‘Solo’ 50 persone in quarantena
Merlani: ‘Per ogni nuovo positivo ci sono 3 o 4 contatti’
Da quando è ripreso il ‘contact tracing’ dei casi positivi al coronavirus, era il 4 maggio, sono 50 le persone che sono state messe in quarantena. Una sola di queste ha presentato sintomi. Quando è stata contattata dalle autorità si stava già auto-isolando e aveva già preso appuntamento per un tampone. «Sono colpito da quanto la popolazione ha imparato», ha rilevato il medico cantonale Giorgio Merlani ieri durante l’aggiornamento settimanale del Canton Ticino sulla situazione epidemiologica. Una presa di coscienza che emerge anche nel numero di contatti medi avuti da ogni persona positiva: «A inizio pandemia erano 15, mentre oggi sono 3 o 4. Un buon segno: si è ben capito il concetto di distanza sociale». I 7 nuovi casi rilevati nelle ultime 24 ore, per Merlani «probabilmente si iscrivono in un andamento variabile tipico dei piccoli numeri». Tuttavia bisogna fare attenzione: «Le epidemie partono sempre dalle piccole cifre, ed esaminando la settimana i dati sono comunque in crescita. Non vorrei che fosse l’inizio di una ripartenza. Il virus circola e non è il caso di abbassare la guardia solo perché abbiamo avuto due giorni con zero contagi e zero decessi». La maggior parte di questi nuovi casi «si sono registrati in ambito sanitario o sociosanitario, con ancora qualche caso in casa anziani e nel personale delle case. Non sembrano esserci invece focolai in altri ambiti», ha fatto notare il medico cantonale. In caso di un'eventuale ripresa della curva dei contagi, «non vi è una soglia numerica che farebbe scattare delle misure di contenimento», ha precisato il medico cantonale. Più di un numero assoluto, a determinare eventuali interventi sarà l’andamento giorno per giorno: «Mi preoccuperebbe di più un costante aumento, piuttosto che passare da 20 a 1 e poi di nuovo a 20». Sulle due case anziani che erano state al centro dell’attenzione da parte dell’Ufficio del medico cantonale, i dettagli sono ancora pochi: «Stiamo ancora vagliando le informazioni su questi casi e qualora dovesse essere necessario, al momento giusto, interverremo».
Ascensione ed estate
Si guarda avanti, pur «non abbassando la guardia» ha fatto notare il capo dello Stato maggiore cantonale di condotta Matteo Cocchi. Primo appuntamento, il ponte dell’Ascensione: «Sappiamo che ci sarà più turismo locale e nazionale. Abbiamo quindi previsto un’accresciuta attività di comunicazione e una presenza di agenti sul territorio adeguata alla situazione». Questa settimana è stata anche la prima di riapertura di ristoranti e bar. «Assieme all’Ufficio dell’ispettorato del lavoro, la polizia ha condotto numerose ispezioni, soprattutto per sensibilizzare: ci si è infatti concentrati sulla consulenza e sul dialogo con gli esercenti. Abbiamo trovato disponibilità e collaborazione e in più casi gli agenti sono stati ringraziati perché hanno chiarito alcune direttive». Lunedì i controlli sono stati un centinaio. E assieme al perdurare della crisi, potrebbero nascere tensioni come a Zurigo, Berna e San Gallo. «Siamo coscienti di questa possibilità e non a caso rientra regolarmente nell’ordine del giorno degli incontri telefonici dei comandanti di polizia», ha chiosato Cocchi. Intanto la nota positiva è che durante la pandemia non si è registrato «un aumento importante dei casi di violenza domestica. Quello che ci preoccupa ora è soprattutto come impiegheranno il loro tempo libero quest’estate i ragazzi in assenza di colonie, di attività sportive organizzate e di altre attività associative».
Per ora rimane ancora chiuso il confine verso l’Italia, dove non mancano le proteste da parte dei frontalieri per le difficoltà di entrata sul territorio ticinese visti i controlli accresciuti su chi ha diritto o meno di passare la frontiera e visto che dei 16 valichi ticinesi, 5 sono tutt’ora chiusi. «Il Ticino non ha nessun interesse nel favorire le code e ha prontamente segnalato la questione alle autorità competenti di Berna – ha fatto notare Francesco Quattrini, delegato per le relazioni esterne del Cantone –. Ora la situazione è abbastanza fluida e non si segnalano criticità». Intanto arrivano i primi risultati dei test sierologici cui, su base volontaria e a partire dal 16 aprile, è stato sottoposto il personale sanitario. Il progetto, coordinato dalla Clinical trial unit dell’Ente ospedaliero cantonale e svolto in collaborazione con ospedali, ‘Centri Covid-19’ in Ticino, l’Istituto di ricerca in biomedicina affiliato all’Università della Svizzera italiana e Humabs BioMed, ha visto la partecipazione di 4’728 persone. Nel 9,73 per cento dei casi, quindi 460, si legge nella nota diffusa ieri, si sono trovati anticorpi che indicano una probabile avvenuta esposizione al coronavirus.