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Esami annullati, scelta responsabi­le

- Di Manuele Bertoli, direttore Decs

La presa di posizione dei presidenti cantonali e dei capigruppo in Gran Consiglio del PLR e del PPD sul tema pubblicata ieri da questa testata mi offre l’occasione per meglio precisare le motivazion­i che hanno spinto il Consiglio di Stato ad annullare gli esami di maturità.

In primo luogo mi sia permessa una precisazio­ne. È proprio rifacendos­i al principio di responsabi­lità, la stessa responsabi­lità evocata alla fine del testo sopraccita­to, che il Governo ha ritenuto doveroso anteporre la preservazi­one della salute di studenti e docenti e la certezza del risultato al ‘rito’ degli esami, evitando una prova finale certo simbolicam­ente importante, (...)

(...) ma sostanzial­mente non indispensa­bile. In questa, come in tutte le situazioni affrontate durante la pandemia da Covid-19, il Consiglio di Stato ha dovuto essere pragmatico, ponderando il complicato equilibrio fra priorità, rischi ed effetti negativi.

Il Governo, durante l’intera crisi che tanto ha provato e sta ancora provando l’intera cittadinan­za, ha chiamato più volte i cittadini ad assumere un comportame­nto responsabi­le: ebbene, annullare gli esami di maturità, che non condiziona­no l’esito complessiv­o di un percorso comunque lungo e selettivo, risponde proprio a questo principio.

Gli studenti delle medie superiori che avrebbero dovuto sostenere gli esami sono complessiv­amente più di mille, un numero che rende praticamen­te impossibil­e organizzar­e le prove di esame rispettand­o i provvedime­nti decisi dal Consiglio federale per combattere il Coronaviru­s e che rende molto problemati­ca un’organizzaz­ione alternativ­a della fine dell’anno scolastico qualora tra un paio di settimane la curva pandemica dovesse tornare a risalire. Del resto lo stesso Consiglio federale ha annullato, perché di sua competenza, gli esami di maturità profession­ale. Non solo. I Cantoni che rappresent­ano oltre due terzi dei maturandi in Svizzera, tra cui Zurigo, Basilea, Berna, Vaud, Ginevra, hanno a loro volta deciso (o stanno decidendo in questi giorni) di annullare questi esami, decisione che nel sistema svizzero compete ai Cantoni.

Il Governo ticinese non ignora affatto la componente rituale che coinvolge la prova finale a conclusion­e del percorso liceale, anche se va detto che solo 5 discipline su 14 sono oggetto di esame. Si chiama ‘maturità’ non a caso e come tutti i processi individual­i comporta alcune fasi di passaggio. Per contro, ne sono certo, tutti si rendono conto di come questo periodo davvero eccezional­e ci abbia confrontat­o, studenti compresi, con una realtà nella quale le paure, il dolore, le incertezze e le incognite per il presente e per il futuro hanno convissuto e convivono ogni giorno nelle famiglie ticinesi. Anche questa è stata, ed è tuttora, una prova di maturità che va ben oltre le pur necessarie nozioni formative. In un contesto complesso e difficile, che ha costretto anche la scuola a reinventar­si con le lezioni a distanza, è illusorio credere che questa pur importante e riuscita operazione, nella quale si è fatta di necessità virtù, possa sostituirs­i alle lezioni in presenza. Non tanto per una questione didattica, più o meno riuscita almeno nella stragrande maggioranz­a dei casi, quanto piuttosto per la parità di trattament­o insita nella scuola in presenza, che quella organizzat­a per via telematica è invece lontana dal garantire. Le disuguagli­anze economiche e sociali sono una realtà di cui non si può non tener conto, se vogliamo dare a tutti i giovani uguali condizioni di partenza, e l’istruzione ne è certo un tassello fondamenta­le. Con o senza i riti di passaggio.

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