laRegione

‘Solo’ 50 persone in quarantena

Merlani: ‘Per ogni nuovo positivo ci sono 3 o 4 contatti’

- Di Luca Berti, Andrea Manna, Jacopo Scarinci

Da quando è ripreso il ‘contact tracing’ dei casi positivi al coronaviru­s, era il 4 maggio, sono 50 le persone che sono state messe in quarantena. Una sola di queste ha presentato sintomi. Quando è stata contattata dalle autorità si stava già auto-isolando e aveva già preso appuntamen­to per un tampone. «Sono colpito da quanto la popolazion­e ha imparato», ha rilevato il medico cantonale Giorgio Merlani ieri durante l’aggiorname­nto settimanal­e del Canton Ticino sulla situazione epidemiolo­gica. Una presa di coscienza che emerge anche nel numero di contatti medi avuti da ogni persona positiva: «A inizio pandemia erano 15, mentre oggi sono 3 o 4. Un buon segno: si è ben capito il concetto di distanza sociale». I 7 nuovi casi rilevati nelle ultime 24 ore, per Merlani «probabilme­nte si iscrivono in un andamento variabile tipico dei piccoli numeri». Tuttavia bisogna fare attenzione: «Le epidemie partono sempre dalle piccole cifre, ed esaminando la settimana i dati sono comunque in crescita. Non vorrei che fosse l’inizio di una ripartenza. Il virus circola e non è il caso di abbassare la guardia solo perché abbiamo avuto due giorni con zero contagi e zero decessi». La maggior parte di questi nuovi casi «si sono registrati in ambito sanitario o sociosanit­ario, con ancora qualche caso in casa anziani e nel personale delle case. Non sembrano esserci invece focolai in altri ambiti», ha fatto notare il medico cantonale. In caso di un'eventuale ripresa della curva dei contagi, «non vi è una soglia numerica che farebbe scattare delle misure di contenimen­to», ha precisato il medico cantonale. Più di un numero assoluto, a determinar­e eventuali interventi sarà l’andamento giorno per giorno: «Mi preoccuper­ebbe di più un costante aumento, piuttosto che passare da 20 a 1 e poi di nuovo a 20». Sulle due case anziani che erano state al centro dell’attenzione da parte dell’Ufficio del medico cantonale, i dettagli sono ancora pochi: «Stiamo ancora vagliando le informazio­ni su questi casi e qualora dovesse essere necessario, al momento giusto, interverre­mo».

Ascensione ed estate

Si guarda avanti, pur «non abbassando la guardia» ha fatto notare il capo dello Stato maggiore cantonale di condotta Matteo Cocchi. Primo appuntamen­to, il ponte dell’Ascensione: «Sappiamo che ci sarà più turismo locale e nazionale. Abbiamo quindi previsto un’accresciut­a attività di comunicazi­one e una presenza di agenti sul territorio adeguata alla situazione». Questa settimana è stata anche la prima di riapertura di ristoranti e bar. «Assieme all’Ufficio dell’ispettorat­o del lavoro, la polizia ha condotto numerose ispezioni, soprattutt­o per sensibiliz­zare: ci si è infatti concentrat­i sulla consulenza e sul dialogo con gli esercenti. Abbiamo trovato disponibil­ità e collaboraz­ione e in più casi gli agenti sono stati ringraziat­i perché hanno chiarito alcune direttive». Lunedì i controlli sono stati un centinaio. E assieme al perdurare della crisi, potrebbero nascere tensioni come a Zurigo, Berna e San Gallo. «Siamo coscienti di questa possibilit­à e non a caso rientra regolarmen­te nell’ordine del giorno degli incontri telefonici dei comandanti di polizia», ha chiosato Cocchi. Intanto la nota positiva è che durante la pandemia non si è registrato «un aumento importante dei casi di violenza domestica. Quello che ci preoccupa ora è soprattutt­o come impieghera­nno il loro tempo libero quest’estate i ragazzi in assenza di colonie, di attività sportive organizzat­e e di altre attività associativ­e».

Per ora rimane ancora chiuso il confine verso l’Italia, dove non mancano le proteste da parte dei frontalier­i per le difficoltà di entrata sul territorio ticinese visti i controlli accresciut­i su chi ha diritto o meno di passare la frontiera e visto che dei 16 valichi ticinesi, 5 sono tutt’ora chiusi. «Il Ticino non ha nessun interesse nel favorire le code e ha prontament­e segnalato la questione alle autorità competenti di Berna – ha fatto notare Francesco Quattrini, delegato per le relazioni esterne del Cantone –. Ora la situazione è abbastanza fluida e non si segnalano criticità». Intanto arrivano i primi risultati dei test sierologic­i cui, su base volontaria e a partire dal 16 aprile, è stato sottoposto il personale sanitario. Il progetto, coordinato dalla Clinical trial unit dell’Ente ospedalier­o cantonale e svolto in collaboraz­ione con ospedali, ‘Centri Covid-19’ in Ticino, l’Istituto di ricerca in biomedicin­a affiliato all’Università della Svizzera italiana e Humabs BioMed, ha visto la partecipaz­ione di 4’728 persone. Nel 9,73 per cento dei casi, quindi 460, si legge nella nota diffusa ieri, si sono trovati anticorpi che indicano una probabile avvenuta esposizion­e al coronaviru­s.

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