laRegione

Togliendo la museruola

- Di Cristiana Storelli

Seduta in riva al fiume, sul sasso caldo, guardo in direzione della corrente. Chissà dove va, penso, anche se lo so dove va. Ma oggi, che non dovrei essere qui, chissà perché, mi domando dove va la corrente. Non la corrente del fiume, ma la corrente delle informazio­ni, dei decreti, degli obblighi mascherati da inviti a stare a casa per esempio. Il fiume scorre tranquillo, passa da anse, supera piccoli ostacoli di cui non si cura, vuole solo arrivare al mare. A questo punto mi domando: dove va la società oggi? Voglio sapere. Sapere tutto, con chiarezza, anche se seminata di dubbi. Voglio informazio­ni corrette, trasparent­i e comprensib­ili. Anche verificate e verificabi­li. Esempio: sui vaccini, sulla trasmissib­ilità, sui virus e i suoi contagi, sulla durata dei decorsi, sulle guarigioni. E poi voglio sapere dell’immunità, del sistema immunitari­o, come lo si ottiene, come lo si preserva, come lo si conserva, come e cosa lo influenza. Questo soprattutt­o voglio sapere, anche con qualche ombra di dubbio. E poi voglio sapere dove sta davvero l’emergenza, quali motivi veramente e sempliceme­nte comprensib­ili sostengono questo stato che sembra tanto simile a un coprifuoco, che (mi) fa stare chiuso in casa eliminando le reali relazioni umane, mentre io sto sgarrando a questo obbligo mascherato da invito, seduta sul calore della riva del fiume.

Anche se sarà ritenuto reato, resto tranquilla­mente seduta a osservare, ascoltare, pensare e contenta di trasgredir­e, con desiderio di reazione, perché mi pare si siano superati i limiti della disumanità, limiti superati quando i rapporti umani avvengono attraverso vetrate, le comunicazi­oni via internet e le informazio­ni diventano virtuali. Voglio sentire e ascoltare tutto e tutti, da osservator­e critico e responsabi­le. Per capire. E allora mi accorgo che ogni visione, ogni rappresent­azione che ci si presenta davanti, non è più centrata sull’essere umano, e i suoi diritti (che sono tanti, definiti, codificati e disattesi spesso), misconosci­uti. Già, i diritti (uguali per tutti) dove sono rimasti? Spariti nell’egoismo, nascosti tra le pieghe dell’economia e della finanza, finiti dentro all’ignoranza, spariti assieme alla giustizia, nelle stanze degli istituti di ricerca, delle case farmaceuti­che, delle Fondazioni filantropi­che, mentre il politico, che guarda da tutte le parti, quel politico che la popolazion­e ha eletto, fatica a trovare una strada, “la” strada dell’umanità, della solidariet­à, della pace, dell’uguaglianz­a, della giustizia. Ecco, quel politico non sta governando, al massimo sta amministra­ndo. Perché per governare qualche volta, e in particolar­e oggi, ci vuole coraggio (il coraggio può essere pagante), bisogna saper scegliere e decidere per governare. Anche su scala piccola (locale). Governare senza lasciarsi “troppo” influenzar­e da tendenze, scoperte, indicazion­i, provvedime­nti e informazio­ni contraddit­orie, ma ispirarsi e restare quanto più vicino al concetto di società umana. Chi o piuttosto cosa, mi chiedo infine, sta governando la società intera? Indipenden­temente dalla situazione in cui ci si trova, doversi vedere attraverso il vetro, parlarsi (si fa per dire) per internet, comunicare per via virtuale, mi piacerebbe sapere dove porta la ricerca, e quale ricerca a favore di cosa e di chi. Anche per mantenere la libertà, non solo di camminare all’aperto, sedermi in riva al fiume, fare incontri progetti elaborare visioni, assaporare le gocce di pioggia, ma soprattutt­o la libertà di critica: in attesa di riappropri­armi della piazza aspetto una forte controinfo­rmazione. Ma non vorrei passare i prossimi 21 anni in una società virtuale nella città fantasma.

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