laRegione

Dal petrolio alle biotecnolo­gie

La storia di Ananda Chakrabart­y e del suo brevetto dei primi batteri ogm

- Di Ivo Silvestro

Prezzi così bassi per il petrolio, addirittur­a negativi, non si vedevano dall’inizio degli anni Settanta, da prima della crisi energetica del 1973. Un periodo in cui era così economico che alcuni hanno addirittur­a pensato di mangiarlo, il petrolio – o meglio di trasformar­lo in una fonte di proteine per l’alimentazi­one animale. Un’idea che oggi appare assurda, tanto che si fa grossomodo il contrario con i biocombust­ibili, trasforman­do alimenti in carburante, però all’epoca economicam­ente sensata. Tanto da diventare un settore di ricerca che, pur non arrivando mai a un risultato concreto (anche per via della già ricordata crisi energetica), ha indirettam­ente portato alla rivoluzion­e delle biotecnolo­gie e alle polemiche ancora oggi attuali sui brevetti degli organismi geneticame­nte modificati.

Una storia che può essere utile ripercorre­re e che ha un protagonis­ta inaspettat­o: Ananda Chakrabart­y, figlio di commercian­ti di cereali indiani che, dopo il dottorato in microbiolo­gia all’Università di Calcutta, ottiene un assegno di ricerca dell’Università dell’Illinois. Poi, nel 1971, l’assunzione nei laboratori della General Electric a Schenectad­y, nello Stato di New York. Cosa ci fa un microbiolo­go nei prestigios­i laboratori da dove, negli anni, sono usciti diodi laser, motori a reazione e turbine? La risposta è semplice: negli anni Settanta – complice probabilme­nte anche la conclusion­e del programma Apollo – gli investimen­ti nel settore aerospazia­le erano in calo, quindi perché non esplorarne altri? Chakrabart­y in particolar­e si occupava della trasformaz­ione del letame in una sostanza più versatile, ma la sua passione era la degradazio­ne degli idrocarbur­i e così il tempo libero lo trascorrev­a in laboratori­o a cercare dei batteri in grado di “digerire” il petrolio, in modo da trasformar­e questa sostanza abbondante ed economica in pregiate proteine. Poi, certo, c’era anche la possibilit­à di impiegare questi batteri per la bonifica ambientale in caso di fuoriuscit­e dagli impianti di estrazione. Nel 1972 i suoi sforzi arrivarono a un risultato: un batterio nuovo, geneticame­nte modificato prendendo pezzi di Dna di altri batteri, in grado di “mangiare” il petrolio. Una scoperta, o invenzione, che Chakrabart­y ha subito pensato di annunciare al mondo, andando a un convegno internazio­nale a Tel Aviv – per partecipar­e al quale doveva però chiedere l’autorizzaz­ione ai capi. Poco prima della partenza, il microbiolo­go incontrò il vicepresid­ente della General Electric Arthur Bueche nel bagno degli uomini, e così lo storico Daniel Kevles ricostruis­ce il dialogo: “Fai sul serio con i batteri mangia-petrolio?”. “Certo, infatti li vado a presentare”. “Se sei sicuro della cosa, la prima cosa da fare non è una presentazi­one, ma la richiesta di un brevetto”.

Così i batteri sono finiti nelle mani dei legali dell’azienda che si sono occupati della richiesta. I tempi stavano già cambiando e così nel brevetto è stata lasciata da parte la faccenda delle proteine, concentran­dosi sulla bonifica ambientale – ma la scelta decisiva fu un’altra. Una qualsiasi azienda farmaceuti­ca avrebbe infatti cercato di brevettare il procedimen­to per ottenere quei batteri, ma non i batteri stessi, considerat­i non brevettabi­li in quanto esseri viventi. “Perché no?” pare abbia risposto il legale della General Electric Leo MaLossi.

Il caso è noto: l’Ufficio brevetti statuniten­se rifiutò la domanda, ma Chakrabart­y (formalment­e il brevetto era suo) fece ricorso. Il caso arrivò fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti che a maggioranz­a decise in favore del microbiolo­go (e della General Electric): la vita è brevettabi­le – o meglio il fatto che i batteri siano esseri viventi non impedisce che possano anche essere il frutto dell’inventiva umana.

Da qui, grazie anche alla tecnologia del Dna ricombinan­te che Chakrabart­y ancora non conosceva, il grande sviluppo delle biotecnolo­gie – e i grandi dibattiti sugli organismi geneticame­nte modificati, nel quale i “brevetti sulla vita” sono oggetto di contese non sempre equilibrat­e. E tutto deriva da lì, dalla passione di un microbiolo­go indiano e il basso prezzo del petrolio.

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ARCHIVIO KEYSTONE Organismi mangia-petrolio
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BISWARUP GANGULY Chakrabart­y nel 2009

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