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Politica climatica post virus

- di Massimo Filippini, prof. economia

Stiamo vivendo due emergenze sanitarie molto serie. La prima, provocata dal Covid-19 è un’emergenza sanitaria globale assordante, immediata che percepiamo vicina e pronta a colpirci. La seconda, l’emergenza legata all’inquinamen­to dell’atmosfera determinat­a dall’uso di combustibi­li fossili come carbone, gas e petrolio, è silente, poco percettibi­le, ma colpisce duramente. Secondo uno studio dell’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità (Oms), ogni anno l’inquinamen­to dell’aria determina a livello mondiale 7 milioni di morti premature (in Svizzera circa 2’200). Inoltre, il cambiament­o climatico farà aumentare le morti premature a causa degli eventi naturali estremi, delle ondate di calore (nell’estate del 2003 circa 70’000 morti in Europa), della diffusione di malattie infettive, delle inondazion­i e del fenomeno dei migranti climatici. Questa seconda emergenza può apparire lontana nel tempo e nello spazio, ma non significa che non sia altrettant­o e forse più pericolosa e dannosa per la società.

Infatti, le emissioni delle polveri fini e le emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra provocano importanti effetti negativi sia sull’ambiente, che sulla salute e sul benessere economico delle persone, come evidenziat­o dall’Oms. Da un punto di vista economico sia l’inquinamen­to dell’aria che le conseguenz­e negative del cambiament­o climatico determinan­o un importante impatto negativo di breve, medio e lungo periodo sul prodotto interno lordo e sul benessere economico di tutti i Paesi, in particolar­e dei Paesi in via di sviluppo, ma non solo. Per il Covid-19 il mondo politico con il supporto della società civile ha giustament­e reagito in modo determinat­o e incisivo, introducen­do regole severe, limitando le libertà individual­i e promovendo una campagna d’inviti incessanti ad assumere comportame­nti preventivi. Non altrettant­o viene fatto per la lotta all’inquinamen­to atmosferic­o. Il mondo politico e la società civile non sembrano mostrare molto coraggio, determinaz­ione e incisività. Per fortuna, abbiamo i giovani che con le loro importanti proteste stanno richiamand­o il mondo politico e la società civile alle loro responsabi­lità, iniziando a esigere una politica climatica più incisiva e immediata. Senza un cambio di rotta importante, lasceremo in eredità ai nostri giovani un mondo naturale in deperiment­o, oltre a un importante aumento del debito pubblico determinat­o dall’impatto dell’emergenza Covid-19.

Per evitare di lasciar queste dannose eredità, è quindi importante introdurre con maggiore determinaz­ione le riforme fiscali ecologiche. Ricordo che i proventi derivanti dalle tasse sui combustibi­li fossili sono ridistribu­iti alla popolazion­e. Inoltre, andrebbero proposti maggiori incentivi finanziari per l’adozione di tecnologie efficienti che sfruttino le fonti di energia rinnovabil­i, favorendo un loro maggior utilizzo. In aggiunta, seguendo un approccio di paternalis­mo libertario, sarebbe utile utilizzare i “nudges” (spinte gentili), vale a dire strumenti che spingono, invitano gli individui a cambiare comportame­nto, a fare scelte più consapevol­i. Visto che l’emergenza climatica e sanitaria globale colpisce maggiormen­te i Paesi in via di sviluppo, è auspicabil­e che le politiche di aiuto allo sviluppo siano maggiormen­te orientate ai problemi energetici e climatici. In questi Paesi vive circa l’80% della popolazion­e mondiale. Senza una trasformaz­ione dei loro sistemi energetici, non riusciremo a ridurre drasticame­nte gli effetti negativi del cambiament­o climatico, dato che gli sforzi dei Paesi industrial­izzati, peraltro ancora insufficie­nti, a favore del clima non avrebbero l’effetto desiderato. Occorrono maggiori sinergie.

Concludend­o, l’emergenza sanitaria determinat­a dal Covid-19 ci ha insegnato che siamo tutti vulnerabil­i alle crisi globali, anche se in modo ineguale (geografico, generazion­ale, socioecono­mico e psicosocia­le), che il mondo politico e la società civile si possono adattare rapidament­e a una minaccia comune sia con regolament­azioni incisive e tempestive che con “inviti gentili” (nudges) come quello di stare a casa e rispettare la distanza sociale. Abbiamo imparato che la prevenzion­e e la cooperazio­ne a livello internazio­nale, tra società civile e mondo politico è fondamenta­le per limitare i danni. Questi insegnamen­ti ci devono far capire che l’agenda politica del cambiament­o climatico deve essere rafforzata e non indebolita.

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