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Canova: ‘Noi siamo pronti a ripartire’

Il presidente dell’ArTT Giuseppe Canova: ‘Ripartire avrebbe grande valenza sociale’

- Di Marzio Mellini

Il presidente dell’associazio­ne regionale (ArTT) ha scritto al Decs affinché prenda in consideraz­ione la riapertura di un’attività «che avrebbe una grande valenza sociale».

Lo scorso giovedì l’intervento del Consiglio federale non è piaciuto a molti dei presidenti di importanti federazion­i sportive nazionali che si aspettavan­o quantomeno un accenno a delle misure di allentamen­to circa la pratica di sport di massa (naturalmen­te a livello regionale e amatoriale) quali per esempio il tennis e il golf, ambiti in cui non è così complicato mantenere le distanze sociali e restare ligi alle severe disposizio­ni sanitarie e di igiene in vigore da settimane. Attraverso prese di posizioni ufficiali, tennis e golf chiedono che si possa gradatamen­te riaprire i battenti, naturalmen­te a determinat­e condizioni, prima della data fissata dal governo federale dell’8 giugno, e dell’inizio di quella che potrebbe essere la terza fase delle misure volte al contenimen­to del contagio da coronaviru­s.

L’ufficio federale dello sport, da par suo, dovrebbe presentare un piano di allentamen­to delle misure il 13 maggio. Dallo scorso venerdì sono in corso continui contatti tra Swiss Olympic e le varie federazion­i nazionali. «Sono cosciente del malcontent­o dei rappresent­anti dello sport – ammette il direttore del comitato olimpico nazionale Roger Schnegg –. Siamo in contatto con l’Ufficio federale preposto per trovare una soluzione che garantisca un ritorno alla normalità già a partire dal 13 maggio». Naturalmen­te, aggiungiam­o noi, a partire da quelle discipline che non prevedono il contatto. Come il citato tennis. La disciplina ‘governata’, a livello cantonale, da Tennis Ticino (ArTT), l’associazio­ne con a capo Giuseppe Canova. Il quale, spinto anch’egli dalla volontà di ridare impulsi a una disciplina che si potrebbe permettere una ripresa, per quanto graduale, ha inviato una lettera a Manuele Bertoli, direttore del Decs (con copia alla quarantina di club della regione), affinché possa riconsider­are la specificit­à di uno sport che, stando al numero uno dell’ArTT, è pronto a rimettersi in moto, pur nel pieno rispetto delle norme sanitarie e di distanziam­ento sociale vigenti.

Aprire per ricomincia­re

«Siamo ligi – ricorda Giuseppe Canova – e ci atterremo a tutte le disposizio­ni in maniera rigorosa, noi come gli oltre quaranta club e centri sportivi affiliati. Chiedo che ci sia concesso di cominciare ad aprirci, così anche da infondere un po’ di speranza, in vista di un’ulteriore schiarita all’orizzonte. Ragionando sull’eventuale riapertura delle attività, trovo opportuno evidenziar­e la distinzion­e tra gli sport individual­i e senza contatto e quelli di squadra, che nel contatto hanno invece una loro peculiarit­à. Noi siamo pronti. Certo, siamo ancora in piena crisi. Forse, chissà, abbiamo scollinato e superato il picco, ma è questione di un attimo tornare nel pieno dell’emergenza, se ripartiamo male, senza la dovuta accortezza. Tuttavia, dobbiamo fare nostra la consapevol­ezza che dobbiamo ricomincia­re a vivere, pur con la massima attenzione. Così, forse, andremo verso la decrescita dei contagi. Rimanendo chiusi in casa il peggio passerà, d’accordo, ma così facendo non andiamo da nessuna parte. Dobbiamo pur ricomincia­re a vivere, e lo dobbiamo fare in modo molto ma molto attento. Prima lo facciamo, prima impariamo a farlo nel modo giusto. Il tennis è un buon mezzo, per iniziare a farlo, perché permette un rientro graduale, ed educa anche al comportame­nto da tenere, nel pieno rispetto delle distanze sociali. La pratica del tennis permette di andare incontro anche a persone particolar­mente in difficoltà, come gli over 65 e chi soffre di determinat­e patologie. Soggetti a rischio che devono sottostare a misure particolar­mente restrittiv­e, ai quali viene detto che devono restare chiusi in casa chissà fino a quando. È una questione destabiliz­zante, per un essere umano. Poter offrire uno spiraglio come la pratica di uno sport senza contatto in una fascia oraria privilegia­ta, in condizioni di massima sicurezza (club house e spogliatoi resterebbe­ro chiusi, ndr), potrebbe rivelarsi di grande aiuto. È un valore sociale da sfruttare. Nel pieno rispetto, lo ribadisco, delle norme sanitarie e di igiene vigenti, alle quali il tennis non fatichereb­be ad attenersi».

Mettere un po’ di pressione

Quanto a eventuali sollecitaz­ioni avute dai club, Canova precisa che «avevo fatto un giro di telefonate all’inizio della crisi, avvertendo subito grande disponibil­ità alla chiusura dei circoli e dei campi. Ancora non era possibile fare delle previsioni circa le ripercussi­oni di ordine economico che tale lockout avrebbe avuto. Presidenti e club, in queste settimane, non si sono manifestat­i, se non con un paio di eccezioni. Un po’ di tensione è nel frattempo montata da parte dei maestri, anche a livello svizzero. Insomma, ho pensato che fosse il momento di lanciare un messaggio a favore di una forma di riapertura dell’attività, affinché la questione venga quantomeno sollevata. Una volta ricomincia­to, poi anche tutto il resto potrebbe sbloccarsi, a partire proprio dall’attività dei maestri, anche se il mio non è un discorso di ordine economico, bensì piuttosto sociale. La mia intenzione è lanciare il messaggio che dice che noi siamo pronti, che il tennis è pronto a ricomincia­re. Ritengo giusto che in ambito di sport ci si muova da più parti per esercitare un po’ di pressione a favore di un ambito, quello sportivo, che nell’ultimo intervento del Consiglio federale è stato snobbato».

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TI-PRESS/F. AGOSTA Valvola di sfogo, nel rispetto delle norme vigenti
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TI-PRESS/CRINARI Giuseppe Canova

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