‘Infermieri, condizioni di lavoro critiche da anni’
L’Asi: ‘Si dipende da personale straniero’
“Anche in tempi normali il personale infermieristico lavora al di sopra dei propri limiti e mette a rischio la propria salute”, sottolinea la presidente dell’Associazione svizzera delle infermiere e degli infermieri (Asi) Sophie Ley in una lettera aperta al Parlamento federale. “È inaccettabile che il Consiglio federale abbia dovuto sospendere le disposizioni della legge sul lavoro relative al tempo di lavoro e di riposo per permettere che il sistema fosse in grado di garantire l’assistenza necessaria”. L’associazione chiede l’attuazione immediata di tutti i punti dell’iniziativa ‘Per cure infermieristiche forti’ promossa anche dalla consigliera agli Stati socialista Marina Carobbio: «Il controprogetto all’iniziativa popolare è stato un passo in avanti, ma non tiene ancora conto di alcuni punti importanti: una dotazione di personale adeguata ai bisogni e migliori condizioni di lavoro. In maggio la Commissione sanitaria del Consiglio degli Stati di cui faccio parte si riunirà e spero che si dia seguito alle richieste dell’iniziativa». Nella lettera aperta dell’Asi è stato anche richiesto di riconoscere con delle retribuzioni il lavoro che il personale sanitario sta svolgendo in queste settimane per affrontare l’emergenza Covid. «A questi professionisti è stato chiesto di intervenire con turni di lavoro estenuanti e sono state fatte delle deroghe alla legge sul lavoro per permettere turni di 12 ore», ricorda Carobbio, che esprime una grande preoccupazione al riguardo della dipendenza della Svizzera dal personale sanitario straniero: «Se i Paesi confinanti avessero richiamato il personale frontaliero per la propria assistenza sanitaria, la Svizzera si sarebbe trovata in una situazione a dir poco drammatica, dato che una fetta importante dei lavoratori di questo settore arriva da Oltreconfine». E prosegue: «Inoltre, anche se queste persone hanno bisogno di lavorare, in alcuni casi togliere personale sanitario ad altri Paesi li costringe a loro volta a cercare professionisti in altre parti del mondo. La Svizzera deve formare il proprio personale». Secondo l’Asi l’emergenza Covid ha messo a nudo le gravi debolezze del sistema sanitario come risultato di errori di valutazione e decisioni politiche sbagliate che mettono a rischio la sicurezza dei pazienti e dei professionisti della salute. La mancanza di materiale protettivo è solo un punto tra tanti. “È noto da anni che in Svizzera si forma troppo poco personale infermieristico”, prosegue Ley. “Il personale si logora perché non ha tempo sufficiente per dare alle persone le cure di cui hanno bisogno. Inoltre molti lasciano la professione frustrati perché il carico di lavoro è troppo elevato e la retribuzione e il riconoscimento sono troppo bassi”. Al riguardo Marina Carobbio ricorda che «una grossa fetta del personale che lavora in questo settore è donna». Per il sindacato Ocst la vera sfida sarà quella di rendere nuovamente attrattiva la professione che nel tempo ha assunto sempre più elementi di natura amministrativa e sempre meno di cura ai pazienti. “Secondo un rapporto della Conferenza svizzera dei direttori cantonali della sanità, entro il 2030 saranno necessari circa 65mila infermieri in più e il fabbisogno nell’intero settore sociale supera i 100mila posti di lavoro”, ribadisce il vicesegretario cantonale dell’Ocst Gianni Guidicelli. “Si tratta dunque di un ramo in forte espansione che creerà molti posti di lavoro ma che si scontra con una cronica difficoltà di reperire e formare personale per soddisfare il fabbisogno nazionale”.