Una ‘Fase 2’ per i senzatetto comaschi
A Como anche per clochard e migranti è iniziata la Fase 2. Ma sono pochi coloro che sono tornati in strada. “È la paura del contagio, che sino a ora li ha risparmiati, a suggerir loro di uscire dai dormitori: cosa che possono fare dalle 11 alle 17” dice Giancarlo Bernasconi, direttore della Caritas diocesana lariana. I senza tetto ospitati nei dormitori di Como continuano a essere 230. Un numero mai così alto. Sino a quando continuerà questa accoglienza che ha ridotto a una cinquantina gli invisibili, coloro che preferiscono dormire all’addiaccio? “Sino a quando non sarà terminata l’emergenza coronavirus – risponde Bernasconi –. Nessuno, fra gli attuali ospiti, delle nostre strutture (le uniche a Como, se si esclude la parrocchia di Rebbio, dove don Giusto Della Valle continua a ospitare una sessantina di migranti, per lo più minori, ndr) sarà messo in strada. Anche gli invisibili sono stati abbandonati. Ci sono associazioni, noi compresi, che a conoscenza dei luoghi che frequentano, soprattutto quelli in cui passano la notte, li vanno a cercare. Si assicurano delle loro condizioni fisiche, provvedono alla consegna della colazione e dei pasti. Quello dei pasti a Como è un problema sempre più avvertito. Nelle nostre mense c’è chi prima stava bene. A chiedere aiuto ora sono anche famiglie che, fino all’inizio di marzo, mai avrebbero pensato di finire in povertà e di non avere neanche i soldi per fare la spesa”. Insomma, nuova povertà, che trova conferma nel fatto che sono aumentati dell’86 per cento coloro che chiedono un pasto alle mense. “C’è anche chi chiede soldi per pagare le bollette – continua Bernasconi –. A queste richieste la Diocesi ha riattivato il fondo solidarietà. Chi sono i nuovi poveri? Innanzitutto, coloro che hanno perso il posto di lavoro. Lavoratori in nero e autonomi”. L’emergenza Covid-19, i provvedimenti introdotti per contenere i contagi, gli sbarchi ridotti all’osso hanno avuto effetto anche sulla frontiera.