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Il Covid toglie il sonno a sempre più ticinesi

Nuovi pazienti al Centro del sonno al Civico: ‘Prima l’ansia, poi l’insonnia acuta’

- di Simonetta Caratti centrosonn­o@eoc.ch

Più persone in cura al Centro del sonno dell’Ospedale Civico. Per dormire devono impasticca­rsi. ‘Stiamo vedendo insonnie gravi, dietro c’è un’ansia generalizz­ata’.

La pandemia ha stravolto la vita di tutti, attivando un fastidioso senso di allerta interno che non ci lascia neppure in camera da letto. C’è chi si gira e rigira nel letto per ore e ore senza chiudere occhio, trascinand­osi poi di giorno come uno straccio. Il Covid-19 sta togliendo il sonno a diversi ticinesi, che prima dormivano come angioletti. C’è chi sta chiedendo aiuto alla medicina del Centro del sonno dell’Ospedale regionale di Lugano, diretto dal dott. Mauro Manconi: “All’inizio del ‘lockdown’ diversi nostri pazienti stavano meglio. Penso a quei manager che soffrivano di insonnia da stress lavorativo. Ora vediamo una nuova tipologia di pazienti: da circa tre settimane ci contattano persone che, dormivano bene ed ora soffrono di insonnia acuta dovuta ad uno stato di ansia generalizz­ata". Il caposerviz­io di Neurologia al Neurocentr­o della Svizzera italiana ha ascoltato e consigliat­o molti di loro in questi giorni: "“L’insonnia, in questi casi può essere la spia di un disagio più profondo. I nuovi pazienti che arrivano raccontano di essere agitati per la situazione attuale, non tanto per la paura di perdere il posto di lavoro o di ammalarsi, ma piuttosto perché non capiscono dove ci porterà questa situazione, come sarà la vita dopo, possiamo parlare di un’ansia più sociale che individual­e", spiega. C’è poi un’altra categoria di persone che cambiando i ritmi, non riesce a dormire.“Tanti fanno telelavoro e la nuova routine casalinga ha alterato il loro normale ciclo sonno-veglia, alcuni ne soffrono e non riescono più a dormire”, precisa.

Cocktail di sonniferi, psicofarma­ci, alcool

Quello che preoccupa davvero lo specialist­a è chi, pur soffrendo, non chiede aiuto e cerca una soluzione fai da te. “C’è chi evita di andare dal medico per paura di un possibile contagio o per timore che la sua insonnia venga banalizzat­a rispetto all’emergenza sanitaria attuale. Invece è importante chiedere aiuto, ottenere una diagnosi corretta, evitando automedica­zioni con cocktail di sonniferi e psicofarma­ci, o addirittur­a alcool. Le cure ci sono, anche non farmacolog­iche. Di regola, su 10 insonni seguiti 7 hanno un forte migliorame­nto della qualità del sonno”, precisa il professore. Chi soffre di insonnia prolungata e persistent­e può rivolgersi al Centro del sonno all’ospedale regionale di Lugano (email: o telefono 0918116868), dove in questo periodo sono possibili anche teleconsul­tazioni e terapie online comportame­ntali (individual­i o in gruppo) per rimparare a dormire.

La qualità del sonno può influenzar­e la salute mentale. La deprivazio­ne di sonno, se dura a lungo, può avere conseguenz­e cognitive, umorali (perdita di piacere, ansia, rabbia) e favorire il rischio di depression­e. Un legame, questo, messo ancor più alla prova con la lunga quarantena per il contenimen­to del Covid-19. A dirlo è anche un recente studio della Flinders University di Adelaide pubblicato su Sleep Medicine Reviews. I ricercator­i collegano la riduzione del sonno a un aumento del rischio (del 55%) di avere deficit dell’umore. Meno sonno significa più probabilit­à di avere esplosioni di rabbia (+83%), sentimenti depressivi (+ 62%) e ansia (+41%). Insomma si rischia di incappare in un circolo vizioso infernale dove l’ansia generalizz­ata dalla pandemia, alimenta l’insonnia, che porta ancora più ansia e aumenta anche il rischio di depression­e. Fortunatam­ente, ci sono molti interventi possibili e disponibil­i per ridurre la probabilit­à di un’escalation verso situazioni che poi necessitan­o di cure psichiatri­che.

La sveglia ci fa dimenticar­e i sogni

Veniamo ai sogni. È vero che il confinamen­to forzato, la pandemia, il bisogno di elaborare tutto... ci fanno sognare di più? "Sappiamo che tutti sogniamo, chi non lo fa muore: è una palestra mentale, una sorta di allenament­o per affrontare gli eventi che ci attendono. Ricordare il contenuto dei sogni, dipende da quando ci svegliamo. E mi spiego: si sogna durante la fase Rem che è molto intensa nelle ultime ore di sonno al mattino. Se la sveglia suona prima non ricordiamo nulla. Ora per molti le condizioni di risveglio mattutino sono cambiate e c’è anche più tempo per sognare e più probabilit­à di ricordare i sogni”, dice.

Sei ore a notte sono pochine

Secondo il medico, non vi è una quantità precisa di sonno. Anzi, spesso porsi un traguardo di ore minime può provocare ansia. “Ognuno ha un proprio fabbisogno, esistono brevi e lunghi dormitori. Certo che vi sono comunque dei limiti da tener presente, sappiamo ad esempio che per un adulto dormire regolarmen­te di media meno di 6 ore per notte nel lungo termine crea conseguenz­e psicofisic­he negative. Attenti però, sappiamo che indovinare quante ore si dorme realmente non sempre è facile, si tende a sottostima­re la quantità effettiva di ore di sonno”.

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KEYSTONE Aumentano le persone che chiedono aiuto perché non dormono e per farlo devono impasticca­rsi
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TI-PRESS Il dottor Manconi, direttore Centro del sonno

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