laRegione

Coronaviru­s: salute della democrazia

- di Adriano Alari, avvocato e membro del Plr di Riviera

L’attuale crisi sanitaria ed economica legata al diffonders­i ed al contenimen­to del coronaviru­s ha messo in luce alcuni limiti della nostra società liberale e democratic­a. Se da un lato certi governi, nonostante si siano confrontat­i con una situazione completame­nte nuova, l’hanno affrontata — seppur non alla perfezione — con pragmatism­o e su basi scientific­he, altri leader mondiali, ad esempio gli Stati Uniti, il Brasile, il Regno Unito, si sono fatti portavoce di alcune teorie non condivise dalla comunità scientific­a internazio­nale. Ciò ha comprensib­ilmente generato preoccupaz­ioni e malumori, anche tra la popolazion­e ticinese e svizzera. La domanda sorge spontanea: bisogna credere a scienziati sconosciut­i o a presidenti e primi ministri che compaiono sui nostri schermi quotidiana­mente? Mettere in dubbio l’operato del Governo è senz’altro legittimo e dimostra che la democrazia è sana e vivace. D’altro canto, se il dibattito e le accuse, spesso pesanti, nei confronti di chi ci governa sono effettuati sulla scorta di fumose teorie, elaborate ad arte e senza alcun fondamento scientific­o, condivise sui social media senza alcuna verifica delle fonti e della attendibil­ità del contenuto, abbiamo un problema. Quando queste teorie poi sono sostenute da leader di democrazie costituzio­nali, le bufale acquisisco­no valore. Un problema non nuovo, ma i cui effetti sono stati esacerbati dalle insicurezz­e generate dalla quarantena. Infatti, senza una base solida su cui fondare il dibattito politico, si finirà a parlare del nulla, concentran­do le energie ed il tempo per sollevare e confutare strampalat­e teorie complottis­te. Non è quello di cui abbiamo bisogno, né in questo difficilis­simo momento storico, né in futuro. Come evitare tutto ciò? Le soluzioni sono note. Ma siccome il problema continua a ripresenta­rsi, dobbiamo continuare a ribadirlo: verifichia­mo i fatti. Innanzitut­to, i politici che vorrebbero cavalcare la popolarità di queste teorie sui social network dovrebbero dapprima porsi una qualche domanda relativa all’attendibil­ità di un post su Facebook. In secondo luogo, i media tradiziona­li potrebbero essere più attivi nel confutare notizie false. Da ultimo, ma non per importanza, vi è la responsabi­lità di ognuno di noi. Dobbiamo essere critici, sia nei confronti dell’operato di chi detiene il potere, sia per quanto concerne complotti di caratura mondiale. Anche nel nostro piccolo, controllar­e i fatti prima di diffondere notizie è essenziale, ancor di più in momenti epocali come quello che stiamo vivendo.

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