà in pieno possesso della sua immagine e delle sue risorse. Se avrà luogo, significherà che la vita ha vinto. Oggi è impossibile proiettarci a breve termine: i festival autunnali potrebbero essere cancellati, ciò che ognuno deve capire è che se combattiamo, non è (per) il festival stesso, ma per supportare il rilancio economico dell’intero settore, su scala globale – film, artisti, professionisti, sale e pubblico”, ha dichiarato a Variety. In un mese si è convinto dell’impossibilità di poter presentare una Selezione Ufficiale, hanno cancellato l’edizione 2020 la Quinzaine des Réalisateurs, la Semaine de la Critique e l’Acid, sezioni che completano il programma pubblico del Festival.
Strada maestra per l’Oscar
Non è stata una follia il non chiudere il sogno di fare il Festival, fino all’ultimo Thierry Fremaux ci ha provato, sa che l’etichetta Cannes è un valore aggiunto, che offre a cinematografie diverse la possibilità di esistere, sa che il premio a ‘Parasite’ del sudcoreano Bong Joon Ho non è stata una Palma ma è stata la strada maestra per l’Oscar più straordinario della Storia, quello che ha scosso l’imbalsamata cinematografia hollywoodiana; Cannes non è solo i tappeti rossi, ma il Cinema. Non sappiamo che cosa succederà a Locarno, Venezia, Toronto, San Sebastian e Deauville quest’anno: “Dipenderà dalla riapertura delle sale, è un problema cruciale. L’impegno di Cannes a favore dei cinema rimane invariato. Dobbiamo aiutarle, le sale e i film avranno ruoli chiave da svolgere con il pubblico”. Un segnale importante viene dal Mercato, l’anima commerciale del Festival, che si farà virtualmente dal 22 al 26 giugno. Un Marché du Film Online che è un tentativo di sostenere l’industria internazionale e aiutare tutti i professionisti del cinema. Sarà uno spazio riservato, dove i visitatori troveranno stand virtuali, padiglioni virtuali con le istituzioni del mondo intero che presenteranno le commissioni cinematografiche, le location, la loro organizzazione. Proiezioni in linea, meeting. Le proiezioni saranno di film finiti o in post produzione, programmate a orari prestabiliti in una quindicina di sale virtuali. Proiezioni replicate per chi si collega da lontani fusi orari. La piattaforma sarà quella solita: Cinando. Ci saranno anche conferenze. Spazio anche alla Realtà Virtuale. L’accredito: 95 € fino al 29 maggio poi 195 € normale tariffa.
Quel che abbiamo perso
Ma tutto questo non consola pensando a quello che abbiamo perso, cioè quella selezione magica che ogni anno il Festiva di Cannes offre per sognare con il cinema e imparare a vivere con il cinema vero. Quest’anno non erano solo in lista Wes Anderson, Andrea Arnold, Paul Verhoeven, Stephane Brizé, François Ozon, Bruno Dumont, Laurent Cantet, Leos Carax. C’erano anche due autrici importanti come Sylvie Verheydes e Mia Hansen-Love. Si aspettava anche Antonin Peretjatko con Gérard Depardieu. E che dire, tutti aspettavano Nanni Moretti e poi tanti: Leyla Bouzid, l’argentino Alejandro Chomski, Yeon Sang-ho, Michael Haneke, Johnnie To, Naomi Kawase, Kiyoshi Kurosawa, Apichatpong Weerasethakul… Non sono che nomi, che insieme ai titoli sono persi nell’oceano senza il faro Cannes, e nessuno recita un Requiem per il festival, tutti pregano per la sua resurrezione.