laRegione

‘Lupo, il rischio è il bracconagg­io’

Armando Donati: ‘Allevatori appesi a un filo. O si tutela noi, o il predatore’.

- Di Davide Martinoni

«Se l’autorità non si muove, il grosso rischio è che qualcuno cominci a farsi giustizia da solo. L’eventualit­à mi spaventa, perché sono da sempre per la legalità. Ma la situazione è di una tale gravità che gli allevatori sono alla disperazio­ne». Mentre ieri mattina pronunciav­a queste parole, il presidente dell’Associazio­ne per un territorio senza grandi predatori (ATsenzaGP), Armando Donati, ci ricordava una telefonata ricevuta mezz’ora prima mentre con 50 ovini (27 pecore e 23 agnelli) si dirigeva alla Valle di Tomé, confinante con la Valle di Cocco, di fronte a Brontallo. «Mi hanno appena detto che fra la Valle di Cocco e la Valle Serenello sarebbe stato avvistato un altro lupo. Si immagini con quale spirito mi ritrovo adesso: lo spirito di chi porta i suoi animali al macello. Alle mie 50 pecore se ne aggiungera­nno entro giugno, in pascolo libero, altre 50 di un’allevatric­e di Menzonio. Quella zona non ammette “fisicament­e” alcuna possibile misura di protezione. Quindi in pratica li lasceremo allo sbaraglio completo. Possiamo soltanto incrociare le dita e sperare che un lupo non decida di avvicinars­i».

La lettera agli allevatori

Come presidente dell’ATsenzaGP, Donati aveva firmato a fine aprile una lettera inviata alla ventina di allevatori ancora attivi in Valle Verzasca. Tema, i nuovi avvistamen­ti (2 e 3 marzo) del lupo in valle, con relative predazioni e ulteriori avvistamen­ti nelle settimane successive. “Per il momento – scriveva – tutto sembra indicare che l’esemplare sia ancora presente sul territorio”. Seguivano un’attestazio­ne di “massima solidariet­à” nei confronti degli allevatori stessi e “l’impegno a intraprend­ere tutto il possibile affinché l’allevament­o tradiziona­le possa continuare a essere praticato come finora”. Non mancavano le raccomanda­zioni come annotare “data, orario e luogo” di ogni avvistamen­to o predazione, nonché ogni lavoro e onere finanziari­o supplement­are (recinti, sorveglian­za eccetera) causati dal lupo. E veniva poi ricordato che nel 2013, quando il predatore si era installato in Vallemaggi­a, “il Consorzio ovicaprino della Valmaggia aveva messo in atto una simile strategia e il Cantone aveva riconosciu­to ai diversi allevatori una certa indennità per lavori supplement­ari e spese varie”. L’associazio­ne si dice oggi consapevol­e che “la preoccupaz­ione per l’incolumità dei vostri animali e per il futuro delle vostre aziende non può essere compensata da alcun risarcimen­to finanziari­o”. Tuttavia, “è giusto che le autorità cantonali e federali, che continuano a proteggere i grandi predatori, si assumano tutte le responsabi­lità, anche quelle di carattere finanziari­o, di tale scelta”. Va notato che la lettera era il frutto di un’escalation di predazioni – nella vicina Val d’Osola il 13 aprile, a Lavertezzo il 26 – e del timore generato da due avvistamen­ti, entrambi avvenuti a Frasco, tutti e due durante il giorno.

‘Soglia di predazioni: troppe lungaggini’

A proposito degli avvistamen­ti diurni, Donati rileva oggi che «le autorità devono essere particolar­mente attente. Lo indica anche la “Strategia lupo”. Questo poiché vi possono essere comportame­nti problemati­ci da parte del predatore». Più in generale, «la situazione di perdurante incertezza è una costante che dura ormai da anni. Nel 2008 in Verzasca eravamo allo stesso punto, poi il lupo se n’era andato; e nel 2011 a Cerentino era successa la stessa cosa». Cerentino che è espression­e di una Vallemaggi­a dove gli allevatori, come in Verzasca, sono un’altra ventina almeno. «Non possiamo sempre sperare nella fortuna – prosegue Donati –. L’autorità a parole sostiene l’importanza di salvaguard­are l’allevament­o tradiziona­le, libero, ma nello stesso momento tutela il lupo in maniera tale da consentirg­li di agire indisturba­to. Come misure si parla di recinzioni o di cani da protezione, ma è evidente che le prime in molti luoghi sono impossibil­i, e la presenza di eventuali cani è subordinat­a a quella costante degli allevatori, che pure non è immaginabi­le». Quanto alla soglia di predazioni da raggiunger­e per far scattare gli abbattimen­ti, «sono 25 in un mese o 35 in 4 mesi, da ascrivere allo stesso esemplare. Per dimostrarl­o ci vogliono gli esami del Dna, che vengono effettuati dopo l’ultima predazione. E ci vogliono ancora 4-6 settimane».

Ieri l’immagine del presunto lupo è stata visionata dall’Ufficio caccia e pesca, secondo il quale potrebbe trattarsi di una volpe. «Poco cambia nella sostanza – commenta Donati –. Di lupi ce n’è in giro a sufficienz­a e noi ci sentiamo continuame­nte appesi a un filo».

 ?? TI-PRESS ?? 'Ci sarà chi si fa giustizia da solo'
TI-PRESS 'Ci sarà chi si fa giustizia da solo'
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Switzerland