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Lo psicologo cura online e la cassa non rimborsa

Disparità nei rimborsi per le cure a distanza se a farle sono psichiatri o psicoterap­euti

- Di Simonetta Caratti

Nonostante il confinamen­to obbligato, l’Ufficio federale della sanità (Ufsp), ha deciso che il rimborso della psicoterap­ia a distanza è molto limitato per psicologi e psicoterap­euti.

Il coronaviru­s non molla la presa nemmeno di notte. In questo periodo si sogna di più e spesso al mattino ci ricordiamo tutto. Il nostro cervello elabora così questa nuova realtà ‘fuori di testa’, la rende accettabil­e. Nel sogno trasformia­mo tensioni in pensieri. A constatarl­o sono psicologi da tutto il mondo mentre varie università stanno studiando gli effetti della pandemia sulla nostra mente.

Le città sono drammatica­mente vuote, non si viaggia più, si lavora meno, la vita sociale è azzerata. Fermarsi significa avere più tempo. Per alcuni anche più ansia. “Le problemati­che stanno aumentando. Chi aveva angosce prima dell’epidemia ora sta peggio. Tra chi prima stava bene, ci sono più persone che chiedono un sostegno psicologic­o. Prevediamo che i casi aumenteran­no in Svizzera», spiega Philipp Thüler, portavoce della Federazion­e svizzera di psicologhe e psicologi (Fsp). L’incertezza di restare senza lavoro, il distanziam­ento sociale e la quarantena stanno traducendo­si in crolli psicologic­i. Infatti, in Ticino è attiva una hotline dove si trova anche un supporto psicologic­o (0800 144 144). Nonostante il periodo critico e il confinamen­to obbligato, l’Ufficio federale della sanità pubblica (Ufsp), ha deciso che il rimborso della psicoterap­ia a distanza resterà molto limitato. In tanti si troveranno presto a doversi pagare la videopsico­terapia di tasca propria. Vediamo perché.

Psicoterap­euti, lavoriamo gratis?

In questo periodo molti psicologi, psicoterap­euti e psichiatri fanno terapie con la videochiam­ata. Lo scorso 2 aprile, l’Ufsp ha deciso che fino a nuovo avviso sarà coperta dall’assicurazi­one di base. Ma solo se eseguita da psichiatri. Psicologi e psicoterap­euti, che lavorano su delega, possono fatturare al massimo 360 minuti a semestre. «È una decisione incomprens­ibile che mette in difficoltà tremila psicologi, psicoterap­euti e i loro pazienti. È una disparità di trattament­o. Abbiamo alle spalle varie settimane di isolamento forzato e molti psicoterap­euti hanno già esaurito le 6 ore di terapia a distanza. Da settimana prossima le possibilit­à sono due: gli psicoterap­euti dovranno lavorare gratuitame­nte o la fattura sarà a carico dei pazienti”, precisa Thüler.

La petizione al ministro Berset

Le associazio­ni di categoria chiedono che la decisione venga riesaminat­a. In meno di dieci giorni, più di 15’000 persone hanno firmato una petizione online indirizzat­a da un privato al ministro della sanità Berset. Chiede che la psicoterap­ia video o telefonica possa venir fatturata come una terapia in studio, indipenden­temente che venga erogata da psicologip­sicoterape­uti o da psichiatri.

Trattano gli stessi casi

Secondo l’Ufsp, la decisione presa mira a “garantire l’accesso per i casi più complessi” che sono “molto spesso” seguiti dagli psichiatri. Un’affermazio­ne respinta con decisione dagli psicologi: “I casi complessi con quadri clinici pesanti vengono di regola trattati in clinica. Nella psicoterap­ia ambulatori­ale, i pazienti che soffrono di malattie mentali sono curati da psichiatri e da psicoterap­euti. Entrambi curano un’ampia gamma di malattie mentali”, ha spiegato Yvik Adler, co-presidente della Federazion­e svizzera degli psicologi.

Il paradosso: due uffici federali e due decisioni diametralm­ente opposte Ma a buttare maggior benzina sul fuoco c’è stata la decisione (il 6 aprile scorso) dell’Ufficio federale delle assicurazi­oni sociali (Ufas) che autorizza gli psicologi-psicoterap­euti a continuare la loro videoterap­ia durante l’emergenza coronaviru­s e a fatturare normalment­e (come se fossero nel loro studio) tutte le terapie da loro ordinate e/o rimborsate. Due uffici dello stesso dipartimen­to decidono in modo opposto. L’Ufsp limita la possibilit­à di continuare la terapia con mezzi moderni. L’Ufas, invece, consente ai pazienti di farle rimanendo a casa e rispettand­o così le istruzioni sanitarie delle autorità. Un paradosso! Con l’allentamen­to delle misure la psicoterap­ia a fine mese potrebbe tornare in studio. Ma non sarà così per tutti: “Tanti pazienti e anche psicoterap­euti appartengo­no a gruppi a rischio e dovranno continuare la loro psicoterap­ia online o per telefono ancora per un certo periodo», conclude Thüler.

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KEYSTONE Più svizzeri entrano in terapia, ma se si fa a distanza ci sono problemi nei rimborsi

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