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L’Italia riapre, ma non tutti insieme

Limitazion­i in Sardegna e Piemonte. Il ritorno di parrucchie­ri, ristoranti, bar e spiagge.

- Ansa/Red

In Italia si torna a una vita ‘quasi normale’ anche se per proteggers­i dal coronaviru­s bisognerà indossare le mascherine in moltissime occasioni ed essere pronti a farsi misurare la febbre. Ma, oltre ai parenti, si tornerà a poter vedere gli amici e invitarli a casa. Addio all’autocertif­icazione. Il numero più basso di vittime dall’inizio del lockdown (ieri erano 145) è il miglior auspicio per l’Italia che riapre negozi, bar e ristoranti, che potranno rialzare le saracinesc­he dopo oltre due mesi. Ma è ancora scontro tra il governo e le Regioni sulle modalità, nonostante l’accordo raggiunto e confluito negli allegati al Dpcm firmato dal premier Giuseppe Conte sabato sera: “I dati sono incoraggia­nti, dobbiamo correre un rischio calcolato, non possiamo più aspettare”.

Oggi riaprono ristoranti, bar, parrucchie­ri, estetisti, negozi, musei, spiagge e chiese. Il nuovo decreto ministeria­le prevede l’apertura delle frontiere con l’Ue e con l’area Schengen dal 3 giugno. Dal 15 giugno si potrà tornare a teatro, nelle sale da concerto e al cinema, dove i posti a sedere “saranno preassegna­ti e distanziat­i”, con almeno un metro fra uno spettatore e l’altro. Resta il divieto di assembrame­nto di persone, niente sale da ballo e discoteche.

Si riparte, ma non tutti insieme. La Campania ha rinviato di tre giorni l’apertura dei ristoranti. E sull’apertura dei ‘confini’ regionali il 3 giugno ha già detto che la valuterà solo il 2. La Sardegna ha invece deciso di rinviare ancora di qualche giorno l’apertura di siti archeologi­ci e musei e il Piemonte ha posticipat­o quella di bar e ristoranti al 23.

Al ristorante, camerieri con la mascherina Ma come sarà al ristorante e al bar? Chi riapre dovrà osservare una serie di regole, tra le quali un’adeguata informazio­ne; i clienti non devono avere la temperatur­a sopra 37,5; va privilegia­to l’accesso tramite prenotazio­ne per chi ha i tavoli, mentre per gli altri locali consentito l’ingresso a un numero limitato di clienti per volta. Tutti i tavoli devono essere disposti in modo che le sedute garantisca­no il distanziam­ento interperso­nale di almeno 1 metro di separazion­e tra i clienti. La distanza può essere ridotta solo ricorrendo a barriere fisiche (vedi foto) tra i diversi tavoli adeguate a prevenire il contagio tramite droplet. Il personale di servizio a contatto con i clienti deve utilizzare la mascherina.

In Francia, primo weekend in spiaggia Dopo 55 giorni di lockdown, i francesi hanno vissuto il primo weekend di libertà, anche se condiziona­ta alle regole della fase 2, raggiungen­do spiagge, boschi, agriturism­o e le seconde case, o visitando i siti turistici che hanno riaperto, come il Mont Saint-Michel o la cattedrale di Chartres. La situazione sembra sotto controllo con 25 nuovi focolai già individuat­i e testati e una velocità di crociera di 50’000 tamponi al giorno.

Ma lo spettro di una seconda ondata del virus è sempre presente, anche se lo stato d'animo generale è decisament­e orientato all’ottimismo. Si parla di vacanze sicure, almeno in Francia, e di frontiere di Schengen riaperte e quasi ovunque senza più bisogno di quarantena.

Svezia, immunità di gregge, ma tanti morti Bar e ristoranti aperti, shopping, passeggiat­e per le vie del centro, persino gite in barca: quasi nessuna limitazion­e imposta dall’alto, solo raccomanda­zioni alla prudenza. Stoccolma è un’eccezione stridente sin dal principio dell’emergenza Covid alla ridda di restrizion­i suggerite dalla comunità scientific­a internazio­nale. La Svezia ha rifiutato un’altra quarantena, preferendo convivere con il coronaviru­s, in un clima di consenso sociale largamente maggiorita­rio, che non cancella tuttavia gli allarmi di alcuni scienziati dissidenti, né i numeri sempre più pesanti degli indici di mortalità. “La strategia svedese vuole scongiurar­e il picco di ritorno che si può registrare dopo il lockdown, una volta riaperta la società”, spiega Patrick Bryant, esperto di modelli statistici applicati alla biologia alla Stockholm University. La linea della “mitigazion­e” – afferma – mira ad abbassare la curva dei contagi attraverso una circolazio­ne controllat­a del virus, senza blindare la società. L’immunità di gregge non è ufficialme­nte menzionata, ma l’obiettivo appare quello: erigere uno scudo immunitari­o di massa. Una strategia pericolosa, eccepisce d’altro canto il matematico Wounter van der Wijngaart: “Stiamo lasciando che i contagi proseguano, con minimi accorgimen­ti. E questo costerà moltissime morti in più”. Il totale dei decessi resta in effetti sconcertan­te: con più di 3’700 morti in una popolazion­e attorno ai 10 milioni, la Svezia è all’ottavo posto mondiale per mortalità da Covid-19; sei volte la Norvegia o la Finlandia, in proporzion­e.

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KEYSTONE/INFOGRAFIC­A LAREGIONE

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