laRegione

Elvezia difendi la tua libertà

- Di Matteo Caratti

Nel suo rapporto annuale Reporters sans frontières ha ricordato che in Svizzera quanto a libertà di stampa siamo – consentite­ci l’espression­e – messi bene. E questo anche se, nell’indice mondiale 2020 da loro elaborato, siamo arretrati dal sesto all’ottavo posto. Per accorgersi della qualità elvetica in fatto di libertà di stampa, basta dare uno sguardo alla graduatori­a occupata dai Paesi che ci circondano: l’Italia figura al 41esimo posto, la Francia al 34esimo, l’Austria al 18esimo.

Ma c’è un ma, che non può non preoccupar­e: Rsf, senza tanti giri di parole, consegnand­o la pagella alla Confederaz­ione, scrive che i media elvetici sono minacciati dal deterioram­ento della loro situazione economica ‘che con la pandemia di coronaviru­s si è trasformat­a in un disastro’. Un disastro dovuto al fatto che – e ci mettiamo anche noi qui dentro – continuiam­o a lavorare in condizioni difficili (con una squadra di giornalist­i ora a lavoro ridotto, spesso in postazioni a domicilio per ridurre al minimo i contagi), facendo ogni giorno i conti con il drammatico e improvviso crollo delle entrate pubblicita­rie causato dall’altrettant­o improvviso arresto delle attività economiche. Una crisi da pandemia che si aggiunge alla precedente di natura tecnologic­a: una crisi che aveva già drenato non poca pubblicità a favore dei potenti motori di ricerca globali togliendoc­i ossigeno in casa. Così, guardando a quanto successo negli anni passati, abbiamo assistito a fenomeni di chiusura di testate o, nella ‘migliore’ delle ipotesi, a processi di concentraz­ione, che hanno portato – come fa opportunam­ente notare Rsf – a una preoccupan­te riduzione della diversità dell’offerta regionale. Una presenza, questa, particolar­mente necessaria in una realtà confederal­e come la nostra, (...)

(...) da cantoni e culture diversi, che si avvalgono degli strumenti della democrazia diretta da nutrire attraverso una specifica formazione dell’opinione pubblica.

In questo senso salutiamo con particolar­e soddisfazi­one la condanna senza mezzi termini firmata da Rsf contro il rifiuto del Consiglio federale di sbloccare aiuti d’urgenza ai media per fronteggia­re il grounding degli introiti pubblicita­ri causato dalla crisi sanitaria’. Il nostro auspicio – ma immaginiam­o anche quello di tutti coloro che hanno a cuore un’informazio­ne capace di svolgere in piena autonomia e indipenden­za il proprio lavoro – è che finalmente la politica federale e quella cantonale si mobilitino – e lo facciano a breve – se credono davvero alla libertà di stampa e al pluralismo. Valori che significan­o molto, soprattutt­o in momenti come questi, nei quali i cittadini ricercano informazio­ni di qualità e bussole, apprezzand­o (ce lo dicono i numeri da record anche solo di lettori in rete!) ancor di più il nostro lavoro sul campo. Un lavoro che, in tutta indipenden­za, appoggia anche le autorità ai vari livelli per far pervenire ai cittadini le preziose comunicazi­oni sulla gestione quotidiana (e non solo) della crisi. Ma attenzione: guai a pensare che si tratti di un servizio scontato e men che meno senza un costo. Schierati a lavoro ridotto, ci rimbocchia­mo le maniche, ma il sostegno dell’ente pubblico in forme da definire sarà chiave. Grazie, quindi, a Reporters sans frontières per averlo ricordato a tutti gli svizzeri.

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