Il Covid toglie il sonno a sempre più ticinesi
Nuovi pazienti al Centro del sonno al Civico: ‘Prima l’ansia, poi l’insonnia acuta’
Più persone in cura al Centro del sonno dell’Ospedale Civico. Per dormire devono impasticcarsi. ‘Stiamo vedendo insonnie gravi, dietro c’è un’ansia generalizzata’.
La pandemia ha stravolto la vita di tutti, attivando un fastidioso senso di allerta interno che non ci lascia neppure in camera da letto. C’è chi si gira e rigira nel letto per ore e ore senza chiudere occhio, trascinandosi poi di giorno come uno straccio. Il Covid-19 sta togliendo il sonno a diversi ticinesi, che prima dormivano come angioletti. C’è chi sta chiedendo aiuto alla medicina del Centro del sonno dell’Ospedale regionale di Lugano, diretto dal dott. Mauro Manconi: “All’inizio del ‘lockdown’ diversi nostri pazienti stavano meglio. Penso a quei manager che soffrivano di insonnia da stress lavorativo. Ora vediamo una nuova tipologia di pazienti: da circa tre settimane ci contattano persone che, dormivano bene ed ora soffrono di insonnia acuta dovuta ad uno stato di ansia generalizzata". Il caposervizio di Neurologia al Neurocentro della Svizzera italiana ha ascoltato e consigliato molti di loro in questi giorni: "“L’insonnia, in questi casi può essere la spia di un disagio più profondo. I nuovi pazienti che arrivano raccontano di essere agitati per la situazione attuale, non tanto per la paura di perdere il posto di lavoro o di ammalarsi, ma piuttosto perché non capiscono dove ci porterà questa situazione, come sarà la vita dopo, possiamo parlare di un’ansia più sociale che individuale", spiega. C’è poi un’altra categoria di persone che cambiando i ritmi, non riesce a dormire.“Tanti fanno telelavoro e la nuova routine casalinga ha alterato il loro normale ciclo sonno-veglia, alcuni ne soffrono e non riescono più a dormire”, precisa.
Cocktail di sonniferi, psicofarmaci, alcool
Quello che preoccupa davvero lo specialista è chi, pur soffrendo, non chiede aiuto e cerca una soluzione fai da te. “C’è chi evita di andare dal medico per paura di un possibile contagio o per timore che la sua insonnia venga banalizzata rispetto all’emergenza sanitaria attuale. Invece è importante chiedere aiuto, ottenere una diagnosi corretta, evitando automedicazioni con cocktail di sonniferi e psicofarmaci, o addirittura alcool. Le cure ci sono, anche non farmacologiche. Di regola, su 10 insonni seguiti 7 hanno un forte miglioramento della qualità del sonno”, precisa il professore. Chi soffre di insonnia prolungata e persistente può rivolgersi al Centro del sonno all’ospedale regionale di Lugano (email: o telefono 0918116868), dove in questo periodo sono possibili anche teleconsultazioni e terapie online comportamentali (individuali o in gruppo) per rimparare a dormire.
La qualità del sonno può influenzare la salute mentale. La deprivazione di sonno, se dura a lungo, può avere conseguenze cognitive, umorali (perdita di piacere, ansia, rabbia) e favorire il rischio di depressione. Un legame, questo, messo ancor più alla prova con la lunga quarantena per il contenimento del Covid-19. A dirlo è anche un recente studio della Flinders University di Adelaide pubblicato su Sleep Medicine Reviews. I ricercatori collegano la riduzione del sonno a un aumento del rischio (del 55%) di avere deficit dell’umore. Meno sonno significa più probabilità di avere esplosioni di rabbia (+83%), sentimenti depressivi (+ 62%) e ansia (+41%). Insomma si rischia di incappare in un circolo vizioso infernale dove l’ansia generalizzata dalla pandemia, alimenta l’insonnia, che porta ancora più ansia e aumenta anche il rischio di depressione. Fortunatamente, ci sono molti interventi possibili e disponibili per ridurre la probabilità di un’escalation verso situazioni che poi necessitano di cure psichiatriche.
La sveglia ci fa dimenticare i sogni
Veniamo ai sogni. È vero che il confinamento forzato, la pandemia, il bisogno di elaborare tutto... ci fanno sognare di più? "Sappiamo che tutti sogniamo, chi non lo fa muore: è una palestra mentale, una sorta di allenamento per affrontare gli eventi che ci attendono. Ricordare il contenuto dei sogni, dipende da quando ci svegliamo. E mi spiego: si sogna durante la fase Rem che è molto intensa nelle ultime ore di sonno al mattino. Se la sveglia suona prima non ricordiamo nulla. Ora per molti le condizioni di risveglio mattutino sono cambiate e c’è anche più tempo per sognare e più probabilità di ricordare i sogni”, dice.
Sei ore a notte sono pochine
Secondo il medico, non vi è una quantità precisa di sonno. Anzi, spesso porsi un traguardo di ore minime può provocare ansia. “Ognuno ha un proprio fabbisogno, esistono brevi e lunghi dormitori. Certo che vi sono comunque dei limiti da tener presente, sappiamo ad esempio che per un adulto dormire regolarmente di media meno di 6 ore per notte nel lungo termine crea conseguenze psicofisiche negative. Attenti però, sappiamo che indovinare quante ore si dorme realmente non sempre è facile, si tende a sottostimare la quantità effettiva di ore di sonno”.