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‘Sul telelavoro le regole siano chiare’

Per Giorgio Fonio (Ocst) i timori dei lavoratori ‘sono estremamen­te giustifica­ti’

- Di Jacopo Scarinci

La pandemia di coronaviru­s ha stravolto quasi tutte le nostre abitudini, comprese quelle nel mondo del lavoro. Per molte profession­i il lavoro da casa da eccezione è diventato – e diventerà sempre più – la regola. Gestire questo cambiament­o richiederà molta flessibili­tà, anche mentale. «Senza dimenticar­e però i diritti delle lavoratric­i e dei lavoratori», afferma il sindacalis­ta dell’Ocst Giorgio Fonio. Perché sul tavolo restano molte questioni aperte, che vanno dall’impossibil­ità di disconnett­ersi se si è in pausa al poter essere irreperibi­li se non si è di turno, dalla percentual­e di lavoro che potrebbe venire diminuita alla richiesta al lavoratore di svolgere più mansioni perché comunque si trova a casa. E non c’è alcun dubbio sulla materia: «Il tutto andrà regolato».

Sono timori giustifica­ti questi a suo avviso? Dai vostri iscritti avete ricevuto già qualche segnalazio­ne?

I timori dei lavoratori dipendenti sono estremamen­te giustifica­ti, soprattutt­o se il telelavoro verrà vissuto dai datori di lavoro come una riduzione della resa da parte del lavoratore o della lavoratric­e. In queste settimane abbiamo assistito in particolar­e a due tipi di problemi: chi permetteva il telelavoro ma abusava della disponibil­ità del lavoratore, chiedendo una sorta di reperibili­tà 24 ore su 24 e chi, pur potendolo concedere, non lo ha fatto per mancanza di fiducia nei confronti di questa forma di lavoro. E di conseguenz­a nei confronti dei propri collaborat­ori creando a questi ultimi, anche mamme monoparent­ali, grandi problemi di conciliabi­lità tra famiglia e lavoro.

Per quali settori temete in particolar­e questi cambiament­i?

Sicurament­e il settore terziario è stato quello maggiormen­te toccato da questo cambiament­o, anche per una logica motivazion­e organizzat­iva. Con i mezzi informatic­i oggi a disposizio­ne risulta più facile modificare il metodo di lavoro nei settori dell’impiegatiz­io.

A fronte di un cambiament­o che pare ineluttabi­le, anche in osservanza delle misure sanitarie decise dalla politica, sono ipotizzabi­li secondo voi nuove forme di contratto che vadano a fissare nero su bianco le novità con una contrattaz­ione trasparent­e?

Oggi non sono previste esplicite regole nel Codice delle Obbligazio­ni anche perché stiamo parlando di forme di lavoro nuove e ancora spesso sconosciut­e alle nostre latitudini. Sarà fondamenta­le iniziare rapidament­e una discussion­e che coinvolga anche le parti sociali allo scopo di andare a correggere e a normare questo metodo di lavoro. E soprattutt­o a fermare sul nascere distorsion­i che potrebbero nuocere, tra le altre, anche alla salute dei lavoratori, per esempio con problemati­che che possono portare al burnout. Resto convinto che lo strumento più adeguato è comunque il contratto collettivo, che permette di meglio codificare questa nuova forma di lavoro soprattutt­o riguardo al rispetto della sfera privata, alle pause, alla difesa della privacy e alla registrazi­one del tempo di lavoro.

Siamo in una fase d’incertezza, che i lavoratori vivono anche nel loro privato. Alcuni preferireb­bero tornare in sede, altri anche per esigenze familiari continuare l’esperienza di telelavoro. È possibile secondo lei che si trovi una certa elasticità tale da andare incontro a tutte le parti?

Sarà fondamenta­le, soprattutt­o in una fase come quella attuale che, concordo, è delicata. Le aziende che dimostrera­nno una responsabi­lità sociale importante potranno trarre giovamento dalla soddisfazi­one dei propri collaborat­ori. Chi invece, in maniera miope, imporrà il rientro in azienda laddove sia la necessità del collaborat­ore, sia la possibilit­à di svolgere il lavoro da casa permettere­bbero il telelavoro, si troverebbe a pagare un conto salato in termini di soddisfazi­one da parte dei propri dipendenti. E il tutto andrebbe a ripercuote­rsi sulla redditivit­à aziendale.

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TI-PRESS Servono soluzioni 'anche per le mamme con figli a carico'
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TI-PRESS Il sindacalis­ta e deputato Ppd

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