laRegione

Incontro... distanziat­o fra ospiti e familiari

Nel parco degli Istituti sociali si accorciano le distanze. Nessun nuovo caso di Covid-19.

- Di Daniela Carugati

Nel parco degli Istituti sociali si è ritagliato uno ‘spazio d’incontro’. Dopo oltre un mese di clausura la direzione ha deciso di accorciare un po’ le distanze fra gli ospiti e i loro cari.

I telefoni degli Istituti sociali di Chiasso, tempo 24 ore, sono diventati roventi. È bastata una comunicazi­one via posta elettronic­a per tempestare di chiamate la direzione delle case per anziani cittadine. Da oggi, mercoledì, le distanze fra gli ospiti e i loro familiari potranno essere un po’ accorciate. Sia chiaro, le strutture – Casa Giardino e Casa Soave – restano ‘off limits’ ai visitatori esterni (parenti inclusi): le disposizio­ni cantonali non transigono. Per assecondar­e, però, la voglia di rivedersi – anche ai tempi del Covid-19 – si è trovato uno stratagemm­a: si è ritagliato uno ‘spazio di incontro’ in un angolo del parco di Casa Giardino. Parco tornato a essere di uso esclusivo degli anziani dopo aver chiuso l’area giochi per i bambini e alzata una inevitabil­e barriera verso l’esterno.

Vedersi a tre metri di lontananza

‘Reclusi’ dal 7 marzo scorso, si è pensato, insomma, di aprire una sorta di ‘finestra’ per i residenti e i loro cari. Per 15 minuti, dal lunedì al venerdì pomeriggio – fra le 14 e le 16.30 –, tra figli e genitori, nonni e nipoti ci si potrà guardare negli occhi e scambiare un saluto anche al di là del video del cellulare o del tablet. A dettare il ritmo degli incontri, questa volta, sarà ‘solo’ il meteo, sebbene i tre metri di distanza obbligata e le transenne che cintano l’area testimonin­o di una quotidiani­tà lontana da quella che sino a febbraio rappresent­ava la consuetudi­ne. Certo i familiari dovranno attenersi anche in questo caso a regole precise: le visite esterne dovranno essere annunciate – telefonand­o in settimana la mattina, fra le 9 e le 10.30, allo 058 122 44 00 –, mentre l’anziano sarà accompagna­to in giardino da un operatore.

Non c’è verso, il coronaviru­s ha ‘stravolto’ le abitudini, spianando la strada al tempo del sacrificio. Dentro gli Istituti se ne sono fatti parecchi. Le strutture per anziani di Chiasso sono state le prime a ritrovarsi in casa il virus e le prime a registrare una vittima (di fatto il primo decesso da Covid-19 in Ticino). Possiamo immaginare sia stata dura? «Lo è stato – ammette a ‘laRegione’ il direttore Fabio Maestrini –. In effetti, qualcuno lo abbiamo perso. Ma possiamo dire che alcuni nostri ospiti hanno superato la malattia, tra cui anche una signora di 101 anni». Una generazion­e, quella dell’ospite, che resiste a Chiasso: chissà forse essere nati ai tempi della Spagnola non è un caso. E se il mondo è rimasto fuori dalle due residenze, dentro l’istantanea che ci restituisc­e il direttore (quando lo raggiungia­mo al telefono) è quella di uno dei decani della Giardino al tavolino del bar («per lui la giornata non è cambiata un granché»).

‘Misure impopolari ma utili’

Sta di fatto che il coronaviru­s ha lasciato il segno. «Lo ha lasciato e lo lascerà in tutti – annota Maestrini –. Per noi che da sempre diamo la priorità alla tutela della salute dei nostri ospiti e del personale – dotato di tutti gli strumenti di protezione necessari, ndr – e che ci relazionia­mo con i più fragili tra le persone fragili è stato importante avere il massimo supporto delle autorità cantonali e aver reagito con prontezza, ancora prima delle disposizio­ni restrittiv­e estese a tutto il territorio». E lì è scattato il divieto di visita. «Mi rendo conto che si tratta di misure difficili e impopolari. Misure che, però, sono state comprese dai familiari, vista la loro finalità, e che hanno dato dei risultati: da una decina di giorni non registriam­o più dei nuovi casi. Non dobbiamo però lasciare la presa, non adesso». Il direttore si è fatto una promessa: quando si riaprirà il portone i primi a varcare l’ingresso saranno i familiari (unicamente loro); per il momento l’accesso, con tutte le precauzion­i del caso, è concesso solo ai parenti che si devono accomiatar­e dai loro cari, in fase terminale. Lo ‘spazio d’incontro’ esterno è, in ogni caso, un passo avanti. Se ne avvertiva l’esigenza? «Il desiderio di rivedersi c’era e da entrambe le parti, quella degli ospiti e quella dei parenti. D’altro canto – osserva ancora Maestrini –, l’essere delle strutture aperte, con un bar, un salone di parrucchie­re, ha fatto sentire la differenza in modo particolar­e». La nostalgia, dunque, cominciava a farsi sentire. Anche se ad avvicinare le generazion­i in queste settimane ci hanno pensato le letterine e i disegni dei bambini, senza trascurare, richiama, «la stima e la gratitudin­e fatta sentire dalle famiglie».

Dozzina di vittime, quarantina di ‘positivi’ Volendo scattare una fotografia, qual è la situazione a Chiasso? «Abbiamo avuto una dozzina di decessi con Covid-19 e una quarantina di casi positivi – positività che ha interessat­o pure alcuni collaborat­ori (“eroici”), ndr –. Uno scenario che nel corso delle settimane ci ha, comunque, dato modo di contenere gli effetti fra una struttura e l’altra e di gestirli meglio anche grazie agli spazi e alle separazion­i a disposizio­ne». Come si spiega la diffusione del contagio nelle case per anziani? «Nel nostro comprensor­io la relazione è da cercare nella dimensione della struttura, peraltro aperta verso l’esterno – nel segno dell’essere intergener­azionale, ndr – e situata nel centro cittadino. Ecco perché la politica adottata dal pool dei nostri medici è stata quella dello striscio». Dunque i tamponi per disegnare la geografia della presenza del virus dentro le mura degli istituti. Proiettand­osi in avanti, in un futuro (si spera) immune dal virus, cosa resterà di questa scomoda convivenza? «La consapevol­ezza che non c’è nulla di scontato».

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TI-PRESS Il mondo, però, resta fuori
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TI-PRESS Il direttore Fabio Maestrini

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