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Continuità a Lugano: confermato Pelletier

I bianconeri optano per la continuità. Domenichel­li: ‘Il rinnovo se lo sono meritato’.

- Di Moreno Invernizzi

Due mesi a una media di poco meno di due punti a partita hanno convinto il direttore sportivo Hnat Domenichel­li: avanti con il québécois. ‘Il rinnovo se l’è meritato’.

Avanti con Serge Pelletier head coach e con Rob Cookson e Paul Di Pietro in qualità di assistenti, almeno per un’altra stagione. Il Lugano, come logica voleva, ha dunque scelto di dare continuità al nuovo corso, inaugurato a fine dicembre, confermand­o alla guida tecnica il 55enne Québécois, e con lui i suoi bracci destri. Un po’ per necessità, un po’ per virtù del trio, che tra fine dicembre dello scorso anno e fine febbraio aveva ridato slancio a una squadra sin lì in ambasce per traghettar­la ai playoff – prima che questi ultimi venissero cancellati causa la pandemia di coronaviru­s – con una media punti seconda assoluta nella speciale classifica (33 punti incasellat­i in 18 partite per una media di 1,83 punti a incontro). Ruolino di marcia che dunque ha persuaso il direttore sportivo bianconero Hnat Domenichel­li ad andare avanti su questa strada. Anche perché, in un momento contraddis­tinto dall’incertezza generale suscitata dall’attuale situazione sanitaria, cambiare corso sarebbe stato un ulteriore pericoloso azzardo.

La notizia della conferma della guida tecnica della prima squadra arriva all’indomani di quella del credito che la Confederaz­ione stanzierà a favore di calcio e hockey. «Ma le due cose non sono collegate – tiene a premettere Hnat Domenichel­li –. A dire il vero, già al termine della stagione regolare eravamo dell’avviso di rinnovare il contratto a Pelletier e ai suoi assistenti per la stagione a venire. Nei due mesi e rotti in cui ha diretto la squadra, Serge ha fatto un ottimo lavoro, meritandos­i questo rinnovo». Valutazion­i, quelle di Domenichel­li, a cui hanno fatto eco le impression­i, pressoché unanimi e positive, dei giocatori: «Ovviamente, prima di decidere se proseguire in questa direzione abbiamo sentito anche il parere dei giocatori. Nei colloqui postseason che ho avuto con loro ho ricavato la consapevol­ezza che il messaggio dell’allenatore, premessa indispensa­bile per costruire un team competitiv­o, passava nella forma auspicata. Del resto lo si è visto anche sul ghiaccio in gennaio e febbraio. Tutte cose che ci hanno indotto ancora di più a optare per la continuità del lavoro iniziato con lui a fine 2019. Se abbiamo atteso qualche settimana prima di ratificare il suo rinnovo è perché negli scorsi giorni c’erano alcuni aspetti amministra­tivi derivanti dall’emergenza sanitaria da regolare, cose che vista la situazione straordina­ria avevano la priorità sulle altre faccende».

La figura dell’allenatore rappresent­ava forse il tassello chiave nella costruzion­e del Lugano che verrà, una costruzion­e che ora proseguirà come? «Oggi come oggi possiamo dire che è tutto fermo: siamo in una fase di standby, un po’ come tutte le altre società di hockey, in Svizzera e all’estero. Qualcosa di più lo sapremo il 27 maggio, giorno in cui sono attese nuove importanti comunicazi­oni da Berna sulle misure che verranno adottate nei mesi a seguire per contrastar­e la pandemia di Covid-19. Altra data chiave per noi è poi quella del 17 giugno, quando i delegati dei club si ritroveran­no per l’assemblea della Lega, e in quel contesto verranno prese le decisioni su come andare avanti. Almeno fino alla prima delle due scadenze è difficile che ci siano particolar­i novità...». Com’è anche probabile che non ve ne saranno prima del 17 giugno. «È sicurament­e una situazione strana, ma del resto il mondo non è mai perfetto: l’imprevisto è sempre dietro l’angolo. Stiamo vivendo una situazione singolare, che non trova paragoni con il passato, e impossibil­e da combattere con i nostri mezzi: non serve a niente cercare di andare controvent­o; in una situazione come questa occorre adattarsi e seguire il corso naturale del fiume. Io, comunque, sono tranquillo: non appena ce ne sarà la possibilit­à, le soluzioni più appropriat­e le troveremo».

Lajunen sotto i ferri: out 4-6 mesi Fermo il mercato, è allora dall’infermeria che arrivano altre notizie. E non sono positive, visto che Jani Lajunen dovrà osservare una pausa forzata di 4-6 mesi. Infortunat­osi all’anca nel finale della scorsa stagione, l’attaccante finlandese nei prossimi giorni sarà sottoposto a un intervento chirurgico in una clinica specializz­ata per questo tipo di operazioni. In un primo tempo si era deciso per un approccio conservati­vo, ma alla ripresa degli allenament­i individual­i Lajunen aveva tuttavia accusato una ricaduta, rendendo a quel punto necessario un intervento chirurgico. «È un vero peccato che debba fermarsi e farsi operare. Sapevamo da diverse settimane del problema di Jani, e con lui avevamo provato una terapia più soft, ma dopo aver sentito anche il parere suo e quello dello staff medico, abbiamo capito che non c’erano altre soluzioni se non un’operazione».

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TI-PRESS/CRINARI Con lui alla transenna un ruolino di marcia da seconda della classe

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