Crediti ponte Covid, pochi i ‘potenziali abusi’
La Seco: ecco il piano. Tirocinio, situazione tesa.
Dal 26 marzo le imprese bisognose di liquidità possono chiedere crediti transitori Covid-19 garantiti dalla Confederazione. La procedura è snella e si basa in sostanza su una semplice auto-dichiarazione. Finora 123 istituti bancari hanno concesso in tempi brevissimi a oltre 122mila imprese crediti per un importo complessivo di 14,6 miliardi di franchi (sui 40 messi a disposizione). Il rischio di abusi, però, è sempre dietro l’angolo. La Segreteria di Stato dell’economia ne ha individuati 36 ‘potenziali’, su un totale di 23mila accordi di credito. La Seco ha adottato un piano per combatterli.
Si va dalle lacune nella compilazione del modulo alle cifre falsificate sul fatturato; dalla possibilità che, al momento della richiesta, un’impresa si trovi in una procedura di fallimento o concordataria o in liquidazione, alle domande multiple in banche diverse, passando dalla violazione del divieto di distribuire dividendi. I rischi potenziali con i quali la Confederazione è confrontata attualmente (il rimborso dei prestiti sarà poi un’altra storia) riguardano in massima parte i prestiti a tasso zero sotto i 500mila franchi (quelli più consistenti, fino a 20 milioni, sono soggetti a condizioni e controlli molto più stringenti). Ad ogni modo, il numero di casi effettivi di abuso è al momento limitato, ha detto ieri in una conferenza stampa a Berna Erik Jakob, responsabile presso la Seco della Direzione per la promozione della piazza economica.
Il piano anti-abusi varato dalla Segreteria si avvale tra l’altro del registro dei numeri di identificazione delle imprese (Idi) e vede coinvolte diverse entità: dalle stesse banche all’ufficio centrale istituito dalle organizzazioni che concedono fideiussioni, passando dal Controllo federale delle finanze. Se necessario, verrà aggiornato man mano. All’inizio della settimana la polizia e la procura del cantone di Zurigo avevano comunicato di aver avviato indagini per accertare diversi casi di richieste di sostegno finanziario sospette.
Altra novità emersa ieri: la Confederazione aumenterà il sostegno finanziario ai progetti lanciati da cantoni e organizzazioni del mondo del lavoro per mantenere e creare posti di apprendistato, minacciati dalla crisi.
Già si constata (soprattutto in Ticino e in Romandia) un calo dei contratti di tirocinio rispetto allo scorso anno, una diminuzione almeno in parte dovuta alla pandemia, ha spiegato Rémy Hübschi, vicedirettore del Segretariato di Stato per la formazione, la ricerca e l’innovazione. In quest’ambito la situazione è destinata a rimanere tesa per un paio d’anni o tre.
‘Candidati al tirocinio, attivatevi’
Di posti liberi ce n’è ancora. Hübschi ha invitato i ragazzi che terminano la scuola dell’obbligo ad attivarsi per trovare al più presto una soluzione. Temporeggiare o optare per un decimo anno di formazione non è consigliato. I giovani farebbero meglio piuttosto a indirizzarsi verso una seconda scelta. Tra un anno, infatti, la possibilità di trovare il posto prediletto sarà ridotta, visto che molti altri giovani si affacceranno sul mercato del lavoro. Nelle prossime settimane si vedrà se e fino a che punto ci sarà un ‘effetto-recupero’ in seguito alla riapertura di alcuni settori e delle scuole dell’obbligo. La task force istituita dal ministro dell’Economia Guy Parmelin sta affinando i propri strumenti di monitoraggio. Pubblicherà una prima stima a inizio giugno.
Il programma ‘Posti di tirocinio Covid-19’ lanciato ieri, permetterà alla Confederazione di sostenere progetti nei settori del coaching e mentoring per i giovani, per il mantenimento e la creazione di apprendistati, l’assegnazione dei posti, l’elaborazione di nuovi modelli formativi e la prevenzione dello scioglimento dei contratti di tirocinio. Nonni e nipotini, infine. Sempre ieri Daniel Koch, delegato per il coronavirus dell’Ufficio federale della sanità pubblica, ha ribadito la raccomandazione in vigore: sì a contatti fisici di breve durata, no alla custodia. Per tornare ad accudire i nipotini, la maggioranza dei nonni dovrà portare ancora un po’ di pazienza: forse un paio di settimane, se tutto va bene, ha precisato Mister coronavirus.