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Bramando il vento, in fuga dal virus

Dopo l’odissea iberica, Scornaieng­hi fa gli scongiuri per Malcesine: ‘È il pass per il futuro’

- di Christian Solari

Era arrivato a Maiorca con la speranza di riuscire infine a dare avvio alla sua stagione. Invece l’avventura al Trofeo Princesa Sofia, regata che attira a Palma centinaia di velisti da ogni dove tra fine marzo e inizio aprile, s’è chiusa con un rocamboles­co ritorno a casa per Jacopo Scornaieng­hi. In fretta e furia, per fuggire dal virus. «Eravamo arrivati in Spagna con un po’ d’anticipo, come di consuetudi­ne, così da sfruttare il tempo a disposizio­ne per fare un campo d’allenament­o e riprendere a navigare. Io, però, partendo dal Ticino, avevo già intuito come sarebbe andata a finire...» racconta il ventenne del Circolo velico Lago di Lugano, che al termine della sua ultima stagione nella selezione giovanile di Swiss Sailing spera di bussare alla porta dei quadri C nazionali. «Del resto, quando non sono impegnato con i programmi con la Nazionale mi alleno per conto mio sul lago di Como con i ragazzi del Circolo velico Marvelia, che sono tutti di Milano, quindi ero ben al corrente di cosa stava succedendo in Lombardia. Ma le indicazion­i erano chiare: quindi sono partito lo stesso, e quando sono arrivato a Palma, era un mercoledì (11 marzo, ndr), la situazione era tran-quil-lissi-ma! Sul serio: rispetto al Ticino sembrava di stare su un altro pianeta. Già il giorno seguente, tuttavia, s’è saputo che la regata sarebbe stata annullata, siccome i nuovi decreti del governo spagnolo vietavano assembrame­nti con più di mille persone. E Maiorca, che è una piccola isola, era stata invasa da centinaia e centinaia di persone in arrivo da oltre 40 Paesi: sarebbe stato un disastro se fosse successo qualcosa. A noi di Swiss Sailing, però, inizialmen­te era stato detto di rimanere in Spagna fino a nuovo avviso: Madrid a parte, la situazione a quel momento non era tanto grave e nessuno era allarmato. Invece nel giro di qualche ora la situazione è totalmente cambiata, quando le autorità hanno annunciato che avrebbero chiuso tutto entro lunedì. A quel punto avevamo ventiquatt­r’ore per tornare a casa». Avrete fatto a gara a chi arrivava prima in aeroporto: «Eh... s· orride.·Fortunatam­ente, essendo sotto la guida di una Federazion­e sapevamo di essere seguiti, e nel caso in cui ci fossero stati problemi o dubbi potevamo contare su Swiss Sailing. Tant’è che non ho dovuto far nulla per l’attrezzatu­ra, e la mia barca (una Laser, una deriva da 4 metri, ndr) è tornata in Svizzera a bordo del primo traghetto. Io, intanto, mi son messo a cercare un biglietto aereo, e sabato sera ero seduto su un volo per Zurigo».

Del mare, invece, neppure l’ombra. «È un peccato sul serio, pensando che a quel tempo era già stata cancellata la regata di Coppa del mondo prevista a Genova nel periodo pasquale. E come me erano in molti a chiedersi a che punto fossero dopo la preparazio­ne invernale. Che nel mio caso ho potuto svolgere in Liguria sino a fine febbraio, quando in Italia s’è poi fermato tutto».

Adesso, invece, cosa succederà? «Bella domanda: è tutto bloccato e non possiamo far altro che attendere. Diciamo che, almeno, vivendo in Svizzera, io ho la fortuna di poter continuare a lavorare sulla condizione fisica, soprattutt­o in bici. Prestando particolar­e attenzione naturalmen­te, siccome direi che di questi tempi non è il caso di creare nuove difficoltà agli ospedali... Il mio obiettivo è far sì che qualora si dovesse finalmente partire, il recupero a livello fisico sia il minore possibile, in modo da potermi concentrar­e sulla parte velica».

E a chi fa vela agonistica il fisico serve, eccome. Pur se, in verità, di fisico ogni barca ha bisogno del suo. «Esatto. Prendiamo la mia classe, la Laser standard: a livello profession­istico l’altezza si aggira tra 1m75 e 1m90 e il peso medio tra gli 82 e gli 85 chili, ma quelli come me che sono poco più di 1m75 fanno un po’ fatica quando c’è vento forte. E tra i ‘laseristi’ e i velisti della classe Finn la differenza è lampante, visto che sono armadi da un quintale che si avvicinano ai due metri. E nelle regate in cui trovi tutte le imbarcazio­ni olimpiche riunite, proprio come a Palma, ti scappa un sorriso quando vedi uno specialist­a di Finn incrociare un ragazzo che pratica windsurf. Il quale dev’essere leggero per forza viste le caratteris­tiche del suo mezzo, con un fisico asciutto stile triatleta».

A parte che bisogna prima capire che ne sarà della stagione, ma intanto il tuo obiettivo qual è? «Direi senz’altro i Mondiali Under21 Laser standard, a fine luglio, pur se a questo punto posso immaginarm­i che rischiano a loro volta di venire spostati... Per me, che sono all’ultimo anno tra gli U21, quell’appuntamen­to è una sorta di lasciapass­are per la stagione successiva: in altre parole è la regata su cui devo puntare tutto e ottenere un piazzament­o fra i primi quindici, almeno. È difficile però dire ora come andranno le cose, specialmen­te pensando all’unicità di una situazione che ci vede tutti bloccati, in cui nessuno sa davvero a che punto si trova».

Quest’anno i Mondiali Under21 sono sul Lago di Garda, il paradiso dei velisti... «Malcesine è un posto tosto, perché c’è ‘ventone’ e di conseguenz­a sarà necessaria una notevole prestazion­e sul piano fisico. Però, appunto, ogni giorno che passa i punti di domanda diventano sempre di più, e adesso che hanno spostato a ottobre gli Europei Under21 in Montenegro, mi chiedo quando potrebbero venir riprogramm­ati i Mondiali di Malcesine nel caso in cui a fine luglio effettivam­ente non dovessero avere luogo...».

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'È tutto bloccato, non possiamo che attendere. E il problema è che adesso nessuno sa davvero a che punto si trova'
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TI-PRESS/PUTZU Nell'attesa che si calmino le acque

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