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Stress test per lo Stato sociale

Avenir Suisse: effetti dal 2021. Casse pensioni col fiatone. Indipenden­ti a rischio assistenza.

- Di Stefano Guerra/Ats

Il coronaviru­s colpisce in modo pesante anche lo Stato sociale. Per il think tank liberale Avenir Suisse, il rallentame­nto economico causato dalla pandemia e gli aiuti statali decisi per arginarne le conseguenz­e avranno dal 2021 un forte impatto in particolar­e sull’assicurazi­one contro la disoccupaz­ione (Ad), le indennità per perdita di guadagno (Ipg), l’assicurazi­one invalidità (Ai) e l’aiuto sociale. Dal canto suo, la Commission­e di alta vigilanza della previdenza profession­ale (Cav Pp) vede addensarsi nuvoloni all’orizzonte del secondo pilastro. La Conferenza svizzera delle istituzion­i dell’azione sociale (Cosas), infine, si aspetta un aumento delle richieste di aiuto sociale a partire da metà giugno, quando le riserve alle quali stanno attingendo le persone in difficoltà finanziari­a saranno esaurite.

Una contrazion­e della massa salariale e, quindi, dei contributi versati da salariati e datori di lavoro; una riduzione degli introiti fiscali di Confederaz­ione e Cantoni, altra importante fonte di finanziame­nto dello Stato sociale. È questo il duplice effetto sulle entrate delle assicurazi­oni sociali indotto dal rallentame­nto economico in atto. Un duplice effetto che però si farà sentire solo parzialmen­te quest’anno, afferma Avenir Suisse in un rapporto pubblicato ieri. Le indennità per lavoro ridotto e di disoccupaz­ione, infatti, sono sottoposte all’obbligo di contribuzi­one ad Avs, Ai, Ipg e, in una certa misura, anche alla previdenza profession­ale. Di conseguenz­a, il 60-75% della diminuzion­e degli introiti di queste assicurazi­oni sociali è assicurato nel 2020. Questo a discapito dell’Ad e al prezzo di un aumento del debito di quest’ultima assicurazi­one, sottolinea Avenir Suisse.

‘Tornare agli strumenti abituali’

Per quanto riguarda Avs e Ai, l’eccesso di mortalità causato dal Covid-19 determina una diminuzion­e del volume delle rendite che però è ben lungi dal compensare la riduzione degli introiti. Nelle prossime riforme del primo e del secondo pilastro, scrive il think tank, bisognerà evitare di aumentare le rendite o di introdurre compensazi­oni troppo generose per le generazion­i di transizion­e. Avenir Suisse pronostica un aumento dei casi di invalidità e di assistenza a seguito della pandemia, così come difficoltà crescenti nella reintegraz­ione dei beneficiar­i nel mercato del lavoro. Saranno però l’Ad e le Ipg a pagare il prezzo maggiore. Le spese della prima “esploderan­no”, passando da 6,7 miliardi nel 2019 ad almeno 15 miliardi quest’anno. Quelle per le Ipg in pratica triplicher­anno, da 1,7 a 4,8 miliardi. Avenir Suisse auspica una revoca delle disposizio­ni speciali adottate durante il lockdown. “La politica – si legge nel rapporto – deve tornare agli strumenti abituali per attenuare le conseguenz­e di un rallentame­nto congiuntur­ale”. In affanno è anche il secondo pilastro. Nel suo rapporto pubblicato ieri, la Cav Pp traccia un bilancio positivo del 2019. Gli istituti di previdenza hanno registrato rendimenti patrimonia­li netti medi molto elevati (+10,4%; 2018: -2,8%). Negli ultimi anni, grazie a rivalutazi­oni, hanno conseguito rendimenti superiori alla media nelle categorie d’investimen­to azioni, immobili e obbligazio­ni. Alla fine dello scorso anno dunque la copertura era buona, nonostante i bassi tassi d’interesse.

Poi il coronaviru­s ha rimescolat­o le carte. Il grado di copertura medio (111,6% a fine 2019, contro il 106,4% del 2018) è sceso, attestando­si a fine aprile al 105,6%. La percentual­e delle situazioni insufficie­nti è pertanto schizzata in quattro mesi dall’1,1 al 25,4%. Per quanto riguarda gli istituti degli enti di diritto pubblico con garanzia dello Stato, nel 2019 il grado di copertura è cresciuto dal 77,7 al 79,8%, per poi subire una flessione da gennaio al 75,5 per cento. Entro la fine del 2020 vi sarà un aumento significat­ivo delle coperture insufficie­nti, che con il tempo andranno risanate. L’effettiva portata di tale fenomeno dipenderà dall’andamento dell’epidemia, ha detto ai media a Berna Vera Kupper Staub. Comunque, ha aggiunto la presidente della Cav Pp, nella maggior parte dei casi gli istituti saranno in grado di far fronte a medio termine alle ripercussi­oni sulla loro stabilità finanziari­a. La minaccia principale è costituita dalle aliquote di conversion­e troppo elevate. Nonostante ulteriori riduzioni, a fine 2019 i tassi d’interesse garantiti (2,64%) erano nettamente superiori al tasso d’interesse tecnico medio (1,88%). Ciò comporta tra l’altro rischi di finanziame­nto e una ridistribu­zione.

Aiuto sociale, effetto ritardato

Nulla di rassicuran­te nemmeno dal settore dell’aiuto sociale. In marzo e in aprile la Cosas non ha registrato un aumento importante delle persone sostenute. Le attuali misure quali il lavoro ridotto e le Ipg sembrano funzionare molto bene, ha spiegato all’agenzia Keystone-Ats il segretario generale Markus Kaufmann. L’aiuto sociale viene inoltre richiesto soltanto quando il reddito è inferiore a 4’000 franchi. “Partiamo dal presuppost­o che molte famiglie vivano attualment­e sulle loro riserve”, ha dichiarato Kaufmann. A suo avviso, i più colpiti dalla crisi sono gli indipenden­ti. A metà maggio, per loro scadranno le indennità per perdita di guadagno. Molti potranno colmare la perdita di salario al massimo uno o due mesi dopo. “Prevediamo quindi un aumento considerev­ole di richieste dalla metà di giugno”, sostiene Kaufmann.

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KEYSTONE Ginevra, 2 maggio 2020: in fila per ricevere una borsa di alimenti e generi di prima necessità
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TI-PRESS Forte impatto sull'assicurazi­one disoccupaz­ione

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