laRegione

Cambino le leggi, non solo i papà!

- di Greta Gysin, consiglier­a nazionale

Ormai quasi giornalmen­te si celebra una qualche giornata internazio­nale e, lo ammetto, alla maggior parte di esse non dedico grande attenzione. Che sia la giornata internazio­nale del turismo, quella della preghiera o quella del vento, sulla mia quotidiani­tà ha ben poca influenza. Oggi voglio fare un’eccezione dedicando una riflession­e, nella giornata internazio­nale della famiglia, sulla politica familiare svizzera.

Questo gruppo sociale fondamenta­le ha subito profonde trasformaz­ioni nel corso degli ultimi decenni. Il modello “classico”, con padre al lavoro e mamma a casa ad occuparsi dei figli, è ormai più l’eccezione che la regola. Sono infatti sempre più le famiglie monoparent­ali, patchwork, arcobaleno, “diverse”. Allo stesso tempo sono anche sempre più le madri che cercano di conciliare il loro ruolo materno con dei progetti profession­ali.

Tanto si è raggiunto in termini di conciliabi­lità tra lavoro e famiglia, ma almeno altrettant­o rimane ancora da fare.

Riuscire a far quadrare il cerchio troppo spesso richiede ancora grandi acrobazie e sacrifici. Questioni altamente problemati­che, come la disparità salariale, i costi elevati delle strutture di accudiment­o o soluzioni per chi lavora a turni, rimangono ancora irrisolte.

In settembre il popolo svizzero si esprimerà alle urne su un altro, importante tassello di politica familiare: l’introduzio­ne di un congedo paternità di due settimane, quale controprog­etto all’iniziativa popolare che ne chiedeva quattro. Avrei certamente preferito una proposta più moderna, come un generoso congedo genitorial­e, ma un congedo paternità di due settimane rimane comunque un passo importante nella giusta direzione.

Con un sì alle urne, i padri non dovranno più sperare nella comprensio­ne del datore di lavoro per poter vivere intensamen­te e da vicino la magia che accompagna la nascita di un figlio: ne avranno il diritto, sancito dalla legge. La Svizzera smetterà di far parte del triste trio di Stati europei ancora senza congedo paternità, vi rimarranno solo Irlanda e Albania. Le giovani famiglie potranno cominciare insieme la nuova sfida. I figli avranno padri più presenti, le madri compagni più consci delle difficoltà e quindi forse più pronti a dare il loro contributo. L’emancipazi­one delle donne ha portato un profondo cambiament­o in quello che è il ruolo dei padri, che oggi sono più spesso presenti e partecipi nell’accudiment­o e nell’educazione dei figli. Anche in queste settimane, durante la chiusura delle scuole a causa del Covid-19, molte famiglie hanno (ri)scoperto non solo il ruolo paterno, ma anche come tante cose siano spesso conciliabi­li a dispetto di quanto da troppe parti ancora si sente dire.

La giornata internazio­nale della famiglia è l’occasione per riflettere se la nostra politica familiare sia ancora in grado di rispondere in maniera adeguata a queste trasformaz­ioni. Per me la risposta è chiara, per questo voterò un sì convinto a due settimane di congedo paternità.

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