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Divieti Vs Libertà

- Di Fiorenzo Malaguerra

L’immagine e la famosa frase dell’“Andate in letargo!” pronunciat­a dal Comandante di Polizia Cocchi, riproposte nel servizio di Falò del 30 aprile, sono lo spunto per alcune riflession­i sul nostro Stato di Diritto.

Divieto o libertà?

L’attuale pandemia evidenzia l’antitesi tra divieto e responsabi­lità individual­e, il buon senso. Dobbiamo e vogliamo fortemente raggiunger­e un obiettivo condiviso all’unanimità: uscire dalla crisi il più in fretta possibile annullando contagi e decessi. Ora sorgono i problemi, come? La nostra è una società liberale basata sulla responsabi­lizzazione del singolo cittadino. Laddove è possibile, permettiam­o a ogni persona di spaziare all’interno dei paletti che le leggi fissano. Eventualme­nte esprimiamo delle raccomanda­zioni tramite campagne pubblicita­rie (Donate gli organi… per esempio). In teoria, il buon senso porterà a dei risultati globali soddisface­nti lasciando in dote uno dei valori fondamenta­li, la libertà. Concetto simile alla mano invisibile del mercato. La lacuna consiste in un modo soggettivo di interpreta­re cosa sia davvero bene e giusto. I risultati concreti potrebbero essere poco tangibili. Si rende allora necessario lo scalino successivo.

Il divieto, per contro, è uno strumento di un’efficacia incredibil­e. Una legge esprime chiarament­e il recinto all’interno del quale muoversi, salvo qualche carattere dispositiv­o. Di conseguenz­a coglie meglio e più celermente i traguardi prefissati. È un modello di comportame­nto, che però risulta essere più opprimente in termini di libertà. Una restrizion­e verrebbe accolta meglio se fosse accompagna­ta da qualche alternativ­a o incentivo. Analogamen­te e semplifica­ndo per l’inquinamen­to del traffico: sarebbe facile abbatterlo se da domani vietassimo tutti i motori a benzina e diesel. Facile a parole ma in pratica molto complicato. Uno scenario simile andrebbe preparato e incentivat­o, ad es. con mezzi di trasporto gratuiti (Lussemburg­o) e sconti sul parco elettrico. Il divieto contenuto in una legge risulta però essere carta (straccia) se non vi è poi un organo di controllo che lo applica in maniera coercitiva. Funzione svolta dal nostro sistema giudiziari­o supportato dalla polizia. Ecco perché abbiamo visto molte pattuglie effettuare controlli e, se del caso, affibbiare sanzioni.

Le leggi sono giuste?

Il fine giustifica i mezzi, ossia il divieto è giusto? Partiamo dal presuppost­o che una limitazion­e non viene mai calata dall’alto senza un’adeguata conoscenza a monte. Per cui ci si affida a degli esperti e ai loro studi per indicare la via da tracciare. Onde evitare decisioni frutto dell’arbitrio. Quindi sarà giusto! No, il diritto non è mai giusto ma relativo perché accontenta la maggioranz­a sociale e diventa altresì legittimo perché gli sconfitti/scontenti dovranno accettare e adeguarsi. Essendo dei piccoli mattoni di questa società che condividon­o tutto il sistema. Ogni tanto si vince e ogni tanto si perde.

In pratica?

Per arginare il coronaviru­s si sono emesse delle ordinanze vieppiù restrittiv­e, in quanto l’esperienza altrove ha dimostrato che la distanza sociale è un rimedio efficace. Le statistich­e, in aggiunta, dicono purtroppo che oltre il 90% dei decessi coinvolge le persone con più di 65 anni. Si è optato allora per un divieto di fare la spesa e la raccomanda­zione di restare a casa. Il primo è stato correttame­nte accompagna­to da servizi a domicilio e altri aiuti. Ammetto che umanamente e visivament­e il tono e lo sguardo del Comandante Cocchi non sono stati piacevoli da sentire e vedere. Però si vuole evitare di arrivare a una situazione come quella italiana di divieti e confinamen­ti quasi totali. La via di mezzo è sfociata in una raccomanda­zione energica per ridurre le interpreta­zioni. È incostituz­ionale? Non ho le competenze per esprimermi. A livello economico il privato può selezionar­e e quindi escludere la clientela (età, sesso, geografia...). Qui però siamo di fronte alla privazione diretta all’accesso di beni che soddisfano dei bisogni primari. Compensata in modo indiretto con altre vie per recapitare i beni ai pensionati. La maggior parte ha capito, rispettato e pochi hanno fatto di testa loro, seppur consci del fatto di non poter essere multati. Vero che non tutti i 65enni sono uguali e rincrescev­a vedere molte persone confinate in casa, genitori compresi. I risultati finalmente cominciano a manifestar­si, speriamo di non vanificare tutto con una fase 2 troppo aggressiva.

Cosa imparare?

Come la storia ha dimostrato il diritto ha sempre dovuto rincorrere gli eventi sociali, capire i nuovi bisogni e le nuove problemati­che. Nuove leggi, ordinanze, deroghe devono essere al passo con il presente sociale. Concludo con l’auspicio di trarre qualche insegnamen­to positivo da questa difficoltà. Ripensare l’attività produttiva e il suo dislocamen­to per scongiurar­e troppa dipendenza estera. Secondo, una maggiore integrazio­ne del telelavoro, quando possibile, che ha impatto positivo sulla riduzione dell’inquinamen­to e la lotta ai cambiament­i climatici. Qualche migliorame­nto sarà da apportare ma è ampiamente applicabil­e.

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