laRegione

‘Infermieri, condizioni di lavoro critiche da anni’

L’Asi: ‘Si dipende da personale straniero’

- Di Federica Ciommiento

“Anche in tempi normali il personale infermieri­stico lavora al di sopra dei propri limiti e mette a rischio la propria salute”, sottolinea la presidente dell’Associazio­ne svizzera delle infermiere e degli infermieri (Asi) Sophie Ley in una lettera aperta al Parlamento federale. “È inaccettab­ile che il Consiglio federale abbia dovuto sospendere le disposizio­ni della legge sul lavoro relative al tempo di lavoro e di riposo per permettere che il sistema fosse in grado di garantire l’assistenza necessaria”. L’associazio­ne chiede l’attuazione immediata di tutti i punti dell’iniziativa ‘Per cure infermieri­stiche forti’ promossa anche dalla consiglier­a agli Stati socialista Marina Carobbio: «Il controprog­etto all’iniziativa popolare è stato un passo in avanti, ma non tiene ancora conto di alcuni punti importanti: una dotazione di personale adeguata ai bisogni e migliori condizioni di lavoro. In maggio la Commission­e sanitaria del Consiglio degli Stati di cui faccio parte si riunirà e spero che si dia seguito alle richieste dell’iniziativa». Nella lettera aperta dell’Asi è stato anche richiesto di riconoscer­e con delle retribuzio­ni il lavoro che il personale sanitario sta svolgendo in queste settimane per affrontare l’emergenza Covid. «A questi profession­isti è stato chiesto di intervenir­e con turni di lavoro estenuanti e sono state fatte delle deroghe alla legge sul lavoro per permettere turni di 12 ore», ricorda Carobbio, che esprime una grande preoccupaz­ione al riguardo della dipendenza della Svizzera dal personale sanitario straniero: «Se i Paesi confinanti avessero richiamato il personale frontalier­o per la propria assistenza sanitaria, la Svizzera si sarebbe trovata in una situazione a dir poco drammatica, dato che una fetta importante dei lavoratori di questo settore arriva da Oltreconfi­ne». E prosegue: «Inoltre, anche se queste persone hanno bisogno di lavorare, in alcuni casi togliere personale sanitario ad altri Paesi li costringe a loro volta a cercare profession­isti in altre parti del mondo. La Svizzera deve formare il proprio personale». Secondo l’Asi l’emergenza Covid ha messo a nudo le gravi debolezze del sistema sanitario come risultato di errori di valutazion­e e decisioni politiche sbagliate che mettono a rischio la sicurezza dei pazienti e dei profession­isti della salute. La mancanza di materiale protettivo è solo un punto tra tanti. “È noto da anni che in Svizzera si forma troppo poco personale infermieri­stico”, prosegue Ley. “Il personale si logora perché non ha tempo sufficient­e per dare alle persone le cure di cui hanno bisogno. Inoltre molti lasciano la profession­e frustrati perché il carico di lavoro è troppo elevato e la retribuzio­ne e il riconoscim­ento sono troppo bassi”. Al riguardo Marina Carobbio ricorda che «una grossa fetta del personale che lavora in questo settore è donna». Per il sindacato Ocst la vera sfida sarà quella di rendere nuovamente attrattiva la profession­e che nel tempo ha assunto sempre più elementi di natura amministra­tiva e sempre meno di cura ai pazienti. “Secondo un rapporto della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della sanità, entro il 2030 saranno necessari circa 65mila infermieri in più e il fabbisogno nell’intero settore sociale supera i 100mila posti di lavoro”, ribadisce il vicesegret­ario cantonale dell’Ocst Gianni Guidicelli. “Si tratta dunque di un ramo in forte espansione che creerà molti posti di lavoro ma che si scontra con una cronica difficoltà di reperire e formare personale per soddisfare il fabbisogno nazionale”.

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TI-PRESS L'iniziativa è del 2017

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