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Le provocazio­ni di Gilbert & George

A Locarno fino al 18 ottobre le ‘immagini democratic­he’ dei due artisti inglesi

- di Ivo Silvestro

Saranno Gilbert & George a riaprire il museo di Casa Rusca: la stagione espositiva ripartirà infatti – con le misure sanitarie accresciut­e per il nuovo coronaviru­s, info museocasar­usca.ch – sabato con le opere dei due artisti inglesi. “La coppia più provocator­ia dell’arte contempora­nea internazio­nale” si legge nel comunicato stampa. «È vera, questa una definizion­e» ci spiega il curatore Rudy Chiappini. E del resto l’arte di Gilbert & George pare sfuggire ad altre definizion­i o classifica­zioni: «Hanno elementi di pop art, utilizzano la fotografia, titoli di giornale, intervengo­no con delle scritte che spiegano i loro quadri: il loro è un modo molto originale di porsi nei confronti della realtà, ironico, cercando lo scandalo anche attraverso la loro omosessual­ità… c’è un po’ di tutto, il loro è un prendere la realtà, frullarla e poi buttarla nell’opera» aggiunge Chiappini. Il che spiega i temi, tutti presi dal dibattito contempora­neo non solo inglese, che scandiscon­o ‘The Locarno Exhibition’, a Casa Rusca fino al 18 ottobre: sesso, razza, religione, politica, identità.

Come mai proprio Gilbert & George?

Da qualche anno cerchiamo di profilarci con mostre di livello internazio­nale di artisti viventi, cercando di spaziare nei diversi generi: l’opera di Indiana è diversa da quella di Chia, di Marín eccetera. Gilbert & George sono sulla cresta dell’onda da cinquant’anni ma in Svizzera sono poco visti – anche in questo seguendo il “filone” di Casa Rusca: artisti internazio­nali poco visti nel nostro Paese; Indiana non era mai stato esposto, Marín nemmeno.

Sapevamo che Gilbert & George avevano mostre in giro per l’Europa e non abbiamo esitato a prendere contatto con loro per vedere se c’era la possibilit­à di portarli a Casa Rusca.

E loro hanno accettato subito?

Nel curriculum dei due artisti troviamo istituzion­i molto prestigios­e – senza nulla togliere a Casa Rusca e a Locarno, ovviamente.

Ha ragione: hanno esposto al MoMa, al Pompidou, alla Tate Gallery, hanno vinto il Turner Prize, uno dei premi d’arte più importanti… È stata una piacevolis­sima sorpresa, perché qualche dubbio lo avevamo quando li abbiamo contattati. Ma se non si osa non si ottiene nulla.

Abbiamo parlato di arte provocator­ia: come sono state scelte le opere in mostra?

Quando si fa una mostra con Gilbert & George si discute a grandi linee dell’impostazio­ne della mostra – noi abbiamo voluto presentare i temi principali degli ultimi quindici-vent’anni – ma la scelta delle opere viene fatta da loro. Abbiamo mandato le planimetri­e di Casa Rusca, precise al millimetro con anche la posizione degli interrutto­ri, loro hanno costruito un modellino in scala di Casa Rusca e hanno creato l’allestimen­to che fa parte della loro arte. Non forniscono le singole opere, ma un prodotto artistico completo nei minimi dettagli.

Non sono gli unici a fare così: ricordo che anche Christo aveva addirittur­a delle regole sull’altezza e la distanza dei quadri. Sono artisti che si dedicano alla mostra dal concetto iniziale – ovviamente discusso con il curatore – all’allestimen­to, al catalogo, disegnato da loro.

Il titolo ‘The Locarno Exhibition’ non è quindi casuale.

Esatto: è una mostra costruita come un vestito, su misura per il nostro museo. E questo ci fa doppiament­e piacere perché adesso nel loro curriculum figurerà ‘The Locarno Exhibition’.

Come descrivere­bbe questo ‘vestito’ per Casa Rusca?

È un allestimen­to estremamen­te carico, estremamen­te ricco. In una sala lo spettatore trova cinque-sei opere gigantesch­e: ci si trova immersi nel loro mondo. È un’impression­e molto forte quella che si prova nelle sale di Casa Rusca. Ho visto altre mostre ed è una loro caratteris­tica: loro vogliono tappezzare tutte le pareti del museo con le loro opere.

A proposito del catalogo: nella sua introduzio­ne lei scrive di ‘immagini democratic­he’. Che cosa intende?

Per immagini democratic­he si intendono da una parte immagini comprensib­ili a tutti, dall’altra immagini desunte da quella che è la realtà quotidiana. Penso all’utilizzo, nelle loro opere, di titoli di giornale, di fotografie ricavate da riviste: vogliono che il loro messaggio sia popolare, non elitario. In questo senso sono immagini democratic­he: Gilbert & George prendono spunto dalla vita quotidiana e vogliono delle immagini che non siano per una élite ma di impatto immediato per tutta la popolazion­e, usando anche simboli riconoscib­ili a tutti come l’effige della Regina Elisabetta o la bandiera britannica.

 ?? COURTESY GALERIE THADDAEUS ROPAC ?? Ridley Road (2013)
COURTESY GALERIE THADDAEUS ROPAC Ridley Road (2013)
 ?? COURTESY ARNDT COLLECTION ?? Union Dance (2018)
COURTESY ARNDT COLLECTION Union Dance (2018)
 ?? COURTESY THE ARTIST AND WHITE CUBE ?? E II R (2014)
COURTESY THE ARTIST AND WHITE CUBE E II R (2014)

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