Di nuovo sulla graticola
Procedura di revoca al vaglio della Commissione giudiziaria. Audizione mercoledì 20.
Michael Lauber torna a sentire il fiato dei parlamentari sul collo. A meno di otto mesi dalla sua rielezione da parte dell’Assemblea federale, la Commissione giudiziaria (Cg) valuta una procedura di revoca nei confronti del procuratore generale della Confederazione. All’unanimità, i suoi 17 membri hanno deciso di convocare il diretto interessato a un’audizione: si terrà mercoledì prossimo. Soltanto in seguito verrà deciso se avviare una procedura oppure no. Lo ha spiegato ieri sera ai media a Palazzo federale il presidente della Cg Andrea Caroni.
Il ‘senatore’ appenzellese del Plr ha insistito su un punto: la commissione deve attenersi ai fatti e alle leggi, in modo da garantire una procedura equa e conforme ai presupposti dello Stato di diritto. La Cg ha preso atto sia dei risultati dell’inchiesta disciplinare portata a termine a inizio marzo dall’Autorità di vigilanza sul Ministero pubblico della Confederazione (Av-Mpc), sia delle motivazioni dello stesso Lauber, consegnate in un ricorso inoltrato il 21 aprile al Tribunale amministrativo federale (Taf).
Un passo preliminare
Ieri s’è trattato soprattutto di chiarire il quadro legale nel quale la commissione si sta muovendo. Si tratta infatti di una ‘prima’: la Cg calca un terreno sconosciuto, mai in passato un procuratore generale in carica è stato oggetto di un simile ‘trattamento’ da parte sua. Ci si è pertanto avvalsi della consulenza dell’Ufficio federale di giustizia, oltre che del parere della specialista di diritto pubblico e amministrativo Regina Kiener. La commissione ha anche sentito una delegazione dell’Autorità di vigilanza.
Quello compiuto oggi, ha spiegato Caroni, è un passo preliminare all’apertura di una procedura di revoca. Secondo l’articolo 5 dei suoi ‘Principi d’azione’, se viene a conoscenza di fatti che mettono seriamente in discussione l’attitudine professionale e personale del procuratore generale della Confederazione, la Commissione giudiziaria deve decidere se aprire d’ufficio una procedura di revoca oppure no. Sarà però soltanto al termine della prevista audizione di mercoledì prossimo che i suoi membri potranno decidere il da farsi. Cercando di rispondere al quesito: esiste un fondato sospetto che Michael Lauber abbia seriamente violato i suoi doveri d’ufficio? Spetterà poi, se del caso, all’Assemblea federale decidere se destituire o no Michael Lauber.
Contesto mutato
Il procuratore generale della Confederazione era stato confermato lo scorso autunno per un terzo mandato alla testa dell’Mpc. Ma c’era mancato poco che non ce la facesse. Designato la prima volta dal Parlamento nel settembre 2011, brillantemente rieletto nel 2015, il 54enne era stato duramente criticato per gli incontri non protocollati avuti con il presidente della Fifa Gianni Infantino nel 2016 e nel 2017, nel pieno della maxi-inchiesta avviata nel 2015 dalla Procura federale sulla corruzione nel mondo del calcio internazionale. La Cg aveva raccomandato la non rielezione del procuratore generale. Nel plenum una risicata maggioranza del plenum aveva però scelto un’altra via.
Oggi il contesto è mutato. Lauber nel frattempo è stato bacchettato in modo impietoso dall’Autorità di vigilanza. Quest’ultima a inizio marzo ha stabilito che la somma delle violazioni commesse dal procuratore generale è “considerevole” e ha imposto a Lauber – quale sanzione disciplinare – una riduzione salariale dell’8% per un anno (il massimo consentito ammonta al 10%) pari a un taglio di 23’827 franchi su uno stipendio annuo di 297’844 franchi. Il procuratore generale ha inoltrato ricorso al Taf. Una decisione dei giudici sangallesi è attesa probabilmente nel corso dell’estate.
Nel frattempo diversi consiglieri nazionali e ‘senatori’ ritengono ormai – anche alla luce della prescrizione caduta a fine aprile su uno dei procedimenti della maxi-inchiesta Fifa – che l’allontanamento di Michael Lauber sia la migliore soluzione. Il gruppo parlamentare socialista ha ad esempio chiesto nelle scorse settimane al procuratore di dimettersi. A quanto pare, il sostegno di cui questi ha goduto ancora lo scorso settembre s’è inoltre eroso anche in seno agli altri gruppi parlamentari.